Word Economic Forum

Davos 2020, focus su sostenibilità e climate change. I leader alla ricerca di risposte (anche tecnologiche)

L’emergenza climatica comporta nuovi rischi per le imprese e richiede un nuovo modello economico e di leadership, confermano nuovi studi pubblicati in occasione del 50esimo vertice del World Economic Forum, che riunisce in Svizzera 1500 politici, top manager e studiosi. L’innovazione digitale, dopo 20 anni di crescita a rotta di collo, è a un bivio: da un lato viene in soccorso, dall’altro pone delicate questioni etiche e morali che è urgente affrontare

Pubblicato il 20 Gen 2020

Manuela Gianni

Direttrice, Digital4Executive

Davos 2020

Il cambiamento climatico e la sostenibilità del modello economico delle imprese sono i temi scelti per Davos 2020, l’annuale summit del Word Economic Forum (WEF) – quest’anno alla sua 50esima edizione – che riunisce nella località delle Alpi svizzere leader politici, top manager e studiosi per discutere e tracciare linee di indirizzo per il futuro. L’evento prevede quattro intensi giorni di incontri e dibattiti con 1500 speaker, fra cui il presidente Trump, Angela Merkel, Satya Nadella (CEO di Microsoft), Ren Zhengfei (CEO di Huawai) e moltissimi altri business leader. Ci sarà -novità di quest’anno- anche una delegazione di giovani, capeggiati dall’attivista Greta Thunberg, invitata insieme ad altri coetanei impegnati su temi ambientali e sociali in tutto il mondo.

Un nuovo disordine mondiale: i business leader devono agire

Sarà per l’impressionante spettacolo dell’Australia in fiamme, ma il clima del summit quest’anno sembra essere quello dell’emergenza, di un “nuovo disordine mondiale” (la definizione è del premier della Finlandia) che ha bisogno di interventi efficaci e tempestivi. Occorre mettere al sicuro il nostro pianeta, che si sta consumando a un ritmo insostenibile, contrastare la fortissima concentrazione della ricchezza e il divario sociale (Oxfam ha rilasciato per l’occasione un nuovo rapporto), promuovere nuovi modelli di business postcapitalisti ed ecocompatibili, che non guardino solo al denaro come indice del valore generato.

La sfida è altissima. I profitti possono davvero essere green? E come può un manipolo di ricchi e potenti ultracinquantenni affrontare temi che riguardano soprattutto i diseredati e le generazioni future, ironizzano in molti?

La novità è che si è ormai diffusa la consapevolezza che il cambiamento climatico è un tema che riguarda da vicino i manager e gli imprenditori perchè minaccia la sopravvivenza delle imprese stesse, generando nuovi rischi da gestire con urgenza. Ed è proprio il WEF a dirlo in un rapporto appena rilasciato, dal titolo “Perché la crisi che minaccia la natura è rilevante per il business e l’economia”. Il rischio, come ha evidenziato bene in questo articolo il Prof. Bertelè, è quello dell’eco-disruption. Anche McKinsey ha rilasciato uno studio dettagliato, arrivando alle stesse conclusioni: il climate change avrà un impatto socioeconomico significativo e i paesi più esposti sono quelli più poveri. Ecco perché, conclude, i business leaders devono agire. In pratica, per le aziende significa “pensare al clima quando si prendono decisioni riguardo l’allocazione dei capitali (la nuova parola d’ordine per gli investimenti è ESG, Environment Social Governance), lo sviluppo di prodotti e servizi, la gestione della logistica”, si legge nel lungo rapporto.

Il ruolo delle tecnologie: Tech for Good o minaccia per l’umanità

E il digitale? Dopo 20 anni di innovazione e crescita a rotta di collo, il mondo dell’innovazione sembra essere a un bivio: è tempo di guardare il lato umano delle cose, scrive Accenture, presente in forze a Davos 2020. Il business del futuro deve saper creare valore in modo responsabile, e la leadership, così come la conosciamo, deve cambiare approccio.

La tecnologia ha dimostrato in questi anni di poter essere un grande alleato dell’uomo, nella sanità come nell’agricoltura, nella scuola come in fabbrica, e così via. Oggi però si parla di tecnologia a fin di bene, proprio a volerne evidenziare gli aspetti positivi: “Tech for Good” è una delle tematiche in agenda a Davos 2020. Se è vero che ogni nuova tecnologia è di per sé “disruptive”, ovvero cancella posti di lavoro (creandone di nuovi) e genera scossoni a livello sociale, la velocità e la scala del cambiamento innescato dal digitale non ha precedenti. Cosa è umano e cosa non lo è? Rispondere è diventato difficile, perchè la tecnologia è ovunque. Si pongono di fronte a noi dilemmi di tipo etico su temi cruciali per lo sviluppo dell’umanità, dalle manipolazioni genetiche dei feti all’uso dei robot in guerra, o agli algoritmi dell’intelligenza artificiale che decidono al posto nostro.

Sembra finita dunque l’epoca dell’entusiasmo incondizionato verso Internet e l’economia digitale, mentre iniziano a prendere piede diffidenza e la sfiducia. E’ tempo dunque di rallentare la corsa per modellare il futuro: di questo parleranno a Davos 65 esperti. Come combattere il cyber crime e proteggere i dati? Qual è il potenziale del quantum computing? Quali sono i nuovi confini competitivi della quarta rivoluzione industriale? Come arginare i Deepfake? Quali conseguenze porterà l’uso prolungato degli smartphone sin dall’infanzia? Dove ci porteranno le nuove interfacce macchina-cervello che rendono gli umani Cyborg?

Le questioni sul tavolo dell’innovazione sono spinose, e un meeting di esperti come quello di Davos non può che accelerare la circolazione di idee e la consapevolezza generale. La tecnologia di per sé è neutra: è dovereresponsabilità nostra orientarla nella giusta direzione. Con la speranza che i tecnoscettici non alimentino, anche in questo ambito, paure neoluddiste e allarmi infondati. Il futuro va accolto con fiducia, realismo e ottimismo.

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