Nessun editore potrà fare a meno del cloud. In un settore che deve “fare i conti” con un pubblico sempre più esigente, più connesso, più mobile, con il web al centro dei propri processi di informazione e fruizione dei contenuti, il cloud è la base infrastrutturale imprescindibile per ospitare, a costi sostenibili, testate che non possono avere momenti di down, che hanno fluttuazioni di traffico e devono essere lette agevolmente da ogni dispositivo. Ma è anche presupposto fondamentale per lo sviluppo di servizi e piattaforme di digital publishing sempre più “as a Service”.
Sono queste le conclusioni emerse il 19 febbraio 2015 all’evento Editoria in the Cloud, un dibattito all’insegna del cloud computing e dell’innovazione del settore editoria, a cui hanno preso parte sia esponenti di aziende storiche come Condé Nast e Hoepli che realtà nate sul web come Simplicissimus, Quitadicopertina, Click&Tap e Collins Editore.
Un pomeriggio in cui sono stati anche mostrati casi d’uso concreti del cloud applicato all’editoria, come Ilfattoquotidiano.it, Focus.it e Rosariofiorello.it, testate che “risiedono” nell’infrastruttura cloud di Enter Cloud Suite, ed esempi di successo nell’utilizzo di innovative piattaforme di publishing, come il già citato Focus.it, basato sui servizi offerti da Gruppo 36.
Dunque, si è parlato di cloud come supporto imprescindibile all’innovazione
Condé Nast, ad esempio, ha migrato sulla nuvola in poco tempo tutti gli asset digitali dell’azienda.
I motivi per cui scegliere il cloud, come ha sostenuto Fabrizio Venerandi di Quintadicopertina, sono semplici da capire e fanno fronte alle attuali esigenze degli editori: elasticità dell’infrastruttura, per gestire picchi di traffico senza rischiare down del servizio, affidabilità, perché i sistemi cloud sono ridondati, risparmio, perché dimensionare l’infrastruttura puntualmente in base alle reali esigenze è fondamentale per non pagare risorse di calcolo sovradimensionate e non utilizzate.
Sulle piattaforme di publishing, invece…
Si tenderà sempre più a semplificare e a spostare sul web la filiera di produzione di articoli, testi tecnici e romanzi, ad abbandonare “vecchie” e macchinose abitudini tipo “scrivo con un software, impagino con un altro per la stampa, con un altro software ancora converto in formati ebook (mobi, epub, …), ecc”.
C’è molto fermento per quanto riguarda le piattaforme di publishing: ne stanno nascendo moltissime, per la maggior parte web e cloud based. Un esempio è la piattaforma sviluppata da Gruppo 36 per Focus.it: un sistema che semplifica e velocizza il lavoro dei redattori della rivista, consentendo di produrre molti più contenuti con poche operazioni semplici e intuitive.
L’evoluzione del settore eBook ha tenuto molto alta l’attenzione
Si è partiti dal presupposto che in Italia il mercato dell’editoria digitale vive ancora una fase di avvio lunga e progressiva: la maggior parte degli eBook in vendita sono, di fatto, libri di carta trasformati in digitale. Si è arrivati quindi alla conclusione che servono stimoli nuovi per i lettori “digitali”.
Ad esempio il Social Reading: eBook “aperti”, commentabili, in cui il lettore esprime direttamente il proprio parere, condivide impressioni con altri lettori o entra addirittura in contatto diretto con l’autore. Sicuramente interessante per i romanzi, ma un’autentica rivoluzione per i testi scientifici o scolastici: questo approccio consentirebbe a studenti di diverse regioni o nazioni di condividere appunti, esperienze e conoscenze.