Nel mercato del supply chain management l’unica grande specialista rimasta a competere con i giganti delle enterprise application (SAP, Oracle, Microsoft, Sage) è JDA Software, azienda americana nata come fornitore di soluzioni per il retail (merchandise planning, replenishment, allestimento dei negozi), e poi ampliatasi con le acquisizioni di Manugistics (2006), i2 Technologies (2010) e Red Prairie (2012) a tutto l’ambito che va dal supply chain planning al warehouse management, e dal pricing & revenue management alla gestione dei trasporti.
Nel 2013 JDA, che ha sede a Scottsdale (Arizona), ha superato il miliardo di dollari di fatturato, con una crescita del 50% (dovuta in larga parte all’incorporazione di Red Prairie) e 3200 clienti nel mondo (tra cui Dell, Coca Cola, Du Pont, Tesco, Safeway, Marriott, BA, Michelin, LG, Macys, Hyundai), dei quali circa 150 in Italia. Nel nostro Paese infatti la società ha una filiale attiva da una decina d’anni, e recentemente Franck Lhereux, Vice President South & CE Europe, e Stefano Scandelli, Vice President South Europe, ne hanno illustrato il posizionamento e le strategie.
«In Italia abbiamo aperto nel maggio 2003, partendo da una quarantina di clienti ereditati da acquisizioni, poi in questi anni anche grazie alle altre acquisizioni siamo arrivati a 150 clienti italiani, di cui 120 nel retail e distribuzione (il business “core” originario di JDA), e 30 nel manufacturing – spiega Scandelli -. L’ecosistema in Italia comprende una quarantina di consulenti certificati, interni e presso i partner, che sono primari system integrator».
Tra i clienti italiani, precisa Scandelli, ci sono realtà multinazionali di dimensione globale, ma anche PMI: «Tra quelli che possiamo citare ci sono Conad, Despar, Coop, Pam, Crai, Luxottica, St Microelectronics, Bticino, Sogefi: in Italia JDA ha investito a ragion veduta, anche per localizzare il software, e i risultati ci stanno dando ragione». Al contrario di molte altre filiali di software vendor internazionali, pur appoggiandosi al canale JDA Italia ha un ruolo molto attivo nei progetti presso i clienti: «La quota di business diretta in Italia è dell’80%: siamo presenti in tutti i progetti, almeno come executive sponsor, mentre quando c’è in gioco un partner, tocca a lui il ruolo di prime contractor ma noi siamo l’owner della parte applicativa».
Cento soluzioni per un mercato italiano molto frammentato
Rispetto ad altri Paesi, spiega Franck Lhereux, il mercato italiano è molto frammentato. «Nel Grocery Retail in Spagna ci sono 15 operatori, nel Regno Unito 10, mentre in Italia ce ne sono almeno 150: se aggiungiamo distribuzione del farmaco, home office, fashion, general merchandising, il mercato totale indirizzabile in Italia è di circa 350 aziende. Noi siamo avvantaggiati dall’ampiezza del portafoglio d’offerta, che comprende un centinaio di soluzioni, disponibili anche in modalità cloud: possiamo “entrare” in un’azienda con il supply chain management, e poi aggiungere warehouse management, pianificazione nei negozi, gestione di promozioni e pricing, relazioni con i fornitori».
Sia per le aziende manifatturiere, che per il retail, i cambiamenti degli ultimi anni hanno accresciuto l’importanza delle supply chain: «In molti mercati ormai si compete a livello globale, con cicli sempre più compressi e ordini sempre più frammentati da coordinare, e d’altra parte il Mobile e l’E-commerce hanno alzato le esigenze del consumatore, che è più informato, può confrontare caratteristiche, prezzi e offerte, e chiede personalizzazioni, e consegne rapide e puntuali».
Tutto questo richiede ai produttori supply chain agili e reattive, e ai retailer strategie davvero “omnichannel”, ma la realtà è che il problema più diffuso in quest’ambito è la disconnessione tra pianificazione ed esecuzione, che si traduce in inefficienze ed eccessi di scorte. «L’organizzazione logistica è fondamentale anche per chi vende online: ancora oggi ci sono forti differenze nella qualità e puntualità delle consegne degli E-commerce merchant», conclude Lhereux.