CLOUD TRANSFORMATION

I 3 fattori chiave per una cloud migration di successo

La scelta della “nuvola” ormai è una tendenza crescente da parte delle organizzazioni, comprese quelle italiane. Ma affinché sia pienamente efficace, occorre tenere conto di quei fattori che la rendono effettivamente conveniente. Come spiega Massimo Barocci, CTO di Information Workers Group (IWG), società che fa parte di Altea Federation

Pubblicato il 27 Nov 2023

Immagine di amgun da Shutterstock

La propensione delle aziende a scegliere il Cloud, anche in Italia, ormai è un trend inarrestabile. Gli ultimi dati dell’Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano mostrano nel 2023 un aumento del mercato superiore al 19% rispetto all’anno precedente. Nel complesso, è la componente Public & Hybrid Cloud a far registrare la dinamica di crescita più significativa, con una spesa di 3,729 miliardi di euro e un +24% sul 2022. Tuttavia, questo incremento, in quasi 2 organizzazioni su 3, è trainato dal desiderio di risparmiare sui costi che non sempre, alla prova dei fatti, rappresenta il vero vantaggio competitivo quando si opta per la “nuvola”.

Per approfondire invece quali possono essere le ragioni all’origine di questa scelta, abbiamo interpellato Massimo Barocci, CTO di Information Workers Group (IWG). L’azienda, parte di Altea Federation, ha al suo attivo numerosi progetti di migrazione soprattutto in qualità di Microsoft Partner Gold. «Le motivazioni che oggi spingono a scegliere il Cloud – spiega Barocci – possono essere di varia natura, frutto di una sola causa scatenante o di una serie di considerazioni convergenti. Quelle che statisticamente ricorrono più spesso riguardano il rinnovo contrattuale dei data center, una focalizzazione maggiore sulla sicurezza informatica e l’esigenza di un time to market più rapido».

La scadenza dei contratti dei data center come spinta alla migrazione

La prima motivazione richiamata dal CTO di IWG si fonda sul fatto che, in media, i contratti di assistenza riferiti ai data center scadono dopo 3 o 5 anni. Con la conseguenza che diventa man mano più onerosa la manutenzione di guasti e malfunzionamenti correlata ad esempio alla sostituzione di componenti di difficile reperibilità. «In uno scenario come quello attuale – continua Barocci – in cui la tecnologia continua ad avanzare a ritmi sostenuti, l’obsolescenza è ciò che mina il data center in termini di server, storage network, dischi ecc. Anche in un panorama in cui i server bare metal stanno lasciando il posto a quelli virtualizzati, ciò non toglie che la loro sostituzione sia dettata da cicliche wave».

Si tratta di “onde” certamente dettate dai continui rilasci dei vendor, ma che cercano anche di rispondere alle nuove esigenze del business aziendale dal punto di vista delle performance, della flessibilità e della sicurezza. Leone Film Group, azienda cliente di IWG, avrebbe dovuto sostenere costi molto elevati per sostituire uno dei server che aveva raggiunto l’end of life. Questo è stato uno degli elementi, non l’unico, all’interno di due macro-obiettivi più ampi del noto brand specializzato nella produzione e distribuzione di film e serie tv: portare tutta l’infrastruttura sul Cloud per dismettere o ridurre al minimo quella on-premises e definire un preciso perimetro di sicurezza per gli asset appartenenti all’organizzazione.

Perché la sicurezza informatica con il cloud è maggiormente garantita

Il tema della sicurezza informatica oggi è tra i più sentiti da parte delle organizzazioni, vero e proprio cuore nevralgico che necessita di investimenti non sempre alla portata delle imprese. «A differenza di un Cloud provider, che investe risorse enormi per rendere sicuri i propri data center, nessuna azienda, per quanto grande, può farsi carico di spese altrettanto ingenti». Il Microsoft Digital Defense Report 2023 evidenzia che ogni giorno vengono raccolti oltre 65 trilioni di segnali rispetto ai quali sono attivi più di 10 mila professionisti tra analisti, ingegneri, ricercatori ed esperti di cybersecurity.

A questi si aggiungono ulteriori 15 mila partner attivi sul fronte sicurezza. Tanto che i CISO (Chief Information Security Officer) «tendono ormai a preferire il Cloud come ambiente che si presta meglio a proteggere determinati workload» sostiene Barocci sulla base della sua esperienza. È ovvio che questa scelta, di per sé, non rende immuni dalle minacce e dai cyber attacchi. Semplicemente offre standard di sicurezza di base superiori agli altri ambienti, ma senza esimere il CISO o le figure che si occupano di security dal mettere in campo le proprie competenze specifiche. Nel caso della Leone Film, ad esempio, queste competenze sono state offerte da IWG attraverso «un servizio onnicomprensivo potenziato dal Cloud che ha consentito un’assistenza remota per qualsiasi aspetto, sicurezza inclusa, e senza la necessità di interventi fisici sull’infrastruttura IT aziendale».

Il cloud come abilitatore di un time to market più rapido

Il terzo fattore chiave che le aziende dovrebbero considerare ai fini di una cloud migration pienamente efficace si concentra nell’accelerazione del time to market. «Per comprenderlo, basti pensare a un fenomeno diffuso come i click day – dice in conclusione Massimo Barocci -, una fase circoscritta nel tempo in cui una piattaforma web che abitualmente ha poche transazioni deve gestire un traffico di dati e di informazioni molto più grande. Nella pubblica amministrazione è una situazione che ricorre spesso. Per riuscire a reggere questo urto, senza intervenire sui sistemi, la strada maestra è ovviamente quella del Cloud. La sua elasticità non solo è in grado di sostenere picchi fuori norma, ma anche di ridimensionare le risorse quando non servono più quelle aggiuntive. E poiché il Cloud si fonda sulla modalità pay per use, i costi sono parametrati ai consumi effettivi».

Un caso emblematico di Cloud Transformation in linea con nuovi percorsi di crescita e innovazione è quello di Davines, azienda di riferimento nel mondo dei prodotti cosmetici professionali per l’acconciatore e gli istituti di bellezza. Altea Federation l’ha affiancata nella migrazione su Microsoft Azure di tutte le applicazioni business critical fra cui ERP, Analytics, e-commerce B2B e Customer Care. Il progetto, basato sulla metodologia Microsoft CAF (Cloud Adoption Framework on Azure), è stato premiato al Microsoft Inspire Digital Event del 2020 come il migliore italiano di Digital Transformation Cloud shift. A testimonianza dei risultati raggiunti dall’organizzazione in termini di saving economico, flessibilità, continuità operativa e sicurezza.

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