Con una digitalizzazione ottimale delle multe, i Comuni potrebbero ottenere benefici per circa 105 milioni di euro l’anno e con una dell’attività degli Sportelli Unici delle Attività Produttive 270 milioni di euro l’anno, ma ad oggi solo lo 0,6% degli Enti Locali gestisce in modalità digitale la totalità delle attività del processo sanzionatorio e solo l’1% quelle dello Sportello Unico. La Gestione associata dell’ICT nei Comuni consente di ridurre i costi del 50%, ma in Italia queste esperienze maturano solo dopo processi lunghi e complessi, per problemi infrastrutturali, di formazione del personale e di governance. L’integrazione delle banche dati garantirebbe migliori servizi a cittadini e imprese, ma la metà degli Enti si affida ancora al formato cartaceo a causa della difficoltà a interagire con gli altri soggetti pubblici. Nella PA le tecnologie di virtualizzazione sono diffuse più che nel privato, ma l’utilizzo del cloud computing non supera il 10% dello scambio dei dati nei casi più virtuosi.
In questo scenario sarebbe fondamentale il “riuso”, la possibilità di rendere fruibili ad altri Enti i progetti di successo, che però non decolla per la mancanza di una panoramica completa sull’offerta di prodotti riutilizzabili, per la difficoltà nel matching fra chi cede e chi riutilizza, per l’assenza di tempo e personale disponibile da dedicare. E la comunicazione su Web della Pubblica Amministrazione risulta ancora poco sviluppata, così gli utenti vi sopperiscono soprattutto attraverso i social network, il canale preferito per discutere e informarsi sulla PA.
È quanto emerge dalla ricerca dell‘Osservatorio eGovernment della School of Management del Politecnico di Milano (www.osservatori.net*), presentata in un convegno a Roma.
“La Ricerca mostra chiaramente come in Italia oggi la diffusione dell’eGovernment si presenti frammentaria, con esperienze virtuose che si affiancano a situazioni di grave ritardo – afferma Giuliano Noci, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio eGovernment della School of Management del Politecnico di Milano – In una condizione di sempre minori risorse economiche a disposizione, è necessario trovare modelli organizzativi ed economici che rendano l’innovazione capace di trovare il proprio sostentamento. E’ urgente una governance dell’innovazione della Pubblica Amministrazione”.
Who's Who
GIuliano Noci
Professore ordinario di Marketing al Politecnico di Milano
La Ricerca rileva come, secondo i Comuni, un ruolo cruciale, non solo di coordinamento, ma anche di indirizzo e formulazione di linee guida operative, possa e debba essere svolto dalle Regioni, nel ruolo di soggetti attuatori per eccellenza. Ma gli Enti Locali indicano anche la necessità forte di una regia nella gestione dell’innovazione a livello nazionale.
“Oggi, grazie anche alla recente costituzione della dell’Agenzia per l’Italia Digitale, sembrano emergere le condizioni di contesto perché si affermi un sistema integrato di governance dell’innovazione – prosegue Giuliano Noci – su tre livelli: centrale, di indirizzo e definizione delle macro-strategie, incardinato nell’agenzia; territoriale, per il raggiungimento di economie da massa critica, imperniato sulle Regioni; infine locale, per la gestione dei servizi di consulenza ai singoli Comuni, costituito da centri servizi e/o consorzi di Enti”.
A frenare l’introduzione e la gestione del cambiamento nella Pubblica Amministrazione oggi in Italia sono soprattutto i vincoli di spesa imposti dal Patto di Stabilità (per l’82% degli enti locali) e più in generale la mancanza di adeguate risorse, economiche o di personale, l’inadeguatezza o il disallineamento delle soluzioni con la normativa, la difficoltà di coordinamento con altri soggetti, sia interni all’Ente che esterni (Ministeri e loro Agenzie), altri Comuni o Regioni.
Gli Enti però si stanno sempre più organizzando per gestire il processo di cambiamento: il 72% dichiara di disporre già di un’unità organizzativa dedicata alla gestione dell’innovazione, il rimanente 28% ha affidato tale funzione alla struttura sistemi informativi o agli affari generali. Anche se ben due Enti su tre denunciano, tra le principali criticità nel gestire i processi di innovazione, la mancanza di adeguato commitment politico. Emerge inoltre in maniera evidente come la frammentazione dei compiti e la mancanza di un chiaro ruolo dei diversi livelli istituzionali renda ancora meno efficiente ed efficace l’azione dei singoli Enti.