Si chiama Human Centric Vision, ed è il mantra con cui oggi Fujitsu interpreta l’innovazione ed elabora soluzioni tecnologiche in grado di supportare le organizzazioni (non solo economiche) nel processo di cambiamento innescato dalla rapida diffusione del digitale a ogni livello della società.
Il World Tour 2015, di scena a Milano il 23 giugno, sarà il palcoscenico su cui il colosso giapponese condividerà la propria idea di progresso, portando eccezionalmente in Italia alcuni dei brevetti sfornati dai Fujitsu Labs. Giuseppe Magni, Direttore Marketing della filiale tricolore, svela alcuni dei ritrovati che nel giro di un paio d’anni potrebbero ridefinire la mobile user experience.
La tecnologia dà sempre più potere al consumatore, al lavoratore, all’individuo. In che modo aiutate i vostri clienti a capire che non è necessariamente un male se le regole del gioco stanno cambiando?
Dal nostro punto di vista è evidente che le aziende che hanno avuto la capacità e la voglia di adattarsi a questo fenomeno, unendo creatività a coraggio, sono quelle che hanno avuto successo. Ma per molte organizzazioni che debuttano sul mercato, ce ne sono altrettante che scompaiono: se i vantaggi offerti da questa trasformazione fossero così evidenti per tutti gli imprenditori, le imprese non fallirebbero. Per questo cerchiamo di trasferire il messaggio che oggi l’individuo è il motore del business, e dunque il business deve considerarlo centrale. Così come vent’anni fa, anticipando l’idea del Cloud, si parlava di utility computing, teorizzando – nonostante le barriere tecnologiche dell’epoca – che l’ICT avrebbe seguito il corso dei segmenti infrastrutturali più maturi, quelli dell’energia e dell’acqua, oggi siamo convinti che la logica che seguirà il Cloud impone sempre più attenzione all’individuo, all’ambiente e ai dati che nascono dalla loro interazione. In un mondo ultraconnesso che produce tonnellate di bit, questi vanno letti e interpretati per dare vita a informazioni utili a costruire vantaggio competitivo. La tecnologia e i servizi digitali aiuteranno, certo, ma lungo tutta la filiera saranno le persone gli artefici del cambiamento. È da quando si è always on line e i Mobile device hanno polarizzato la user experience, Internet rende tutti partecipi. È un processo irreversibile, e va affrontato offrendo il massimo coinvolgimento, a tutti i livelli. Anche per questo continuiamo a combattere la battaglia degli open standard, senza protocolli legacy che imbriglino i clienti e creando network efficaci in grado di condividere lavoro ed esperienze in maniera trasparente.
Rispetto al tema del Mobile quali nuovi brevetti verranno mostrati in occasione del World Tour?
È il primo anno che riusciamo a invitare in Italia i Fujitsu Labs, che rappresentano l’anima più pura della ricerca, dello sviluppo e dell’innovazione del gruppo. Allestiremo degli stand dove gli ospiti potranno provare alcune delle soluzioni che definiamo “Near term commercialization”, ovvero tecnologie che non sono ancora rilasciate, ma che dovrebbero essere adottate da prodotti di serie in meno di due anni. Ci sarà per esempio il prototipo di uno smartphone in grado di effettuare il riconoscimento dell’iride come procedura di autenticazione biometrica dell’utente. I nostri ricercatori sono riusciti a miniaturizzare una camera e un led infrared incapsulandoli nel device, offrendo uno strumento di sicurezza ancora più efficace del lettore delle impronte digitali. Una soluzione che sul fronte della data security, specialmente in chiave transazionale, si affianca al PalmSecure ID Match, il sistema in grado di leggere le vene sul palmo della mano di una persona autenticandola in maniera univoca: invece di porgere carte, bancomat o telefoni NFC sarà sufficiente stendere la propria mano per effettuare un pagamento.
Al World Tour presenteremo poi un haptic tablet, che attraverso una tecnologia basata sulla vibrazione ultrasonica permette all’utente di avvertire sensazioni tattili realistiche: per fare un esempio, se sul tablet si visualizza l’immagine del dorso di un coccodrillo, avvicinando le dita al display si avrà sui polpastrelli la medesima impressione che si avrebbe se si toccasse un coccodrillo vero. Un altro brevetto riguarda la codifica della luce Led. La soluzione permette di inserire dei tag all’interno di un fascio luminoso, e diventa così possibile ricevere sul proprio device servizi e informazioni sull’oggetto illuminato semplicemente puntando il sensore in direzione dell’oggetto stesso. In pratica è un’evoluzione del QR code. Con la differenza che in questo caso non servono etichette, ma solo una fonte luminosa a Led: come si può immaginare, le applicazioni all’interno dei musei o dei punti vendita sono infinite.
Oltre al Mobile quali sono le aree di sviluppo che riceveranno maggiori investimenti per andare incontro alle prossime necessità, anche in termini di differenziazione, del mercato?
Oggi la sfida è riuscire ad analizzare l’enorme volume di dati non strutturati prodotti dall’interazione delle persone e delle macchine per trasformarli in previsioni, suggerimenti, strumenti di supporto al business. In termini di investimenti non ci precludiamo l’acquisto di tecnologia da terzi, ma sviluppiamo autonomamente le soluzioni a più ampio impatto per la digital transformation. In questo senso vogliamo essere un punto di fusione tra i diversi sistemi che caratterizzano attualmente il mondo dell’ICT, che specialmente in Europa ancora non brilla per tasso di innovazione. Ma crediamo, più in generale, che il Vecchio Continente e l’Italia seguiranno una strada diversa da quella intrapresa, per esempio, dalla West Coast, una strada fatta di scelte rilevanti non tanto per la creazione di digital business in sé, quanto per la digitalizzazione di business tradizionali. Anche se alcune catene del valore dovranno indiscutibilmente trasformarsi, molte aziende non possono cambiare il cuore della propria offerta. Però possono rendere il prodotto migliore, farlo penetrare nel mercato attraverso modelli replicabili che solo l’analisi e l’interpretazione dei dati sono in grado di identificare. Ed è lì che noi vogliamo essere, con un portfolio completo di tecnologie.
Pensando a new company come Uber e Airbnb, capaci di macinare miliardi di fatturato avendo praticamente come unico asset la creatività, cosa ha da imparare e cosa ha da insegnare Fujitsu?
Abbiamo moltissimo da imparare, anche se non penso ci rivolgeremo mai allo sviluppo di soluzioni così verticali. Il trend però è importante, soprattutto su altri fronti, come quelli del gaming e dei social media. Per questo siamo intenzionati a leggere con attenzione tutto ciò che emergerà nei prossimi anni, per essere pronti a cogliere ogni opportunità e trasformarla in valore aggiunto. D’altra parte, l’orgoglio di Fujitsu è sempre stato l’ambito dell’advanced research, insieme all’attività di seeding, con cui abbiamo condiviso soluzioni e tecnologie in alcuni casi più che innovative, direi rivoluzionarie. Questo è il contributo che abbiamo dato e continuiamo a dare al nostro settore.