Innovazione

Il Gruppo Filippetti cavalca l’onda dell’IoT con una tecnologia proprietaria

Il System integrator marchigiano sta affrontando il mercato dell’Internet of Things con la sua società Evolvea. E dopo i successi ottenuti in Italia guarda già all’estero

Pubblicato il 16 Ott 2015

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Micol Filippetti, Ceo del Gruppo Filippetti

L’Internet of things è senza dubbio uno dei temi più discussi e affrontati nel mondo tecnologico. Tutte le ricerche in materia danno infatti per certo che il numero di oggetti (di uso privato ma anche industriale) connessi alla rete sia destinato a crescere rapidamente, interessando miliardi di dispositivi nei prossimi anni e generando un business a svariati zero. Ovviamente, anche in Italia alcune imprese stanno cercando di approfittare di questa crescente opportunità. E non poche di queste provengono anche dal mondo dell’IT, che presenta molti punti di contatto con l’IoT. Questo percorso è stato seguito anche dal Gruppo Filippetti, nato ad Ancona nel 1974 e che ha gradualmente espanso la propria attività nei primi anni 2000 con le sedi di Milano e Roma fino a coprire il territorio italiano con le sedi di Bologna, Padova, Palermo, Salerno e Torino. Come ha raccontato il ceo dell’azienda, Micol Filippetti, nel corso di un recente evento in Expo, l’azienda è stata nella sua storia soprattutto un system integrator, con interessi principalmente legati all’informatica tradizionale e allo sviluppo software. Alcuni anni fa, di fronte ai grandi segnali di cambiamento che iniziavano a interessare il mondo della tecnologia, primo tra tutti l’IoT, il gruppo Filippetti ha deciso di mettere a punto una nuova strategia.

Sostanzialmente è stato approntato un piano di azione per l’Internet delle cose, istituendo una società controllata, Evolvea. Ma, soprattutto, è stata messa a punto una tecnologia proprietaria, ossia degli speciali sensori – capaci di comunicare via protocollo Ip – applicabili a oggetti di tutti i settori, sia pubblici che privati, dell’industria ai servizi, ma anche a realtà più vaste come le smart city. E da li trasmettere dati utili. d esempio, in una città i sensori di Evolvea possono essere implementati per monitorare l’inquinamento acustico, la quantità di polveri nell’aria, lo stato di salute strutturale degli edifici, il livello dei rifiuti, la presenza di gas o radiazioni e la disponibilità di parcheggi. Oppure, ci sono le soluzioni dedicate all’energy management che permettono di gestire in maniera integrata il monitoraggio di impianti interni ed esterni all’edificio (impianto elettrico, termico, idrico, monitoraggio della qualità ambientale), nonché di realizzare il telecontrollo degli stessi. Tutto il processo di filiera viene prodotto interamente dal Gruppo: l’ingegneria, la produzione dei software, la realizzazione dei prodotti tecnologici, nonchè il cloud necessario alla gestione. Un altro punto di forza è che i router Evolvea sono assolutamente stagni, autoalimentati e non necessitano di manutenzione o gestione, consentendo quindi di coprire in maniera agevole il cosiddetto “ultimo miglio”. La scommessa sull’Iot sembra per ora aver pagato, con importanti commesse ottenute in svariati settori. Tanto che Evolvea e il gruppo Filippetti sono ora già proiettati sulla prossima sfida, quella dell’internazionalizzazione.

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