Oracle OpenWorld 2014

Oracle avanza in EMEA (+7%) e apre due nuovi Data Center per il Cloud

All’OpenWorld di San Francisco la società conferma il trend positivo in Europa e Africa, e annuncia un accordo con Vodafone per l’IoT. Buoni risultati anche in Italia, con 50 clienti già in Cloud, 200 installazioni di sistemi ingegnerizzati e importanti progetti Big Data, ma manca un’attenzione sistemica all’innovazione digitale. Mario Derba: «Vedo riluttanza quando parlo con molti clienti, bisogna rompere qualche schema: se non si fa un salto in avanti non riusciremo a competere»

Pubblicato il 01 Ott 2014

oracle-open-world-141001193532

Mario Derba, Sales Vice President Systems South Europe Oracle

Cresce il business di Oracle fuori dagli Stati Uniti. In Europa e Africa (EMEA) l’incremento di fatturato registrato nell’ultimo quarter è del 7%, nonostante la situazione di mercato non facile di molte country. Anche il management italiano conferma risultati positivi (la policy è quella di non rivelare i dati delle singole nazioni), nonostante il passo ancora troppo lento dell’innovazione digitale del nostro Paese.

«I risultati finanziari dell’Emea migliorano anno dopo anno», ha detto Loic Le Guisquet Executive Vice President Oracle Emea, che ha incontrato a San Francisco durante l’OpenWorld la stampa per ribadire il ruolo centrale dell’Europa nella strategia e presentare i le principali novità che riguardano il Vecchio Continente e l’Africa.

Ora che tutta la strategia è orientata al Cloud, per Oracle due sono i punti focali su cui investire per convincere i clienti a migrare al nuovo paradigma: la vicinanza, necessaria per aggirare i problemi di connettività che rallentano le applicazioni, e la protezione dei dati, tallone d’Achille soprattutto in Europa. E la risposta viene da importanti investimenti nei data center e dalla forte relazione con i Partner.

«Oracle gestisce 19 Data Center nel mondo e 3 sono nell’UE, 2 UK uno ad Amsterdam. E in questi giorni ne apriremo altri due in Germania, a Francoforte e Monaco, in risposta alle richieste di sicurezza e prossimità ai clienti. Abbiamo sviluppato molte soluzioni tecnologiche per rispondere alle richieste di privacy e security, ma il problema vero non è dove sono i dati, ma il processo».

Un altro annuncio importante per l’Europa è un accordo con Vodafone per lo sviluppo delle soluzioni Internet of Things, in particolare nel mondo automotive (le connected car), le smart city e il Mobile Health. «Il ruolo da leader di Vodafone nel mercato M2M e nelle reti digitali, insieme alla nostra focalizzazione sul cloud, con la più ampia offerta sul mercato, creerà nuove opportunità per i clienti e i clienti dei nostri clienti», ha affermato Le Guisquet.

Il manager ha sottolineato anche che molti degli investimenti in R&D si concentrano in EMEA: sono attivi centri di sviluppo in 12 paesi in Europa. Di recente è stato aperto un nuovo centro di competenza sui Big Data a Barcellona, in collaborazione con il cliente CaixaBank.

A San Francisco, Mario Derba, Sales Vice President Systems South Europe Oracle, conferma che anche nel nostro Paese Oracle sta avendo risultati positivi, a conferma il novero di aziende attente all’innovazione è consistente. Solo per fare qualche esempio, sono 200 i sistemi ingegnerizzati installati in Italia (banche e Telco in particolare), l’hardware (ingegnerizzato insieme al software) più innovativo venduto da Oracle, 50 i clienti che utilizzano le soluzioni cloud della società californiana, e sono in corso significativi progetti Big data. Ma manca un’attenzione sistemica all’innovazione digitale, in un periodo che è di forte accelerazione, con rapidi cambiamenti in tutti i mercati.

«Vedo riluttanza quando parlo con molti clienti – ha affermato il manager- ho la sensazione che se non si fa un salto in avanti non riusciremo a competere. Oracle sta portando sul mercato un’ondata incredibile di innovazione, con investimenti per 5 miliardi di dollari di R&D ogni ogni anno, oltre alle acquisizioni, a testimonianza che il trend non si può ignorare: andiamo verso l’information age che richiede grandi capacità di elaborazione dati. Invece c’è ancora un atteggiamento attendista, ma questa è una crisi da cui non si torna indietro. Bisogna fare un salto in avanti. Credo che per aprire le porte all’innovazione, bisognerebbe rompere qualche schema: un po’ più di libertà all’interno delle aziende sarebbe necessaria». Del resto la parola d’ordine oggi è disruption.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati

Articolo 1 di 2