Se gli ambienti di lavoro stanno affrontando numerosi cambiamenti, il settore della stampa non è da meno. Sfatato il mito della società senza carta, infatti, significativi miglioramenti vengono continuamente apportati a velocità, qualità, affidabilità ed efficienza delle macchine. E’ proprio in quest’ottica che si sta diffondendo la tecnologia inkjet che, grazie alle sue caratteristiche permette significativi risparmi energetici e sui costi di gestione. I leader di mercato si stanno attrezzando: Epson, che è stata la prima società a puntare su questa tecnologia, propone modelli molto evoluti che meglio rispondono alle esigenze degli uffici di oggi, come ad esempio i nuovi multifunzione Workforce Pro RIPS che utilizzano sacche di inchiostro ad alta capacità, consentendo di stampare fino a 75.000 pagine senza sostituire i consumabili.
Ma quale sarà il futuro della stampa? Ne parliamo con Jack Uldrich, famoso futurologo di fama internazionale.
Secondo Lei, perché non è possibile un ambiente di lavoro “paperless”?
Per la stessa ragione per la quale il microonde non ha rimpiazzato il forno tradizionale e la lampadina non ha eliminato l’industria delle candele. Ogni tecnologia è unica e porta benefici tangibili, la carta non è da meno. Probabilmente è il più importante strumento mai inventato per comunicare, condividere e diffondere informazioni. Infatti, recenti studi scientifici hanno dimostrato che le persone capiscono e memorizzano meglio le informazioni presentate sulla carta rispetto a quelle su dispositivi elettronici. Solo per questo motivo credo che la carta manterrà un posto importante anche nella società del futuro.
Nei luoghi di lavoro stiamo assistendo ad una progressiva migrazione dalla tecnologia laser a quella inkjet, secondo Lei perché?
Prezzo, versatilità, funzionalità, manutenzione e fattori di forma più ridotti favoriscono la stampa a getto d’inchiostro, e ne hanno facilitato la diffusione negli ambienti di lavoro. Inoltre, il fatto che la qualità e la velocità della stampa inkjet migliorino costantemente suggerisce che questo trend continuerà a crescere nel futuro.
Concludiamo con una domanda più generale, secondo lei che cosa vuol dire “futuro” per la tecnologia? Quali consigli vuole dare alle aziende?
Lo scrittore William Gibson ha scritto: “Il futuro è qui, deve solo distribuirsi in modo omogeneo” e sono d’accordo. Il futuro è qui. Per trovarlo, incoraggio aziende – e individui – a guardare i vari livelli della società e ascoltare le diverse voci. Credo che le persone abbiano bisogno di più tempo per pensare. Per questo, consiglio sempre agli imprenditori di prendersi una “Think Week” ogni anno e di usarla per focalizzarsi sulle cose che non conoscono.
Incoraggio le aziende anche ad essere curiose, adottando il metodo delle “domande continue”, cioè fare domande ai dipendenti sul lavoro svolto, sui competitor, sui clienti e sui modelli di business. Ci troviamo in un periodo di continua transizione e la chiave per innovare il futuro è fare meglio le domande: migliori domande conducono a migliori risposte.
In ultima analisi, comunque, ricordo a tutti i miei clienti che l’unico modo sicuro per predire il futuro è crearlo. Per farlo, aziende e organizzazioni devono sentirsi a proprio agio con l’idea di “sperimentazione strategica”. Nessuno sa completamente cosa funzionerà nel futuro, quindi dobbiamo sempre superare le nostre paure e provare le novità. Sperimentare è rischioso, ma il vantaggio sta nel fatto che gli esperimenti aiutano a ridurre l’incertezza sul futuro, aiutando a crearlo.
* Jack Uldrich è un futurologo di fama mondiale e autore di 11 libri, il più recente si intitola Foresight 20/20: A Futurist Explores the Trends Transforming Tomorrow, nel quale esplora come “l’Internet of Things”, i “Big Data”, i social media, la robotica, l’intelligenza artificiale, il consumo collaborativo e l’energia rinnovabile possono cambiare la nostra vita quotidiana.
Uldrich è fondatore e “chief unlearning officer” di “School of Unlearning”, una società internazionale di consulenza che aiuta aziende, governi e organizzazioni non-profit preparandole ad affrontare con profitto i periodi di trasformazione, sia dal punto di vista tecnologico, ma anche organizzativo e della leadership. Ha lavorato con aziende Fortune 100, società a capitale di rischio e enti governativi, ma anche con centinaia di altre aziende e organizzazioni provenienti dai cinque continenti.
Scrive per The Wall Street Journal, Businessweek, the Scientist and The Futures Research Quarterly e partecipa frequentemente ad eventi e trasmissioni televisive (inclusi CNBC, MSNBC and CNN) come esperto di tecnologia, gestione dei cambiamenti e leadership.