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IBM, il Cognitive Computing serve anche per una Supply Chain più intelligente

Gestire e mitigare i rischi, preparandosi anche agli imprevisti. Ottimizzare le consegne, gestendo in modo automatizzato anche le eccezioni. Sviluppare servizi di personalizzazione, non solo del prodotto ma anche delle spedizioni. «Per raggiungere questi obiettivi la sola analisi dei dati non basta più, serve “potenza di apprendimento”», spiega Jeanette Barlow, VP Offering Management and Strategy, Watson Supply Chain di IBM

Pubblicato il 06 Apr 2017

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«I cambiamenti nei modelli di business sempre più ‘in chiave’ digitale generano intensa pressione sulla supply chain. Avere una migliore visibilità dei processi e dei dati può aiutare a prevedere e mitigare le interruzioni delle attività operative e i rischi che minacciano il vantaggio competitivo aziendale. Per raggiungere tali obiettivi la sola analisi dei dati non è più sufficiente, serve la potenza di ‘apprendimento cognitivo’ di soluzioni come Watson Supply Chain che aiuta le aziende non solo a migliorare le azioni e le decisioni quotidiane ma anche a velocizzare l’intera organizzazione».

Questo lo ‘slogan’ scelto da Jeanette Barlow, Vice President, Offering Management and Strategy, Watson Supply Chain di IBM durante l’evento tenutosi qualche settimana fa a Las Vegas dedicato a Watson Customer Engagement (IBM Amplify 2017), ossia l’intelligenza artificiale di Big Blue applicata a Marketing, Commerce e Supply Chain. Un messaggio tutt’altro che banale cui fa eco l’intervento di Simon Ellis, analista di IDC e direttore della practice IDC Manufacturing Insights, che possiamo riassumere con queste considerazioni:

1) bisogna prepararsi per l’evento inatteso (“black swan”, il cigno nero), ossia capire cosa accade tra i propri fornitori e cosa vogliono i propri clienti (e i consumatori finali, anche se si fa B2B) con analisi predittive, dice Ellis, «che significa anticipare gli eventi non facendosi trovare impreparati»;

2) è fondamentale pensare alla strategia della personalizzazione, ma dalla prospettiva della supply chain questo genera molte complessità organizzative: «Questa è una delle sfide più grandi per i manufacturer perché la personalizzazione non riguarda solo il prodotto, potrebbe riguardare il servizio cioè come viene venduto, spedito, consegnato… con inevitabili impatti sulla struttura e sui processi dei team operativi della supply chain», spiega l’analista;

3) innovare collaborando: «Condividere e collaborare prima di tutto tra dipartimenti della stessa azienda (la gestione della supply chain riguarda molti reparti aziendali) ma estendere poi tale collaborazione a tutta la filiera, dal primo fornitore fino all’utente finale abilita innovazione reale», è il suggerimento di Ellis;

4) il controllo richiede visibilità, irraggiungibile senza gli adeguati strumenti tecnologici che oggi trovano nell’intelligenza artificiale un supporto concreto ed efficace.
Partendo dalle considerazioni di Ellis, la risposta tecnologica proposta da IBM si chiama Watson Supply Chain, una piattaforma disponibile in cloud che racchiude differenti funzionalità, tra le quali:

Supply Chain Insights: sistema per l’analisi dei rischi e la loro prevenzione e mitigazione;

Supply Chain Business Network: piattaforma per semplificare le connessioni tra gli attori dell’intera catena di valore rendendo visibili le informazioni necessarie a gestire le operazioni di consegna/distribuzione/trasporto (comprese le eccezioni) migliorando il flusso di informazioni in relazione al business;

Order Management: sistema che con solo semplifica i processi di gestione degli ordini ma consente di monitorarli da un unico punto di accesso/controllo integrato anche con i sistemi di inventario e di magazzino; dalla prospettiva del cliente significa poter finalizzare un ordine da qualsiasi canale.

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