Fino a non troppo tempo fa, prendere decisioni informate – ovvero consapevoli – all’interno di un’azienda era, nella migliore delle ipotesi, appannaggio esclusivo del top management. Ma in un mondo in cui dati, input, stimoli continuano ad aumentare in modo esponenziale, un solo punto di vista non è più sufficiente.
E l’ostacolo maggiore per la crescita o la difesa del vantaggio competitivo fuori e dentro i confini del proprio mercato di riferimento è il mantenimento dello status quo. Se non c’è un adeguato patrimonio informativo che guidi l’organizzazione, a tutti i livelli, verso nuove direzioni, il rischio di replicare gli stessi (spesso indesiderati) effetti diventa elevato. È questo l’assunto in base al quale Qlik struttura la propria offerta di strumenti di business intelligence. A partire dalla piattaforma Qlik Sense 2.0.
«Il tema dei big data si gioca su due fronti: da una parte cresce a dismisura la quantità di informazioni potenzialmente rilevanti per il business, dall’altra servono risposte in tempo reale agli insight che derivano dall’analisi di dati strutturati e non. Anche da parte di chi non ha una specifica estrazione tecnica», spiega Francesco Del Vecchio, Direttore Vendite di Qlik Italia. «Noi rispondiamo a questa esigenza proponendo una piattaforma che ha per cuore un motore analitico, capace di correlare i dati in maniera naturale – seguendo in altre parole la logica del pensiero umano – e di dare vita a database non più relazionali, ma associativi, su cui poi è possibile applicare soluzioni verticali che indirizzino problematiche specifiche».
Per Rick Jackson, Chief Marketing officer di Qlik, gli strumenti di business intelligence devono avere respiro globale, essere mobile friendly e offrire un’esperienza self service (quindi con dati aggiornati e corretti), intuitiva e priva di tempi morti.
«La definizione di accessibilità è cambiata, e i prodotti vanno disegnati per lavorare nativamente in Cloud, con piattaforme che consentano non solo di distribuire i dati, ma anche di costruire proprie attività per poterli elaborare», spiega Jackson, che aggiunge: «Al di là del tema della produttività e del vantaggio competitivo ottenibile attraverso questi strumenti, le imprese dovrebbero cominciare pensare a quando i Millennial ricopriranno ruoli di responsabilità e vorranno trovare sugli strumenti aziendali la stessa usabilità delle applicazioni consumer con interfacce standard e visualizzazioni grafiche accattivanti delle informazioni raccolte».
Per arricchire le analisi con elementi che non appartengono al patrimonio aziendale, ma che possono rivelarsi fondamentali per ricostruire nuovi scenari in base al mutare delle condizioni dell’ecosistema in cui è inserita l’impresa, c’è Qlik Data Market.
Si tratta di una funzione della suite che offre una connessione a dati costantemente mantenuti su variabili macro e microeconomiche, di business e persino meteorologiche.
Naturalmente, per quanto possano essere semplici i sistemi di visualizzazione e interazione dei software, la sfera degli analytics richiede comunque un percorso formativo che aiuti gli utenti a ricavare dall’esperienza la massima soddisfazione possibile. Per questo Qlik ha appena lanciato Continous Classroom, una nuova piattaforma di autoapprendimento attiva on line, 24 ore su 24 e sette giorni su sette. Sottoscrivendo il servizio, l’utente ha la possibilità di fare pratica su Qlik Sense 2.0 in autonomia oppure di seguire video-lezioni di esperti su nuove funzioni e release man mano che vengono rese disponibili. I programmi si possono seguire anche in team e sono completamente personalizzabili, rispetto sia alla parte didattica, sia a quella di verifica, con test e sessioni pratiche ad hoc.
I risultati finanziari sembrano dare ragione alla filosofia di Qlik. Nel secondo trimestre 2015 il gruppo di origine svedese basato in Pennsylvania ha fatturato 145,8 milioni di dollari, in crescita dell’11% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.