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Granarolo, l’evoluzione del reporting per una gestione data-driven del business

Granarolo, l’evoluzione del reporting per una gestione data-driven del business

Dashboard direzionali per tenere sotto controllo le vendite e il sell-out e per il monitoraggio dei livelli di servizio: con il supporto di SDG Group, l’azienda del latte ha adottato un modello che va oltre la self BI tradizionale, con processi chiari e regole condivise che rendono oggi il dato certo e affidabile. Intervista ad Andrea Rovinetti, responsabile della Business Intelligence di Granarolo

Pubblicato il 21 Mar 2022

Manuela Gianni

Direttrice, Digital4Executive

Negli ultimi anni gli strumenti di reporting aziendale sono evoluti verso un modello self-service, un modello cioè in cui sono i business manager ad accedere direttamente attraverso delle dashboard, (cruscotti), ai dati rilevanti per il proprio business senza quindi dover passare attraverso l’intervento dei tecnici che lavorano i dati per loro.

Questo chiaramente permette ai manager di prendere decisioni in autonomia basandosi su dati certi, senza affidarsi solamente al proprio intuito o alla loro esperienza, rendendo quindi il business dell’azienda data-driven come si sente dire spesso. È un percorso che è sia tecnologico ma soprattutto culturale, come ci racconta Andrea Rovinetti che in Granarolo è responsabile della Business Intelligence.

Granarolo, storica azienda italiana, gestisce la più importante filiera del latte nel nostro paese con brand noti come YOMO o Centrale del latte di Milano. All’interno del gruppo, Andrea Rovinetti è alla guida di un progetto strategico voluto proprio dall’Amministratore Delegato per lo sviluppo di dashboard direzionali e realizzato in collaborazione con SDG Group, azienda specializzata nei business analytics nel corporate performance management e, in generale, nelle soluzioni di Advance business.

Cosa sono le dashboard direzionali che avete sviluppato e da chi sono utilizzate?

La dashboard è un modo efficace di fruire il reporting a supporto delle decisioni. È uno strumento che permette al business owner di avere una visione strategica e di sintesi attraverso dei dati certi e che permette di navigare queste informazioni con un giusto livello di dettaglio. In Granarolo, le principali sono state realizzate per:

  • L’analisi e il monitoraggio delle vendite;
  • L’analisi il monitoraggio dei livelli di servizio;
  • Le analisi del sell-out, ovvero di come Granarolo arriva sul cliente finale che è il consumatore.

Si pongono l’obiettivo di facilitare il dialogo e di dare una visione certa e univoca del business del gruppo. Stiamo spingendo sulla formazione e sul coinvolgimento sempre maggiore dei direttori verso questo nuovo modo di navigare, utilizzare e accedere alle informazioni.

In Granarolo già prima di questo progetto le informazioni erano presenti e disponibili. Come mai si è sentita l’esigenza di fare ulteriore passo avanti e quali sono i benefici ottenuti?

La cultura del dato in Granarolo era già presente ed era molto alta come utilizzo e come adozione di reporting a livello di qualsiasi funzione. Ma il dato non è sufficiente, e una self BI incontrollata porta difficoltà nell’interpretazione delle informazioni. Si rischia un po’ di anarchia, discussioni sui numeri.

Quindi l’esigenza che in prima persona l’AD ha sentito e, in generale, occorreva a Granarolo era proprio quella di creare dei processi chiari e delle regole condivise. Per fare questo abbiamo aperto dei tavoli di confronto, coinvolgendo le funzioni e oggi stiamo ancora lavorando per rendere ancora più democratico il dato, con un modello va oltre la self BI tradizionale.

Oggi negli ambiti coinvolti dall’iniziativa, il dato è sicuramente certo e condiviso e questo è molto importante per supportare l’azienda in un periodo di grande incertezza e di turn-over.

Qual è stata la governance del progetto? Come è stato gestito il cambiamento e in particolare che ruolo ha avuto il vostro partner SDG Group?

La persona che ha spinto all’iniziativa è stato l’Amministratore Delegato con il supporto costante del CFO. Il project leader è il responsabile del controllo di gestione. A questa iniziativa hanno partecipato tutte le funzioni coinvolte. Il modello è stato quello di identificare per ogni ambito i key user e con loro si sono fatte tutte le analisi necessarie e si è andato a esplicitare un significato delle informazioni, in modo molto chiaro e condiviso e delle metriche, poi realizzate sulle dashboard. L’altro elemento fondamentale è stata la formazione delle persone per poter poi spingere l’adozione delle nuove dashboard. È stato essenziale sicuramente il supporto e il coinvolgimento di SDG perché questo ci ha potuto permettere di avere di fatto un partner di grande esperienza a bordo di questa iniziativa e anche, non meno importante, di rispettare i tempi che c’erano stati richiesti per raggiungere gli obiettivi.

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