Convertirsi a un mindset improntato alla sostenibilità, trasferendo al centro del business i criteri ESG (Environment, Social e Governance): per molte imprese il traguardo è ancora lontano, ma il passaggio è ormai considerato un obbligo. Morale e strategico. In un mondo nel quale la sensibilità globale si orienta sempre più verso i temi del rispetto ambientale, dell’inclusione e della responsabilità sociale, sarà infatti proprio questo asset a pesare in modo sempre più consistente sui risultati di business dell’azienda e a determinarne il valore.
Ma come pianificare un avvicinamento coordinato alle più avanzate policy Environment, Social e Governance? Quale impulso dare alla propria azienda? La risposta, in un contesto composto perlopiù da imprese ancora poco attive su questi fronti, è innanzitutto culturale: al business oggi il mondo chiede in primis un cambio di marcia, un salto di mentalità in direzione di un approccio strutturato alla Sustainability. Al centro, dunque, deve esserci un modello di business che insegua la rotta dei target mondiali, partendo dal “piccolo” del proprio interno per arrivare al “big” dell’intera catena di valore.
Parole troppo teoriche, difficili da mettere in pratica? L’esperienza di Impresoft Group, polo tecnologico nato a novembre 2019 dall’unione di 4Ward, Brainware, Gruppo Formula, Impresoft, Qualitas Informatica, e che ha visto poi l’ingresso di Progel, NextTech, OpenSymbol, NextCRM e GN Techonomy, dimostra che la trasformazione non solo è concretamente possibile. Ma è anche a portata di mano. Il Gruppo, specializzato nel supporto e consulenza nella scelta delle migliori business application (dai MES ai CRM, dagli ERP ai data center) e nell’offerta di servizi e prodotti legati alla digital transformation, ha intrapreso un percorso ESG sulla base di un approccio cosiddetto “olistico”, che considera necessario gestire in modo unitario l’impegno etico e morale dell’azienda verso l’ambiente, la società e la governance. «Tale impegno – evidenzia il board member Christian Parmigiani – non rappresenta solo una scelta per il Gruppo, ma si traduce anche nella volontà di accompagnare le aziende verso valutazioni corrette in termini di sostenibilità. Il nostro impegno si declina quindi su due versanti: verso l’interno, promuovendo comportamenti corretti nei nostri uffici e scegliendo sedi che siano dotate di sistemi di efficientamento energetico, e verso l’esterno, a partire dall’adozione di una politica carbon neutral con i nostri partner e guidando i clienti verso scelte corrette e consapevoli, non solo dal punto di vista tecnologico, ma anche ecologico».
Who's Who
Christian Parmigiani
CEO di 4wardPRO
«Già nel 2008 – spiega Parmigiani – le tecnologie digitali utilizzate nella trasmissione, ricezione ed elaborazione di dati e informazioni (Ict) hanno contribuito per il 2% alle emissioni globali di CO2. Un dato che nel 2020 è arrivato al 3,7% con la previsione di raggiungere l’8,5% nel 2025, l’equivalente delle emissioni di tutti i veicoli leggeri in circolazione. Se guardiamo in particolare alla dematerializzazione – aggiunge il manager – tutti noi possiamo concordare che non sprecare la carta è immediatamente percepito come comportamento corretto verso l’ambiente, ma molti non pensano che anche una singola mail da un megabyte ha un impatto ambientale consistente e, durante il suo ciclo di vita, emette circa 20 grammi di CO2. Se facciamo un calcolo conservativo, ipotizzando un flusso di 20 mail al giorno, questo ci porta nell’arco di un anno a produrre le stesse emissioni di un’auto che si sposta da Bolzano a Bari».
E le cose non vanno meglio se pensiamo alle nuove tecnologie: lo conferma uno studio dell’Mit del 2019, secondo cui «addestrare un modello di intelligenza artificiale di grandi dimensioni – come ricorda Parmigiani – produce tanta anidride carbonica quanto cinque automobili in tutto il loro ciclo di vita, dalla produzione in fabbrica allo smaltimento, incluso il consumo di carburante». Senza parlare poi di scenari emergenti, se pensiamo che, secondo le stime dell’Università di Cambridge, nel 2019 il consumo di elettricità dei bitcoin è stato di poco superiore a quello dell’intero Egitto e di poco inferiore a quello della Polonia.
Un impegno unitario e coordinato
Come affrontare dunque queste sfide? Impresoft Group ha scelto la strada di un approccio ESG a 360 gradi, che spazia dalla scelta di partner che adottano data center green all’attuazione di modelli di energia alternativa, fino al rispetto della diversità e delle pari opportunità, nonché alla promozione di uno stile di lavoro incentrato sul benessere del singolo. Ma al centro dell’attenzione c’è anche la comunità nella quale l’azienda opera, «pensando alle esigenze delle persone anche in termini di sostenibilità sociale con la formazione sulla tecnologia per vincere lo skill shortage, la collaborazione con le università in ambito Stem e alla sostenibilità economica e di governance – aggiunge Parmigiani – promuovendo le politiche di diversità che caratterizzano il Gruppo e sostenendo il suo piano di crescita e di investimento».
Secondo Impresoft Group, il giusto approccio davanti a queste sfide ha il senso di un’azione unitaria e coordinata. Da perseguire in prima fila e con impegni precisi.
Non a caso, il Gruppo ha aderito alla Green Software Foundation, organizzazione non-profit che ha l’obiettivo di mettere la sostenibilità al centro dell’ingegneria del software, e al programma Partner Pledge di Microsoft, «con la volontà di farci ambasciatori nel promuovere la crescita e la diffusione delle competenze digitali, la diversità e l’inclusività – conclude Parmigiani – e per collaborare nella creazione e lo sviluppo di una Intelligenza Artificiale responsabile ed etica, oltre che a un futuro sostenibile dal punto di vista ambientale».
Una sfida da cogliere
«Mai come in questi ultimi mesi la sostenibilità ambientale è al centro dell’agenda politica del nostro Paese. Un tema che per un terzo degli italiani è già una priorità, con una visione orientata sempre più verso il pragmatismo – afferma Parmigiani – soprattutto nelle generazioni più giovani». E in tutto questo non mancano le risorse: «Basti pensare – conclude Parmigiani – che dei circa 190 miliardi del Pnrr, 85 miliardi sono stati destinati proprio al tema ambientale nelle missioni legate all’impatto climatico e ai trasporti sostenibili, 20 sono destinati all’impatto sociale (ad esempio, investimenti per una maggiore inclusione e protezione del lavoro) e altri miliardi vengono distribuiti su vari progetti rivolgendosi ad aziende di molti settori high tech. In sintesi, alla sostenibilità vengono riservati più fondi che al digitale (40 miliardi di euro)».
Alle aziende, davanti al piatto delle opportunità, non resta che cogliere la sfida.