Oltre 500 mila occupati tra Professionisti e dipendenti, pari a più di 150 mila Studi presenti in tutta Italia. Ma non è tutto. Il portafoglio delle aziende seguite è di circa 3,5 milioni. Numeri impressionanti per il sistema delle professioni giuridiche d’impresa, che comprende Avvocati, Commercialisti e Consulenti del Lavoro.
E l’impressione aumenta se pensiamo che a queste Professioni i nostri micro e piccoli imprenditori – ben oltre il 90% dell’ossatura produttiva nazionale – affidano la gestione di importanti e delicati processi lavorativi: fiscali, contrattuali, contabili, giuslavoristici, per citare i principali.
Con queste premesse, vale la pena trascurare il mondo delle Professioni e considerarlo un mercato marginale? La risposta, scontata, non sta solamente nei numeri ma nel ruolo di sostegno all’imprenditoria che le Professioni esercitano. I nostri Imprenditori, bravi tecnici di prodotto, hanno carenze di carattere gestionale. I Professionisti supportano le aziende clienti – e potrebbero anche farlo di più, spingendo maggiormente sulla consulenza – proprio sui loro punti deboli.
Il Professionista diventa, quindi, volano per lo sviluppo di una cultura gestionale nelle aziende ma, soprattutto, si inserisce in un sistema più ampio, che comprende la PA, le istituzioni finanziarie, quelle giuridiche, i produttori di soluzioni tecnologiche e il Canale distributivo. E proprio il Canale merita altrettanta attenzione, perché cerniera tra l’offerta (i produttori di soluzioni IT) e la domanda (i Professionisti).
La digital transformation – la fatturazione elettronica verso la PA, il Processo Civile Telematico, il documento digitale, la firma grafometrica, per citare solamente alcune delle tecnologie di elevato impatto sui modelli organizzativi e di business – produce e produrrà importanti cambiamenti, a cui non potranno sottrarsi né le aziende, né i Professionisti, né il Canale.
La “cassetta degli attrezzi” tradizionale non basta più, anche perché la marginalità delle attività “storiche” si sta contraendo. Le tecnologie non servono solo per fare efficienze e aumentare la produttività, ma anche per impostare nuovi modi di relazionarsi con la clientela e con altri soggetti, per erogare nuovi servizi e fidelizzare la clientela.
Le avanguardie, cioè i Professionisti più evoluti, sono circa il 15% dell’intero mercato: come intercettare i loro bisogni? Come indirizzare, invece, la domanda di quel 30% circa di “follower” che percepiscono la necessità di cambiare qualcosa nella loro organizzazione? Non basta più inserire un prodotto, bisogna comprendere un processo, valutarne gli impatti in termini di benefici economico-finanziari, fornire dati e informazioni in grado di convincere a effettuare una spesa che, in realtà, è un investimento. Senza dimenticare l’evoluzione del ruolo del Professionista: non più specialista di soluzioni tecnico-giuridiche, ma esperto solutore di tematiche gestionali utili alla generazione di valore in azienda e per l’azienda.
La padronanza funzionale delle tecnologie diventerà sempre più una skill richiesta ai Professionisti, come pure la conoscenza sui principali processi gestionali dei clienti e sulle modalità di renderli più efficienti e funzionali al business aziendale. Tra gli obiettivi della terza edizione dell’Osservatorio Professionisti e Innovazione Digitale del Politecnico di Milano c’è proprio quello di riuscire a intercettare le linee guida del futuro, prossimo e remoto, stimolando il confronto tra Professionisti, operatori tecnologici e istituzioni. Si cercherà, pertanto, di rispondere ad alcune domande impegnative: “Come cambieranno le Professioni? Quali competenze dovranno aggiungere al loro bagaglio tecnico-giuridico? Quali strumenti aiuteranno i Professionisti nel processo di cambiamento? Vendor e Canale distributivo come possono stimolare la domanda di tecnologie negli Studi professionali?”.