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EMC prepara la “Software defined enterprise”

La trasformazione dell’IT secondo la società di storage, che opera in stretta collaborazione con le controllate VMware e Rsa e a partner strategici come Cisco e Intel. Jacques Boschung, Vice President Europe West di EMC: “Il software è il motore dell’innovazione”. Marco Fanizzi, AD di EMC Italia: “Misuriamo il nostro grado di successo anche in base alla capacità di soddisfare i clienti e le nostre persone: abbiamo ottenuto il massimo punteggio a livello europeo. Utilizziamo i Big Data e gli analytics per capire se un cliente è insoddisfatto e intervenire subito”

Pubblicato il 30 Gen 2014

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Jacques Boschung, Vice President Europe West di EMC

Emc in Europa sta crescendo a un ritmo superiore a quello degli Stati Uniti ed è proprio l’Italia il Paese del Vecchio continente che cresce di più. Un risultato che, secondo i manager della società, si deve a diversi fattori. Innanzitutto la vision e la capacità di innovare, in un mercato che si sta trasformando rapidamente e che vede nel software la principale fonte di innovazione. E accanto a questo l’orientamento al cliente e la capacità di rispondere tempestivamente alle richieste, in stretta collaborazione con i partner di canale.

Emc è in Italia dal 1987; l’AD Marco Fanizzi guida circa 500 dipendenti, distribuiti tra le sedi di Milano, Roma, Padova, Bologna e Torino. A livello mondiale, i dipendenti sono circa 60.000, per un fatturato 2013, appena annunciato di 23.2 miliardi di dollari (+7% anno su anno).

«Il mercato sta cambiando a un passo mai visto prima: il boom delle app, il social, il cloud i big data sono tutte forze che agiscono contemporaneamente. Dopo l’era del mainframe e quella del client-server è arrivata una nuova fase, quella della “software defined enterprise”: il software sta trasformando le aziende e il business, in ogni settore. Le aziende ormai guardano al workload. E quando si è al centro della trasformazione, o sei vincente o perdente», afferma Jacques Boschung, Vice President Europe West di EMC.

La road map tecnologica va dunque in questa direzione, anche accettando il rischio di cannibalizzazione dei prodotti precedenti, un rischio considerato invitabile. E la strategia contempla una federazione di aziende, un ecosistema che include sia quelle controllate, in particolare VMWare, Rsa, sia partner strategici come Cisco e Intel. L’obiettivo è dare ai clienti la possibilità di vedere la propria infrastruttura come un tutt’uno, indipendentemente dagli apparati sottostanti e dal vendor che li ha forniti, e gestirla in modo semplice, as a service, con un livello di automazione elevato. Non è più solo la virtualizzazione dei server che ha fatto il successo il VMware, ma un passo successivo, che include anche del network e dello storage. Gli ultimi annunci accelerano questa visione. Un esempio è ViPR, che punta a trasformare un’infrastruttura di storage multi-vendor in una piattaforma aperta di software-defined storage. O la piattaforma Pivotal, che consente di sviluppare rapidamente applicazioni e farle girare ovunque, in un cloud privato o pubblico, o di spostarle in modo agile da un ambiente all’altro. Una sorta di quello che era Java anni fa.

«Il software del futuro – anticipa Boschung – non sarà come quello di oggi, in cui si hanno a disposizione 2000 funzionalità ma se ne usano 10. Sarà piuttosto come i videogiochi: una volta che si è imparato a usare una versione, ovvero si supera un livello, si passa a quello successivo. E’un aspetto della consumerization. E capire quali funzionalità rendere disponibili ai clienti, in base al reale utilizzo, è un problema di Big Data», afferma il manager.

Marco Fanizzi, AD di EMC Italia

Altro tassello imprescindibile è la security. «Le password sono stupide e la sicurezza perimetrale è finita: ora c’è solo la sicurezza del dato. Non sarà più necessario il compromesso fra servizi e sicurezza», ha affermato.

C’è poi, dietro alla crescita di Emc, grande attenzione alle richieste dei clienti e in parallelo ai dipendenti e ai partner.

«Misuriamo il nostro grado di successo in base al market share, al raggiungimento obiettivi e alla capacità di soddisfare clienti e le nostre persone. La customer experience è valutata attraverso survey e abbiamo ottenuto il massimo punteggio a livello europeo. Abbiamo anche la sesta posizione nella classifica Greit place to work: eravamo 18esimi due anni fa», dice Marco Fanizzi, AD di EMC Italia, che aggiunge: «Abbiamo creato con i partner una value chain integrata e con loro ci siamo impegnati per arrivare a percepire il senso dell’urgenza dei nostri clienti, che hanno necessità di cambiamento. Oggi hanno più successo le aziende che sono aperte al mercato estero, ma queste sono anche più esposte alla competition e quindi hanno bisogno di IT: devono fare dell’innovazione un vantaggio competitivo. E’ una catena che non si può spezzare».

Ma come si fa, in pratica, ad aumentare la customer satisfaction? Bisogna giocare d’anticipo, in ottica predittiva. «Utilizziamo i Big Data e gli analytic per capire se un cliente è insoddisfatto e intervenire subito, non dopo che se ne è andato». Ed è fondamentale dare messaggi positivi, guardare ai tanti casi di successo e di innovazione che in Italia ci sono». Emc lo fa attraverso tanti eventi che permettondo di condividere queste esperienze positive, per dare, per quanto possibile, un contributo alla trasformazione del Paese.

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