Il Roskilde Music Festival, pochi lo sanno, è il più longevo e importante festival musicale rock, punk e heavy metal dell’Europa continentale. Si tiene ogni estate, dal lontano 1971, nell’omonima cittadina danese, Roskilde per l’appunto, che dista 45 chilometri dalla capitale Copenaghen. Un piccolo centro urbano di 80mila abitanti che ogni anno a cavallo tra fine giugno e i primi di luglio viene invaso per dieci giorni da un fiume di 130mila visitatori, ai quali si uniscono 3mila artisti, 5mila giornalisti e 21mila volontari. Un evento che stravolge completamente la vita della cittadina: «Immaginate di dover creare tutta l’infrastruttura necessaria per fornire rapidamente informazioni e indicazioni, notizie e suggerimenti ma anche per garantire la sicurezza pubblica a una platea così vasta, riducendo al minimo i disagi per i cittadini, partendo praticamente da zero», chiarisce Per Ostergaard Jacobsen, professore della Copenhagen Business School e Project Manager dell’iniziativa che ha visto coinvolta IBM in qualità di partner tecnologico per la gestione nel cloud dei big data raccolti durante l’evento.
Un data center? No, un notebook
La vera sfida per gli organizzatori dell’evento era sviluppare un modello di business sostenibile ed esportabile, che si sposasse bene con il governo improntato
all’ottica smart city della cittadina di Roskilde. Giusto per avere un’idea, la soluzione di analytics as a service di Big Blue ha permesso di raccogliere, immagazzinare ed elaborare in tempo reale i record relativi a 100 milioni di visualizzazioni su smartphone, 60 milioni di informazioni scambiate sui social (Twitter, Facebook, Instagram…) e schedulare al meglio 20mila interviste ai cantanti. «Io e il mio team – 25 persone in tutto (ndr) – ci siamo collegati con i nostri laptop ai server cloud Ibm ospitati nel data center di Almere, nei sobborghi di Amsterdam, Olanda. Siamo, così, riusciti a lavorare come se fossimo all’interno di una sala dati attrezzata di tutto punto pur essendo, invece, in una stanza vuota dotata solo di connessione Internet e alimentazione elettrica».
Il valore degli insight
La scelta delle analytics nel cloud di Ibm è stata dettata anzitutto dalla componente tecnologica della piattaforma di intelligenza artificiale Watson «che io conoscevo già – spiega – e che giudico la più stabile e performante in questo momento». Ma a stupire il professore è stata anche l’interfaccia utente intuitiva di dashDB, il data warehouse as a service di Ibm che permette la generazione rapida di insight, ovvero quei report che offrono una visione “dall’interno” dei dati raccolti utile a indirizzare al meglio i processi decisionali.
È stato sufficiente un training di meno di due giorni per permettere a tutto il team di progetto di operare su dashDB. «Io sono la persona meno tecnologica nel mio ufficio – commenta – e se sono riuscito a capire come funziona in così poco tempo, potete immaginare quanto può essere stato facile per gli altri membri del mio gruppo di lavoro… Non ditelo a mia moglie, ma ho usato l’intelligenza di Watson anche per programmare le mie giornate durante le scorse vacanze».
Quali sono state le indicazioni fondamentali ottenute dalla miriade di dati raccolti? «Siamo riusciti ad avere informazioni preziose sui frequentatori del festival, sulle loro attitudini e abitudini, anche al di fuori di quello che era lo spazio temporale dell’evento. Siamo stati in grado di segmentare in diversi gruppi il pubblico dell’evento, sulla base dei concerti seguiti, dei chioschi visitati e della zona di provenienza. Questo ci ha permesso di creare dei pacchetti di offerta non personalizzati ma prototipizzati sulla base delle abitudini di un certo cluster di persone. Grazie ai dati ricavati dai social e alle interviste fatte sul campo durante la manifestazione, siamo riusciti a capire se eravamo in linea con le esigenze inespresse dal pubblico e siamo stati in grado di intervenire in tempo reale per aggiustare il tiro laddove era necessario».
Analizzando i dati di tracking sugli spostamenti individuali provenienti dai telefonini degli spettatori, per esempio, è stato possibile riposizionare gli agenti
di pubblica sicurezza sul territorio cittadino concentrandoli in alcune aree particolarmente critiche. Parimenti si è lavorato per ricollocare i punti vendita ambulanti di gadget e magliette, cosa questa che ha avuto un immediato riflesso sul numero di scontrini emessi. Questo lato amministrazione comunale, ma ci sono state evidenze anche sul fronte della soddisfazione dei turisti? «Certamente – risponde Ostergaard Jacobsen -. Grazie all’analisi in tempo reale dei flussi siamo riusciti a minimizzare le code ai servizi igienici, ai punti bar e ristoro… voi non avete idea di quanta birra si consuma durante questo evento e di quanto un turista assetato può arrabbiarsi se non riesce a recuperare in fretta con una buona birra gelata».
I big data per migliorare la salute pubblica
Molti componenti basati su Linux hanno permesso di riutilizzare alcuni elementi portanti del progetto anche in epoca successiva, per adattarli ad altre manifestazioni. Si tratta solo di una piccola parte di tutti i benefici potenzialmente ottenibili dall’utilizzo in remoto, nel cloud, di una piattaforma come Watson abbinata a dashDB: «In futuro penso alle possibili estensioni alle partite di calcio, che qui in Danimarca attirano ancora migliaia e migliaia di tifosi negli stadi. Altra strada che stiamo già percorrendo è quella di utilizzare le informazioni sulle abitudini dei visitatori per instradarli verso il consumo di cibo e bevande più salutari. Per le prossime edizioni del festival saremo pronti a stupirvi», conclude.