Per le organizzazioni che tramite i Big Data vogliono trasformare il loro business, entrando i nuovi settori e attraendo nuovi clienti, e acquisire un vantaggio competitivo, è il momento di passare a una vera strategia dei dati. Anzi, una “smart data strategy”, come hanno spiegato otto professori della Harvard Business School all’interno del programma di alta formazione per top manager “Competing on Business Analytics and Big Data”. «Usati bene, i Big data cambiano radicalmente il modo di competere delle aziende. Il problema è che spesso non sono usati bene», ha dichiarato il professore di Business Administration John A. Deighton.
Gli impatti trascurati dei Big data
Secondo Deighton, le aziende sono molto brave a raccogliere i dati – sui clienti, i prodotti, i concorrenti – ma non sempre altrettanto abili nell’analizzarli e nel disegnare strategie che ruotano intorno alle informazioni. Ai partecipanti del programma di Harvard – manager della C-Suite o comunque di livello senior – i professori della prestigiosa scuola americana hanno cercato di illustrare i cambiamenti strategici legati alla rivoluzione Big data e alla creazione di valore per il business che spesso vengono trascurati.
Uno di questi è l’impatto sull’advertising digitale: oggi non c’è industria che più della pubblicità viaggi con la benzina dei dati e almeno un terzo della spesa dei brand va sui media online. Ma che cosa succederà quando i prodotti dotati di sensori forniranno così tanti dati sulla customer experience da rendere meno rilevante la pubblicità o da fornire altri canali di relazione col cliente? Secondo gli esperti di Harvard, gli enormi volumi di dati generati dalla Internet of Things potrebbero scalfire il predominio dei colossi del web, come Google, Amazon e Facebook, che si basa proprio sull’advertising.
Un nuovo modo di gestire le persone
Un altro fenomeno portato alla luce dal programma di Harvard sono i cosiddetti “People Analytics” che permettono ai manager, agli specialisti HR e ai data scientists di usare i dati per migliorare le decisioni che riguardano il personale aziendale. Si tratta di approcci alla selezione e assunzione di nuove figure e alla promozione del personale esistente basati sugli algoritmi o di analisi dei flussi di dati in tempo reale per tracciare prestazioni e evoluzioni della cultura interna: molte organizzazioni già usano proficuamente questi strumenti in settori che vanno dallo sport alla sanità, dall’energia all’ospitalità.
Come si disegna la smart data strategy
Al cuore delle lezioni sui Big data per la C-Suite c’è la messa a punto della strategia operativa sui dati. Anche utilizzando casi di studio, i top manager in aula si sono esercitati a unire la loro capacità di intuizione con gli Analytics per dare forma a una strategia compiuta. In un passo successivo, gli executive hanno sviluppato un processo decisionale fondato sulla scienza dei dati più che sulla soggettività dell’intuito. Si tratta di una fase cruciale ma delicata, perché nelle organizzazioni può scontrarsi con ostacoli culturali o organizzativi alla trasformazione.
Il vantaggio sulla concorrenza
Non è mancato il focus sulla costruzione dei nuovi modelli di business abilitati dall’analisi dei Big data. Molte organizzazioni si fermano all’uso degli Analytics per migliorare il business esistente ma i dati possono fare molto di più: si possono sfruttare per entrare in un nuovo business, come la vendita di un nuovo prodotto o servizio. I dati possono anche aiutare a servire clienti non raggiunti o che appartengono alla concorrenza. È così che la strategia dei dati diventa il principio fondante di un’azienda che “si reinventa”.