La prima cosa che ci viene mostrata visitando a marzo i laboratori della nuova sede di Alcatel-Lucent – inaugurata lo scorso novembre a Vimercate – ed entrando nella demo room del Multimedia Communication Center (MCC), è un’applicazione di “software-defined networking” (SDN) che virtualizza e automatizza la gestione policy-driven di servizi di rete e applicazioni a livello geografico, portandola non solo tra data center, ma estendendola anche a filiali e uffici remoti.
La soluzione, VNS (Virtualized Network Services), è stata mutuata dalla venture Nuage Networks, startup della Silicon Valley, e rappresenta una sintesi del piano di rifocalizzazione di Alcatel-Lucent. Un piano che la sta proiettando nel mercato mondiale come specialista nelle tecnologie oggi al cuore delle reti di ultima generazione, come IP networking, cloud e sistemi di accesso ultra-broadband.
Alberto Lotti, Direttore Marketing Italia, spiega come la società ha trovato soluzione ai vincoli di costi e tempo che attanagliano i grandi utenti di fascia enterprise: «In questi casi i problemi si verificano quando una grande società collega una nuova filiale al Cloud, perché tipicamente questi branch office hanno apparati di rete legacy che creano grossi ritardi». Più le filiali sono numerose, e più i tempi d’integrazione dell’infrastruttura e di provisioning dei servizi si dilatano.
L’implementazione della soluzione VNS, dice Lotti, si differenzia totalmente da quella di altri sistemi sul mercato, e punta a eliminare il collo di bottiglia degli apparati di networking proprietari. «Oggi la maggior parte dell’offerta dei vendor implica per l’utente l’installazione nella filiale di un apparato CPE molto costoso. Abbiamo visto che facendo questo prodotto hardware con funzionalità molto basilari e lavorando in gran parte sul software, i costi Capex per utente si riducono a un decimo, quelli Opex diventano la metà, e il tempo di tune up della nuova filiale migliora di dieci volte».
Le piattaforme CPE (customer premise equipment) di VNS sono open (architettura x86), software-based, e formano una soluzione che è diventata commercialmente disponibile dal primo trimestre di quest’anno. Alla fine, spiega Pierluigi Novelli, Manager del MCC, a casa dell’utente aziendale si porta solo uno “scatolino”, in grado però di comunicare con tutto il resto del Cloud.
I nodi fisici si creano una sola volta, dopodiché qualunque collegamento e intervento di riconfigurazione tra i vari apparati hardware è realizzabile via software, astraendo l’infrastruttura della rete fisica sottostante, attraverso la creazione a Livello 3 di tunnel VPN (virtual private network) come quelli VXLAN (virtual extensible LAN) o GRE (generic routing encapsulation). Il tempo richiesto si riduce a pochi istanti per la configurazione del tunnel e degli apparati di volta in volta interessati, senza più necessità di mandare nella filiale personale specializzato, per eseguire interventi manuali di cablaggio.
Tre centri di ricerca e sviluppo in Italia
Pur elemento d’avanguardia dell’offerta e d’innovazione tecnologica, le soluzioni di SDN costituiscono comunque un solo tassello di una gamma di prodotti e sistemi molto più ampia e diversificata. All’interno del parco tecnologico Energy Park, la nuova sede Alcatel-Lucent di Vimercate ospita un migliaio di dipendenti, e sorge su un’area di circa 33 mila metri quadri, dei quali 7 mila sono occupati dai laboratori di ricerca e sviluppo, in cui lavorano 130 addetti.
I laboratori di Wireless Transmission accorpano le attività R&D nelle comunicazioni basate su microonde e rappresentano il principale centro di riferimento mondiale dell’azienda. Qui, spiega Morena Ferrario, Worldwide R&D Microwave Program Manager e responsabile del centro R&D Wireless Transmission di Alcatel-Lucent Italia, il portafoglio di soluzioni è completo. Si va, ad esempio, dagli apparati per il backhauling mobile di small cell in ambiente urbano, agli apparati per il backhauling di macro cell, ai sistemi “long-haul” che possono arrivare a una capacità di 20 Gbps coprendo distanze anche di 150-200 Km.
Nella gamma, un fiore all’occhiello introdotto già nel 2008 e poi continuamente innovato, sono i ponti radio 9500 MPR (Microwave Packet Radio), progettati per facilitare gli operatori nella migrazione dalle tecnologie legacy (TDM, ATM) verso quelle a pacchetto (4G/LTE), e indicati per applicazioni outdoor in ambiente urbano, dove permettono di ridurre i costi operativi e i consumi di energia.
