Si chiama DXC Virtual World ed è la proposta nel metaverso di DXC Technology, colosso dei servizi IT enterprise da 130mila dipendenti nel mondo e 17,7 miliardi di dollari di fatturato (nato dalla fusione nel 2017 fra Computer Sciences Corporation e Hewlett Packard Enterprise Enterprise Services). È stata presentata alla stampa in una conferenza organizzata al suo interno.
Si tratta di una piattaforma agnostica, sviluppata in collaborazione con Virbela, pensata per le convention e le fiere, stand inclusi, capace di ospitare fino a 2500 partecipanti, ma utilizzabile anche come ufficio virtuale.
DXC si propone come “metaverse service provider”, in grado di configurare la piattaforma per le esigenze specifiche, offrire consulenza, formazione e supporto per l’organizzazione di eventi. Prima di lanciarla sul mercato, l’azienda l’ha sperimentata internamente per i propri eventi, riscontrando un alto gradimento. I vantaggi per le aziende? Una maggiore collaborazione tra le persone, grazie a un’esperienza più ricca di una classica videocall; risparmio dei costi nell’organizzazione di eventi; una spinta al cambiamento culturale verso l’innovazione. E anche maggiore inclusione, in particolare per accogliere persone con disabilità, un tema su cui DXC sta lavorando in collaborazione con The Scott Morgan Foundation.
Quello del metaverso è un mercato in crescita, spinto dalla esigenza di forme di collaborazione innovative del lavoro da remoto, esploso con la pandemia e destinato a restare. Stime presentate da DXC parlano di un valore previsto di 800 miliardi di dollari nel 2024. I colossi del settore, con Meta (Facebook) e Microsoft in testa, stanno investendo pesantemente, mentre i brand del Fashion Retail si sono lanciati immediatamente nelle sperimentazioni. In ambito professionale, la collaborazione nella realtà virtuale, ditta anche immersiva, riesce a ingaggiare le persone nel lavoro più di quanto avvenga oggi con le piattaforme di videocomunicazione. Sarebbe dunque una soluzione a uno dei problemi più sentiti nel remote working, che è proprio quello di un disingaggio delle persone, che frequentando poco o per nulla gli uffici perdono senso di appartenenza nei confronti delle organizzazioni.
Il metaverso piace soprattutto alla Generazione Z, i giovani nati fra il ’96 e il 2010, oggi i più propensi all’uso di realtà virtuale e aumentata nel quotidiano: dati presentati all’evento dicono che l’80% desidera lavorare con tecnologie innovative, e il 91% considera questo aspetto importante quando cerca lavoro.
Ci vorrà dunque un po’ di tempo, ma ci sono pochi dubbi: prepariamoci al nuovo mondo virtuale del lavoro, che diventerà presto la normalità.