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Google I/O, il cantiere delle idee e cosa cambia davvero per il canale…

La due giorni di San Francisco non ha presentato vere e proprie novità in assoluto, ma ha proposto una serie di strumenti e progetti rivolti soprattutto all’integrazione di dispositivi attuali e futuri, con grande attenzione al mondo wearable e qualche anticipazione sul nuovo Android. Smaltita la sbornia di news e aggiornamenti, l’analisi delle novità più importanti arrivate nel corso di un evento cruciale e di quello che cambierà per il mondo degli sviluppatori

Pubblicato il 22 Lug 2014

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Per chi si aspettava una nuova rivoluzione tecnologica, la grande attesa intorno alla due giorni di San Francisco per la settima edizione di Google I/O probabilmente è andata almeno in parte delusa. Spunti e novità tuttavia non sono mancati. Preso atto di argomenti molto attuali relegati praticamente in un angolo, come il destino di Glass e quello di Plus prima di tutto, la maggior parte delle discussioni è ricaduta su applicazioni di stampo più concreto, fornendo non tanto i risultati finali quanto gli strumenti per chi è chiamato a mettere in pratica l’innovazione. Significativo in quest’ottica, il ruolo inquadrato per gli smartwatch, visti non tanto come dispositivi indipendenti quanto come una sorta di comando a distanza dello smartphone, e in futuro di altri apparati dell’orbita Google, a partire dal sistema di automotive. Oltre alle anticipazioni sulla nuova e attesa versione di Android, spazio anche per ragionare in un contesto multipiattaforma.

Proprio per la portata della partita che si giocherà nei prossimi anni sui dispositivi indossabili, la cautela è apparsa d’obbligo. In abbinamento con l’arrivo ormai imminente di Internet of things, le prospettive sono tante almeno quanto i problemi da risolvere e di conseguenza azzardare un passo più lungo della gamba in questo momento potrebbe rivelarsi controproducente. Il tema è infatti risultato centrale già nell’intervento di apertura, affidato a Sundar Pichai, senior VP of Android, Chrome, and apps dell’azienda, mirato proprio a sottolineare come sia Android sia Chrome evolveranno in modo da gestire i dati provenienti dalla diffusione dei sensori e supportare la messa a punto delle relative applicazioni su smartphone e tablet. In un’ottica più estesa, il discorso coinvolge anche i sistemi di bordo per gli autoveicoli e i rapporti con i distributori automatici.

D’altra parte, con un numero di utenti superiore al miliardo, Android è chiamato a soddisfare grandi e svariate attese, dall’alto del 62% di presenza sui nuovi tablet. Una presenza inoltre, sempre più diversificata. Dal semplice dispositivo mobile, il campo di applicazione cresce per includere televisori, sistemi wearable, autovetture e altro ancora. Da qui l’intenzione di favorire la massima interoperabilità in una visione a tutto campo, vale a dire permettendo all’utente di passare da uno strumento all’altro senza soluzione di continuità. In pratica, una sorta di sistema one size fit all, indipendente dal contesto. Di questo si occupa Wear, al momento poco più di un progetto, finalizzato proprio a sfruttare lo smartwatch come interfaccia per le mansioni più frequenti dello smartphone.

Un utente controlla in media il proprio smartphone 125 volte al giorno. Da qui, una grande attenzione ai canali di interfaccia, con la prospettiva, anche se appare ancora presto al momento per parlare di possibilità concreta, di sfruttare sempre più i comandi vocali. Gli stessi alla base di Auto, l’idea di come sarà allestita un’automobile in un futuro prossimo. Una volta connesso lo smartphone al cruscotto, sarà possibile sia gestire i comandi di guida sia eseguire applicazioni come naturalmente il navigatore, ma anche apposite app progettate per la gestione di una flotta di vetture aziendali.

Non è uno degli argomenti più popolari in riferimento a Google, ma i Chromebook stanno progressivamente guadagnando consensi insidiandosi quale terzo incomodo tra Windows e Mac. Anche in questo caso, la carta da giocare è l’interoperabilità. Per esempio, all’avvio di un portatile Chromebook, viene rilevata la presenza di uno smartphone associato per allineare permessi, app e accesso ai servizi. Notifiche di chiamate SMS e altre funzioni tipiche dello smartphone saranno visibili anche sul notebook e a breve la promessa è rendere compatibili pure le app.

Una sfida molto importante a livello aziendale, è Native Office Editing, il cui obiettivo è attirare l’utenza professionale strettamente legata al mondo Microsoft Office offrendo uno strumento totalmente compatibile con i relativi documenti. Partendo dall’acquisizione di QuickOffice, l’integrazione con Docs è finalmente ufficiale. In pratica, sarà possibile per esempio scaricare allegati Word da un’e-mail per modificarli con Docs rispettando il formato nativo, vale a dire senza conversione.

Più in generale, dal punto di vista delle applicazioni, l’obiettivo è realizzare strumenti in grado di facilitare la vita agli sviluppatori, e quindi invogliarli a ingrandire quella sorta di ecosistema intorno al quale continuare a prosperare e a espandersi. Esattamente questa è la direzione verso cui si muove L, vale a dire la nuova versione di Android. Ancora in parte ermetico come il proprio nome provvisorio, il sistema operativo dovrà assicurare la comunicazione a tutto campo tra le svariate opzioni in materia di connettività. In particolare, spicca Material Design, l’insieme di strumenti di sviluppo concentrati soprattutto sull’interfaccia. Secondo Google, L comprenderà circa cinquemila nuove Api, con moduli per l’animazione e la visualizzazione 3D più realistica. Le notifiche potranno essere visualizzate anche con lo schermo in modalità blocco. Prospettive di sicuro interesse, prevedibilmente però con pesanti impatti sull’autonomia. In attesa di novità sul fronte hardware, Google provvede con il progetto Volta, comprendente tra l’altro Battery Historian, strumento che indica il consumo di risorse suddiviso per applicazione e processi. Dal punto di vista degli sviluppatori, Job Scheduler è un’Api utile a gestire la manutenzione del sistema e gli aggiornamenti solo in presenza dell’alimentazione di rete.

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