La consapevolezza del ruolo strategico del digitale per la ripartenza e lo sviluppo futuro del Paese è ormai condivisa da istituzioni pubbliche, imprese e cittadini. In questa direzione si muove infatti anche il PNRR – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che a digitalizzazione e innovazione dedica una delle sei missioni nelle quali è articolato. La strada da percorrere però è tutta in salita. Secondo il DESI – il Digital Economy and Society Index 2021 che monitora le prestazioni digitali complessive dell’Europa e tiene traccia dei progressi dei 27 Paesi l’Ue rispetto alla loro competitività digitale, l’Italia, pur avendo registrato un balzo in avanti di cinque posizioni rispetto all’anno precedente, si colloca ora al 20esimo posto nella classifica generale degli Stati Ue. Gli indicatori del DESI 2021, che sono ora strutturati in base ai quattro punti cardinali della bussola per la trasformazione digitale europea al 2030 individuati dalla Commissione nel Digital Compass – infrastructures, government, business e skills –, rivelano un’Italia che nel corso del 2020 ha compiuto alcuni progressi in termini sia di copertura che di diffusione delle reti di connettività, con una legislazione adottata che prevede riforme volte ad accelerare la diffusione della banda larga, compreso il 5G, e a semplificare e accelerare la digitalizzazione dei servizi pubblici. Un’Italia dove il 69% delle PMI ha raggiunto almeno un livello base di intensità digitale, percentuale ben al di sopra della media Ue che si attesta al 60%, con imprese che fanno registrare ottimi risultati nell’uso della fatturazione elettronica, sebbene permangano lacune nell’uso di tecnologie quali i big data e l’intelligenza artificiale, nonché nella diffusione del commercio elettronico. Ma il DESI mostra anche un’Italia significativamente in ritardo rispetto ad altri Paesi dell’Unione Europea in termini di capitale umano con livelli di competenze digitali di base e avanzate molto bassi e una percentuale di utenti che utilizzano servizi di amministrazione online (e-government) sebbene in aumento rispetto all’anno precedente (36% vs 30%) nettamente al di sotto della media Ue. Per superare i ritardi e colmare il divario tra l’Italia e gli altri Paesi dell’Ue, sottolinea il DESI, sono dunque necessari sforzi costanti e un approccio integrato alle politiche in materia di capitale umano, innovazione e competitività delle imprese.
Ed è in questo contesto che oggi Intesa, realtà torinese nata nel 1987 come joint venture tra Gruppo FIAT e IBM e dal 2021 parte del Gruppo Kyndryl, riafferma con forza la propria mission: accompagnare le aziende nel percorso di trasformazione digitale con un approccio agile e scalabile, individuando e implementando l’ecosistema tecnologico più idoneo a far evolvere i processi aziendali. E su questa linea prosegue la sua crescita. «La pandemia ha avuto un effetto di accelerazione sul digitale e sui progetti di digitalizzazione. L’obiettivo di Intesa è quello di rafforzare il suo ruolo nel mercato IT lavorando in un’ottica di globalizzazione e consolidando la mission di partner di riferimento nella trasformazione digitale dei processi aziendali per le organizzazioni di tutto il mondo», esordisce Giuseppe Mariani, General Manager di Intesa, che prosegue: «Nel 2021 Intesa ha registrato una crescita costante in termini di risultati, ma anche di competenze e di risorse. I nostri obiettivi per il 2022 sono sfidanti ma concreti, perché basati sulla solidità dell’azienda, in una visione di investimenti a lungo termine condivisa anche dalla capogruppo Kyndryl».
Who's Who
Giuseppe Mariani
General Manager di Intesa
Intesa promuove un modello di business basato su tre concetti chiave: allineamento con il Time To Market dei progetti, focalizzazione verso il cliente e sostenibilità ambientale e sociale.
Il partner giusto per progetti innovativi
Nel nuovo modello di business che si va definendo all’interno delle organizzazioni, l’innovazione digitale ha, quindi, un ruolo primario e la sua gestione richiede un’adeguata formazione del capitale umano, oltre allo sviluppo della tecnologia fondato su principi di etica. Intesa si candida, in pratica, come ‘facilitatore’ dell’innovazione digitale, garantendo dei livelli di Time To Market (TTM) dei progetti altamente competitivi nel rispetto dei tempi definiti dai clienti per i processi di sviluppo prodotto.
Da qui scaturisce l’investimento su una costante formazione delle risorse e sulla sicurezza e compliance delle soluzioni, garantite anche dalle certificazioni fondamentali nella propria sfera di attività: Certification Authority, Gestore PEC, Conservatore Accreditato, erogatore fiduciario di SPID, trust service provider eIDAS, e altre.
«In un’era in cui si parla di applicazioni di contact tracing, di identità digitale e di riconoscimento biometrico per garantire un accesso sicuro ai servizi aziendali online, è fondamentale scegliere un partner in grado di garantire competenze di processo trasversali su tutti i settori sempre più convergenti tra di loro, conoscenza delle normative nazionali e internazionali e piena padronanza delle nuove tecnologie e metodologie di collaborazione», spiega Giuseppe Mariani.