Nei laboratori Wireless Transmission le attività di progettazione si caratterizzano per un approccio end-to-end: «La nostra unicità è che andiamo dalla definizione dell’intero sistema, allo sviluppo software, hardware, fino alla validazione finale» aggiunge Ferrario. Ad esempio, gli apparati 9500 MPR, pur con un terzo dell’ingombro dei sistemi precedenti, sono scalabili e resilienti, grazie all’implementazione di tecnologie brevettate e sviluppate internamente. Queste spaziano dagli algoritmi di compressione dei pacchetti, modulazione e aggregazione delle portanti per regolare la capacità trasmissiva nelle varie condizioni del segnale, agli evoluti meccanismi di QoS (quality of service) che assicurano la compliance con gli SLA (service level agreement).
Nell’area TEC (Technical Customer Support) si eseguono invece caratterizzazione, test e validazione degli apparati e delle soluzioni di rete, riproducendo anche situazioni reali di funzionamento delle reti dei clienti. La possibilità di simulare l’operatività delle reti trasmissive in scenari di reale utilizzo, in diverse condizioni meteo e in ambienti a radiofrequenza “selvaggi” permette di collaudare la robustezza e l’affidabilità degli apparati prima del loro deployment sul campo. In particolare, il Laboratorio di Compatibilità Elettromagnetica è dotato di una camera anecoica (priva di eco) e di una semi-anecoica per l’esecuzione dei test di conformità alle principali normative EMI (electromagnetic interference) vigenti nel settore civile e militare.
Un’altra componente fondamentale della strutttura R&D sono i laboratori di ricerca sulla tecnologie ottiche WDM (wavelenght division multiplexing), che servono a soddisfare la “fame” di banda di operatori e grandi aziende, generata dal traffico crescente che data center e reti metropolitane devono riuscire a supportare. In particolare, sulle reti metro, uno studio dei Bell Labs prevede un’espansione del traffico del 560% entro il 2017. Proprio per rispondere a questa richiesta di banda, a marzo Alcatel-Lucent ha espanso la propria piattaforma di trasporto ottico 1830 PSS (Photonic Service Switch) – attualmente usata, dichiara la società, da oltre 500 clienti nel mondo – tramite l’aggiunta di nuovi elementi progettati in modo specifico per le reti metropolitane. Queste unità per reti ottiche in sostanza permettono a operatori e aziende di ampliare la capacità a seconda della gamma di servizi e della mole di traffico. Nel caso dei service provider, 1830 PSS supporta i servizi di comunicazione di rete (aggregazione in accesso, content delivery, mobile backhaul), mentre per le grandi aziende fornisce il supporto dei servizi di rete necessari (interconnessione di data center e di reti WAN).
La piattaforma 1830 PSS è cloud-optimized, è formata da diversi sistemi (1830 PSS-4, 1830 PSS-8, 1830 PSS-16) e grazie a tecniche di switching distribuito permette a operatori e aziende di scalare con agilità la capacità su reti metro in funzione del traffico, adottando modelli “pay-as-you grow”. L’uso del 400G Photonic Service Engine (PSE) consente di gestire traffico fino a 400 Gbps, quadruplicando la capacità rispetto agli apparati a 100 Gbps. E ciò grazie allo sviluppo in-house di silicio e chip optoelettronici e fotonici all’avanguardia.
Un ruolo chiave è giocato dalla gestione e pianificazione della rete, fondamentale per risolvere le variabili di dimensionamento alla base della realizzazione delle dorsali ottiche nazionali e internazionali. Qui attraverso l’applicazione software 1830 EPT (Engineering Planning Tool) è possibile gestire gli oggetti ed elementi delle reti 1830 PSS-based, esportando poi file e dati nel sistema di gestione centralizzato 1350 OMS (Optical Management System).
Da citare anche il Technical Excellence Center IP and Transport, guidato da Nicola Filosa. Un centro dove gli apparati basati su tecnologie classiche (TDM, PDH, SDH/SONET) e più moderne (Ethernet, WDM) vengono configurati e collaudati simulando reti e applicazioni reali dei clienti. «Qui le tecnologie sono tutte presenti, perché gli operatori stanno programmando di effettuare transizioni dalla tecnologie tradizionali verso quelle più innovative» spiega Filosa. Quando gli operatori hanno problemi di natura tecnica (hardware, software, reti) contattano i call center del reparto di supporto tecnico, dove sono a disposizione reti simulate, in grado di replicare quelle dei clienti. A seconda del grado di complessità del problema, le chiamate possono essere reindirizzate, dal supporto TAC (Technical Assistance Center) di secondo livello, verso un centro TEC (Technical Excellence Center) di terzo livello.