“L’Unione Europea è sempre meno un luogo dove conviene investire e fare industria”. Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione europea e responsabile per l’industria e l’imprenditoria parte da qui per presentare la nuova strategia di politica industriale per il Vecchio continente adottata dalla Unione europea.
“Dopo anni in cui si parlato solo di banche e servizi”, prosegue, la Ue ha deciso di invertire il processo di deindustrializzazione ponendosi l’obiettivo del 20% di Pil realizzato dall’industria manifatturiera entro il 2020.
Un target che secondo Tajani è possibile raggiungere attraverso una serie di traguardi come quello relativo agli investimenti in attività produttive che devono raggiungere i livelli pre-crisi entro il 2015 per arrivare al 23% del Pil entro il 2020. Anche gli investimenti in macchinari e attrezzature devono tornare ai livelli precedenti la crisi entro il 2015 per raggiungere il 9% del Pil entro il 2020.
Inoltre occorre passare dall’attuale 21% al 25% del Pil di interscambio di beni nel mercato interno entro il 2020, arrivare al 33% del Pil, almeno, di piccole e medie imprese che utilizzano l’e-commerce nel 2015 e raggiungere il 26% di Pmi che esportano fuori dall’Unione nel medio termine. In tutto questo, secondo il vicepresidente Ue, è determinante la capacità innovativa del Vecchio continente.
Credito, accesso ai mercati, formazione e maggiori investimenti per l’innovazione industriale sono i filoni lungo i quali si indirizza l’azione dell’Unione. “Nonostante l’iniezione di oltre mille miliardi da parte della Bce – aggiunge Tajani – un’impresa su tre non riesce a ottenere il credito richiesto. Inoltre gli Stati hanno accumulato 180 miliardi di debiti scaduti nei confronti delle imprese che sono la causa di circa 1/3 dei fallimenti in Europa”. Per questo si punta alla piena attuazione della strategia europea per l’accesso al credito dello scorso dicembre, in linea con le azioni del Single Market II presentato la scorsa settimana dal commissario Barnier. Tra le misure previste, un mercato Ue per i venture capital, più fondi europei a garanzia di prestiti, un maggiore ruolo della Bei, l’attuazione della direttiva sui ritardi di pagamento e un’applicazione di Basilea 3 che non penalizzi le Pmi.
Inoltre, va completato il mercato interno togliendo le barriere residue. “Per ristabilire la fiducia attirare investimenti è essenziale un quadro di regole e standard chiaro, prevedibile e stabile”.
Per questo la scorsa settimana il Consiglio ha approvato la proposta per un sistema di standardizzazione che promuova azioni per migliorare la conformità e sicurezza dei prodotti.
Secondo Tajani serve un grande piano per realizzare infrastrutture con reti intelligenti basate sull’applicazione delle nuove tecnologie digitali. In questi giorni sono stati lanciati un paio di satelliti del progetto Galileo per il Gps europeo che dal 2014 con 24 satelliti fornirà i primi servizi operativi.
Il sistema dell’educazione e della formazione deve essere più vicino alle imprese con università e centri di ricerca meno autoreferenziali e integrati in rete di cluster. Si tratta di un mondo collegato all’ambito della R&S e dell’innovazione che passerà da 54 a 80 miliardi di investimenti nell’ambito di Orizzonte 2020.
La Commissione intende sostenere tutti i comparti industriali. “Ma se vogliamo essere leader, anche tecnologici, della rivoluzione in atto dobbiamo concentrare forze e risorse su alcune priorità”, ha proseguito Tajani.
Manifatturiero avanzato, tecnologie chiave abilitanti, biotecnologie, veicoli puliti, edilizia sostenibile e materie prime, reti intelligenti e spazio. Sono queste le aree chiave individuate dalla Commissione che hanno poi una ricaduta su altri comparti industriali compresi quelli tradizionali. Sei task force si occuperanno di studiare piani d’azione per ogni area.