Con Intesa l’esperienza è totale
Intesa disegna le soluzioni tecnologiche insieme al cliente, mettendo a frutto anche metodologie di design thinking: la persona viene posta al centro di ogni progetto, per sviluppare una user experience in continua evoluzione e sempre più ritagliata sulle reali esigenze degli utilizzatori. Grazie all’utilizzo dell’intelligenza artificiale, inoltre, le soluzioni diventano sempre più personalizzate e la tecnologia al servizio della persona si evolve grazie anche all’interazione con l’utilizzatore stesso.
«Tenere conto dell’esperienza di utenti, dipendenti e cittadini nella fruizione dei servizi digitali – dice Mariani – è strategico per costruire una total experience, che migliora la soddisfazione di tutti gli utilizzatori e supporta un’adozione delle tecnologie digitali su larga scala, presupposto fondamentale per lo sviluppo del sistema Paese».
Quando la trasformazione digitale abbraccia la sostenibilità
Il terzo pilastro sul quale si fonda il modello di business di Intesa verte sul concetto di Tech for Humans, un nuovo modo di intendere l’innovazione e la trasformazione digitale al cui centro vi sono l’uomo e le sue emanazioni all’interno dell’ambiente e della società in cui opera. Un’innovazione sostenibile e umana dunque, basata sui valori della trasparenza, dell’etica e della sostenibilità ambientale e sociale. Per dare forma a questa nuova visione, nel 2020 Intesa ha avviato il percorso di certificazione B Corp, un’occasione per fare un’autovalutazione e individuare cosa si è fatto finora e cosa si può ancora fare nella direzione della sostenibilità, che ha dato vita ad un vero e proprio master plan con delle linee guida e una serie di iniziative che hanno coinvolto tutte le divisioni aziendali, misurando le seguenti aree: Governance, Workers, Customers, Community, Environment. «Il nostro obiettivo è quello di raggiungere il traguardo della certificazione B Corp entro quest’anno e come Intesa siamo costantemente impegnati a creare valore sia all’interno che all’esterno dell’azienda, perseguendo obiettivi di profitto, minimizzando l’impatto sociale, ambientale e coinvolgendo tutti gli stakeholder. La nostra strategia aziendale si inserisce in una più ampia strategia globale, che vede le tecnologie digitali come elemento centrale per creare un futuro sostenibile, attraverso soluzioni che portano benefici misurabili», dichiara Giuseppe Mariani.
Gli obiettivi che Intesa persegue all’interno del proprio percorso di certificazione come B Corp, si inseriscono nel più ampio contesto dei 17 obiettivi dell’Agenda 2030 delle per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, i Sustainable Development Goals (SDGs), con particolare attenzione per quelli che riguardano i target ambientali (contrasto al cambiamento climatico; sviluppo economia circolare), i target sociali (eguaglianza di genere; crescita economica sostenibile; società inclusive), i target economici (innovazione digitale inclusiva e sostenibile), la crescita e il benessere del capitale umano (formazione continua; benessere a tutte le età) e la promozione e lo sviluppo di ecosistemi sostenibili mediante il coinvolgimento degli stakeholder: dipendenti, azionisti, fornitori, clienti, partner commerciali, e la comunità in generale. Intesa collabora, infatti, attivamente con i propri fornitori e clienti nell’ottica di costruire ecosistemi di business sostenibili, all’interno dei quali condividere i suoi valori. È il caso, per esempio, del Consorzio Dafne, che da anni ha scelto Intesa come partner per la trasformazione digitale e che ha inserito nel proprio Bilancio di sostenibilità la necessità di ridisegnare i processi in chiave digitale per ottenere benefici misurabili dal punto di vista dell’impatto ambientale.
Rispetto alla sostenibilità ambientale i servizi di Intesa oggi consentono di salvare ogni mese 4.600 alberi potenzialmente abbattuti, contribuiscono a ridurre l’utilizzo di carta, di acqua, energia e rifiuti ed emissioni di CO2. Per quanto riguarda la sostenibilità sociale Intesa ha avviato diversi progetti verticali, dedicati ai propri dipendenti, che toccano diverse aree: sport, nutrizione, smart working, ambiente e future generazioni.
«All’interno del nostro percorso di sostenibilità, stiamo dedicando anche ampia attenzione allo sviluppo di politiche legate alle tematiche di diversità e inclusione, che nella nostra azienda hanno dato vita ad attività in costante sviluppo focalizzate sui temi dell’accessibilità del digitale per tutti, la formazione per superare il digital divide e progettualità inerenti alla parità di genere. La Diversity & Inclusion, con il riconoscimento e la valorizzazione delle diverse identità all’interno dell’azienda, costituisce per Intesa non solo un fattore determinante di crescita della produttività, ma anche un elemento strategico per lo sviluppo dell’innovazione nel nostro business», conclude Giuseppe Mariani.