La natura dell’innovazione è cambiata ed è caratterizzata da maggior velocità, apertura e imprevedibilità rispetto al passato. Per prosperare, le imprese devono reinventarsi e diventare innovatrici indipendentemente dalla fase economica (crescita, maturità o declino) attraversata dal settore in cui operano.
Le fonti che possono ispirare l’innovazione sono molte. Manager e imprese sono quotidianamente esposti a convegni, eventi e informazioni che forniscono spunti interessanti per innovare l’organizzazione a tutti i livelli con possibili impatti sul modello di business, sull’efficacia e sull’efficienza dei processi aziendali.
Recatevi a un qualsiasi evento sull’innovazione digitale o parlate con i vostri fornitori di servizi tecnologici e ci sarà sempre almeno un esperto o un technogeek disposto a convincervi che le imprese si trovano nella condizione di “innovare o morire”, corredando il suo punto di vista con casi di studio e tantissimi dati di mercato. Di norma questo tipo di discussioni suscitano una prima sensazione di ispirazione creativa, cui segue un senso di disorientamento che spinge le persone a tornare a occuparsi del “business as usual” e dell’operatività quotidiana.
Tradurre le idee di innovazione in piani progettuali
Quello che manca per tradurre le idee in piani progettuali per l’azienda è un chiaro framework per gestire l’innovazione come un processo disciplinato, sistematico e controllabile, finalizzato a generare un portafoglio di nuove iniziative sviluppabili con le risorse di cui l’azienda dispone.
Sebbene sembrino concetti distanti tra loro, l’innovazione è strettamente correlata con la strategia aziendale. Quando si sviluppano nuove idee, è necessario che siano coerenti con il piano strategico dell’azienda che definisce obiettivi di lungo termine secondo i principi del pensiero logico. L’innovazione invece ha a che fare con la scoperta e non è semplice stabilirne il punto di arrivo a priori e in modo logico. Proprio per questo è indispensabile disporre di sistemi e modelli per gestire l’innovazione compatibili con la strategia d’impresa.
Who's Who
Marco Planzi
Associate Partner, P4I-Partners4Innovation
I tre pilastri dell’innovazione (digitale e “analogica”)
Qualsiasi sistema di gestione dell’innovazione (incrementale o radicale, digitale o “analogica”) si basa su tre pilastri:
- le competenze: ogni imprese possiede competenze distintive, qualità “speciali” che permettono alla stessa di essere più competitiva in un aspetto tecnico o organizzativo, e che non sono facilmente imitabili. Le competenze distintive sono il punto di partenza sul quale costruire la capacità di innovare di un’impresa in modo diverso e più efficace rispetto ai concorrenti;
- la strategia: identificare la direzione e l’ambito d’azione dell’impresa permette di allocare correttamente le risorse ai diversi fronti di innovazione aperti;
- l’execution: far funzionare un piano strategico è spesso una sfida più grande della stessa formulazione della strategia. Coinvolgere i colleghi, definire correttamente i KPI per misurare le performance dei progetti in corso e incentivare l’innovazione è la chiave per mettere in pratica le idee di innovazione.
Gestire l’innovazione digitale con un processo lean
Nel lanciare un progetto innovativo (una start-up o un’iniziativa di una grande azienda) per decenni si è proceduto con uno schema collaudato che prevedeva: la stesura di un business plan, la ricerca dei finanziamenti, la costituzione di un team, lo sviluppo del prodotto o servizio e la vendita al pubblico, con il rischio di subire un intoppo in ciascuna di queste fasi. Negli ultimi anni, è emerso nell’ambito delle startup digitali americane una nuova metodologia, chiamata “lean startup” che punta a rendere meno rischioso l’intero processo di lancio di un’iniziativa innovativa. L’approccio predilige i feedback dei clienti rispetto all’intuizione dei creatori del prodotto o servizio, la prototipazione rispetto alla progettazione anticipata “monolitica” e completa, la sperimentazione rispetto alla rigida pianificazione di tempi e metodi di progetto. La metodologia si basa su tre principi:
- Anziché scrivere da subito un intricato business plan, riassumi le tue idee in uno schema chiamato Business Model Canvas. Un Business Plan è essenzialmente un esercizio di pianificazione su un orizzonte temporale di tre o cinque anni che rende molto difficile costruire scenari credibili prima ancora di aver sviluppato il nuovo prodotto o servizio. Il Business Model Canvas, che schematizza i modelli di business, è più adatto per comprendere una iniziativa innovativa nei suoi elementi essenziali.
- Esci dal tuo ufficio e ascolta i consumatori. I consumatori, con i loro bisogni espressi o latenti devono essere il punto di partenza di qualsiasi processo di gestione dell’innovazione.
- L’obiettivo è la piena soddisfazione del cliente e non solo l’adempimento di un contratto.
A sua volta, il processo “lean” di gestione dell’innovazione prevede tre fasi iterative:
- Build: costruisci un prodotto o servizio focalizzato sulle funzionalità che desideri testare.
- Measure: sviluppa un sistema di metriche che ti permetta di valutare il funzionamento del nuovo prodotto o servizio.
- Learn: osserva i KPI per trarre indicazioni che ti permettano di migliorare il prodotto o servizio e ricomincia il processo dalla fase 1.
A ben vedere, la “lean startup” può vantare antenati illustri e i suoi principi non sono dissimili dalle fondamenta del metodo scientifico, cui Galileo Galilei nel 1600 ha dato un contributo fondamentale. L’osservazione di un fenomeno costituisce lo stimolo per la ricerca e la verifica di una legge che lo governi.
Con l’obiettivo di accompagnare le imprese nell’identificazione di spunti innovativi di innovazione digitale da tradurre veri e propri piani progettuali, gli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano hanno sviluppato il Digital Innovation Lab. Si tratta di un laboratorio di innovazione – già applicato con successo in diverse organizzazioni – finalizzato a supportare i partecipanti nel comprendere i possibili scenari di innovazione digitale e le implicazioni concrete per l’azienda (con specifico focus su Mobile, Social, Big Data, Cloud, Internet of Everything); sviluppare in team Idee e Concept innovativi che possano essere trasformati in progetti; affiancare e supportare risorse interne nella realizzazione di piani progettuali per l’innovazione digitale della propria azienda secondo i principi della “lean startup”.