Molte aziende e Pa utilizzano già, nelle proprie attività quotidiane, tecnologie che fino a ieri erano considerate di frontiera- come analytics su Big Data e Cloud- e stanno migrando verso un modello digitale evoluto. Per di più, ci riescono con tranquillità, con facili ritorni economici, utilizzando le tecnologie presenti sul mercato, ormai alla portata di tutti. Una trasformazione sta prendendo vita in tante normali aziende: è quanto emerso, in evidenza, durante il Huawei Enterprise Roadshow, del 13 giugno, a Milano.
E’ stata occasione di fare il punto sulle tecnologie Huawei che sta conquistando uno spazio crescente nel mercato italiano (servizi di telepresenza, IP Contact Center, UC&C, soluzioni Cloud Computing e per datacenter, tra le altre cose). Ma anche per analizzare che sta succedendo sul campo, tra le aziende italiane: con una presentazione di Alessandro Piva, responsabile della ricerca dell’Osservatorio sul Cloud della School of Management-Politecnico di Milano e poi con due tavole rotonde e dieci casi di studio.
Piva ha portato numeri che dimostrano un cambiamento già in atto. I lavoratori di concetto “non tradizionali” hanno già superato quelli tradizionali, 57 per cento contro 43 per cento, in Italia (su un campione di mille utenti professional). Sono quelli che, per lavorare, utilizzano dispositivi propri o comunque scelti personalmente; che hanno orari flessibili e godono di una certa autonomia; oppure quelli che lavorano fuori dall’ufficio, in mobilità, per almeno metà del tempo.
E’ lo stesso business delle aziende a cambiare e la tecnologia le accompagna di pari passo. Secondo l’Osservatorio del Politecnico, il 63 per cento delle grandi aziende (su un campione di 73) ha adottato la virtualizzazione; il 29 per cento il cloud Saas pubblico e l’8 per cento lo Iaas pubblico.
Queste cifre, riportate da Piva, dimostrano come offerta e domanda hanno grossi margini di crescita, nel cloud e non solo (in generale in tutte quelle forme tecnologiche che cambiano profondamente il modo di lavorare). Ma è un processo che avverrà e di fatto molte aziende l’hanno abbracciato serenamente.
Nella prima tavola rotonda, un gruppo di clienti Huawei ha mostrato cinque casi di studio su come fare evolvere i sistemi legacy. Sirti ha raccontato per esempio come ha migliorato- automatizzandoli- i sistemi di cui si serve Infratel (presso il ministero allo Sviluppo economico) per progettare reti in fibra ottica. Qualta ha introdotto tecnologie Huawei nei datacenter La7. ComTel ha aiutato l’Asl Napoli Nord ad adottare soluzioni storage ad alte prestazioni, disaster recovery e virtual desktop, riducendo costi e complessità dei sistemi. Imet ha fatto evolvere invece il sistema legacy di una società di recupero crediti, introducendo (anche se con tecnologie non Huawei) un motore di call out con un sistema predictive in grado di aumentare il rendimento degli operatori fino al 40 per cento.
Con Alpitel ci si è spostati invece all’Autodromo Nazionale di Monza, che è stato dotato di una rete Wi-Fi economica e flessibile per giornalisti e fotografi.
La seconda tavola si è occupata di progetti concreti di innovazione. Come quello di Dedagroup, che ha portato tablet e applicazioni ad hoc in una grossa catena di ristoranti, per prendere l’ordine del cliente, preparare il conto, sincronizzare la consegna dei piatti nel rispetto dei diversi tempi di preparazione.
Sinergy si è occupato del delicato tema della protezione di dati sanitari, per il gruppo farmaceutico Chiesi, riducendo il downtime. Una utility è stata aiutata da Alascom a rendere realtà il contact center 2.0, con strumenti social e video. L’azienda Impianti ha mostrato come un router Huawei è potuto diventare, nell’operatore Wind, il fulcro per servizi di comunicazione unificata. Unisys ha curato la piattaforma per gestire la raccolta dei dati elettorali al Comune Roma (scrutini, affluenze).
Come si vede, sono storie di quotidiana evoluzione e innovazione che qualsiasi azienda può imitare e fare proprie: la tecnologia è già pronta a questo.