O si impara, lentamente, o ci si affida a chi è specializzato. Dimension Data ha tagliato corto il proprio percorso che porta al cloud, direttamente acquisendo, già 4 anni fa, due aziende focalizzate, OpSource, un public cloud provider statunitense posizionato su un’offerta di tipo enterprise, e Bluefire, fornitore di servizi in outsourcing australiano.
Acquisizioni che hanno portato all’organizzazione di un’apposita business unit dedicata al cloud, puntando direttamente a un’offerta di servizi gestiti sia sulla base di public cloud derivante da OpSource, sia verso un’estensione in direzione di un concetto di Next Generation Data Center, fondato sull’hybrid cloud «che prende in considerazione la trasformazione dell’IT on premises delle aziende verso alti livelli di automazione, nella logica di una maggiore flessibilità nella gestione dell’infrastruttura – spiega Enrico Brunero, ItaaS Service Unit Manager di Dimension Data Italia -, coniugata comunque con un approccio verso il public cloud, garantendo però caratteristiche di sicurezza, scalabilità, gestione delle informazioni e configurabilità, tipiche delle esigenze business. Un approccio che ci ha portato a costruire un’offerta che potesse essere utilizzata sia da noi, per ampliare la nostra proposizione di public cloud, sia dai nostri clienti, con la nostra Managed Cloud Platform (MCP), come piattaforma di partenza di servizi di private cloud, evoluta oggi con nuove funzionalità».
Sulla base di ciò, Dimension Data ha quindi esteso i propri poli da cui fornisce servizi di public cloud a 15 data center dislocati in 6 diverse region, di cui 3 in Europa, ad Amsterdam, Francoforte e Londra, consentendo ad aziende enterprise di erogare servizi ibridi utilizzando un’infrastruttura di private cloud collocata in un data center, proprio o esterno, spostando i workload applicativi in uno o più di questi data center dislocati worldwide.
Il tutto visto in un’ottica di servizio, senza pesare sui Capex, anche il private cloud, che viene offerto in forma di servizio gestito, visto che la gestione dell’infrastruttura è sempre a carico di Dimension Data, la quale ha, inoltre, aggiunto un’opzione di hosted private, ossia “tagli” del proprio public cloud dedicati a specifici clienti. Da qui, la decisione dell’azienda di aprire l’offerta anche a dei partner, nella strategia definita dal One Cloud Partner Program.
«La nostra copertura nell’erogazione di servizi è in 120 Paesi nel mondo, ma per altre region tale compito può essere svolto da operatori nazionali, quali telco, service provider, system integrator o community provider che sono riconosciuti leader a livello locale o su determinati mercati verticali – afferma Brunero -. Proprio a questi ci rivolgiamo, offrendo un’infrastruttura coerente con il resto del nostro network per erogare dei loro servizi in white lable. Consentendo di mantenere i rapporti diretti con i loro clienti, estendendo l’offerta, oltre ai servizi di base che noi eroghiamo, con servizi propri e specifici per il mercato su cui si indirizzano. Potendo inoltre accedere anche a quelli degli altri partner del network». Queste elencate sono le caratteristiche degli Alliance Partner, che nel nostro Paese il system integrator punta ad averne uno di livello nazionale, mentre la frammentarietà del nostro mercato si presta particolarmente al coinvolgimento di altre tipologie di fornitori di servizi cloud.
«Negli ultimi mesi si è assistito a una forte proliferazione di cloud provider, spesso anche “improvvisati”, sull’onda della crescita di richiesta da parte del mercato – commenta il manager -. Si tratta, invece, di un mestiere complicato, dove non basta mettere insieme degli ingredienti per formare un’offerta. La tecnologia è, infatti, in continua evoluzione, come anche le esigenze dei clienti, che al cloud iniziano ad affidare applicazioni critiche. Si richiedono, quindi, competenze sempre più specifiche. Proprio a questi operatori di tipo più regionale ci rivolgiamo, che non hanno capacità di investimento tali da fare evolvere una propria infrastruttura cloud, ai quali mettiamo a disposizione dei livelli contrattuali più abbordabili, consentendo loro di mantenere il touch diretto sui loro clienti appoggiandosi ai nostri servizi in maniera trasparente».
Sono un centinaio gli operatori identificati, in grado di diventare dei cloud reseller che vendono servizi con il loro brand, in modalità hosted private, o servizi di Dimension Data. Un processo lungo di ingaggio, sul quale ancora pesa la scarsa cultura cloud che esiste nel canale e sul mercato in generale, restia ad affrancarsi dai modelli tradizionali di business, timorosi anche di perdere il pieno controllo sui clienti «un problema che il nostro modello consente di aggirare, lasciando la completa gestione del cliente da parte del partner» assicura Brunero.
E con l’obiettivo di portare una proposizione ibrida sul mercato mid-enterprise, nei giorni scorsi Dimension Data ed EMC hanno inoltre annunciato la Catalyst Alliance, che rafforza l’alleanza fra le due aziende e che si orienta verso una offerta di trasformazione delle infrastrutture IT dei clienti. Elemento centrale della nuova offerta è la Private Cloud Enterprise Edition, basata su architettura Vblock creata appositamente, con il software di orchestration e provisioning di Dimension Data pre-integrato da VCE e messa a disposizione dei clienti come Servizio Gestito.
Un’offerta che viene fornita a consumo, distintiva rispetto alle classiche offerte a canone fisso presenti sul mercato, che calcola il consumo effettivo dei servizi gestiti per il cloud privato. Si tratta di un accordo quadriennale a livello mondiale che prevede delle estensioni ai servizi erogati da tale infrastruttura, sia di public sia di private cloud, con gruppi di ingegneri di entrambe le aziende che stanno collaborando per aggiungere funzionalità e offerte congiunte.
Alla Private Cloud Enterprise Edition, sempre all’interno della Catalyst Alliance, si aggiunge l’offerta Managed Services for Storage, ossia servizi gestiti sullo storage on premises del cliente o su quello utilizzato dal cliente stesso sul public cloud, costruita con SRM Vipr di EMC. I partner EMC diventano, inoltre, appetibili anche per l’offerta di One Cloud Partner Program propria di Dimension Data, che se in Italia è in fase di recruiting, all’estero sta già portando i primi frutti, con partner pienamente ingaggiati, mentre nel nostro Paese il mid market è ancora alla finestra per vedere quali sviluppi il cloud sta prospettando nei prossimi mesi, con il canale che, di conseguenza, si mostra ancora cauto, in attesa di capire le intenzioni dei clienti.
«I più interessanti per noi sono Var o system integratori che sviluppano o personalizzano applicazioni per i propri clienti – conclude Brunero -, i quali hanno ottime competenze in ambito applicativo ma che non sono interessati a sviluppare competenze infrastrutturali. Oltre a questi esistono, poi, realtà di cloud broker, che fungono da advisor per i clienti per indicare dove allocare i servizi applicativi che vogliono portare sul cloud».