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PNRR e New Normal, nuove priorità e opportunità da cogliere. Cresce il ruolo del CIO

Come è cambiata la vita del CIO e del suo staff nell’ultimo anno e mezzo e quali sono le sfide di questa nuova normalità? Resilienza e business continuity sono le parole d’ordine, mentre cresce l’attenzione su sicurezza, skill e risultati certi. Ne abbiamo parlato con Massimo Ceresoli, Head of Innovation and Consulting di Orange Business Services

Pubblicato il 10 Gen 2022

Foto di Sergey Nivens da Shutterstock

La pandemia ha accelerato la digitalizzazione delle aziende, innescando in pochi mesi cambiamenti che in alcuni settori avrebbero richiesto anni per realizzarsi. I modelli di lavoro e di produzione sono completamente cambiati, le supply chain sono state totalmente stravolte, il CIO e il suo staff sottoposti a una pressione enorme. E mentre all’orizzonte si profila una nuova normalità ad alta intensità digitale, questa pressione sembra destinata ad aumentare. Ma quali sono le sfide che dovranno affrontare? Qual è l’identikit del partner ideale da cui farsi accompagnare in questo percorso? Ne abbiamo parlato con Massimo Ceresoli, Head of Innovation and Consulting di Orange Business Services.

«La pandemia – spiega il manager – ha obbligato le aziende a ripensare il modello organizzativo nel periodo dell’emergenza. Alcune aziende hanno accelerato processi che erano già in divenire per coprire le esigenze contingenti. Altre, invece, si sono ritrovate in difficoltà, o perché non avevano avviato una digitalizzazione significativa oppure perché il modello di lavoro e di produzione in uso mal si adattavano a una digitalizzazione intensiva. Questa situazione ha creato comunque non pochi problemi. Oggi siamo in una fase diversa, in cui ci troviamo a gestire una nuova normalità. Si tratta di un momento di cambiamento profondo sotto il profilo organizzativo e degli strumenti che si devono adottare. Per il CIO, però, questo New Normal rappresenta l’occasione di riaffermare il suo ruolo chiave nell’aiutare l’azienda a centrare i suoi obiettivi strategici e operativi, agendo come abilitatore e facilitatore dell’innovazione in collaborazione con le diverse business line». Obiettivi che, va detto, mai come in questo momento devono essere guidati da principi fondamentali di resilienza e business continuity.

Il ruolo del CIO nel New Normal

Anche in un periodo di profonda incertezza come quello attuale, il ruolo del digitale si conferma strategico. «Il report “Board of Directors Survey” di Gartner (BoDs) sottolinea come ben il 58% dei C-level abbia intenzione di investire nelle tecnologie digitali per aiutare le business unit a trasformarsi e diventare più agili. Si affaccia, però, un altro elemento in forte crescita nelle priorità del CIO, quello legato alle tematiche di sostenibilità e corporate social responsibility, che fino allo scorso anno erano meno rilevanti e che oggi, invece, rientrano nella lista dei sette aspetti più importanti da monitorare. Anche l’equità, la parità di trattamento e l’inclusione erano un tempo considerati terreni insidiosi, mentre oggi guadagnano un posto di rilievo nelle agende dei C-level, e in quelle dei CIO in particolare. Tutti questi aspetti comportano delle trasformazioni che hanno ricadute rilevanti sul digitale». Un ruolo cruciale, dunque, quello del responsabile ICT, che si rafforzerà ulteriormente nel corso dei prossimi anni, quando l’iniezione di fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza permetterà di dare nuovo slancio alle iniziative di innovazione digitale. «Secondo un recente studio di Gartner, il 40% dei board aziendali ha spostato la responsabilità dell’organizzazione dei progetti di digitalizzazione direttamente sulle funzioni. Dunque ai CIO, in questa fase, spetta la responsabilità di guidare e coadiuvare le strategie IT e l’attuazione delle richieste delle diverse business unit salvaguardando alcuni aspetti critici:

  1. Business continuity e sicurezza: «La digital transformation non deve influire negativamente sull’operatività quotidiana e soprattutto si deve realizzare in modo da garantire la massima sicurezza. L’88% dei C-level aziendali, secondo la “Board of Directors Survey” di Gartner, considera la sicurezza digitale un vero e proprio business risk. Solo tre anni fa la pensava così il 58% degli intervistati, a testimonianza di come questo aspetto sia diventato ormai cruciale nella percezione di tutto il top management», commenta Ceresoli.
  2. Tecnologie e change management: «La trasformazione digitale richiede un’attenzione particolare alla formazione e al training del personale sulle tecnologie. Ma anche un focus su tutti gli aspetti legati allo sviluppo di una vera e propria cultura del cambiamento», evidenzia il manager.
  3. Sicurezza e integrità delle intellectual properties: «Un aspetto sempre più importante è quello che riguarda la tutela efficace di prodotti, brevetti e copyright».
  4. Accesso agli skill: «La difficoltà di reperire skill specialistici può creare problemi o, addirittura, compromettere le iniziative di business digitale. Viene riportata, infatti, come la seconda priorità per l’anno in corso dal campione di CxO intervistati da Gartner nell’ambito della sua “2022 Board of Directors Survey”, con un incremento dell’86% rispetto allo scorso anno. La capacità di saper attrarre i migliori talenti è un aspetto molto importante oggi per l’azienda e risulta strettamente legato alla sua agilità e all’innovatività dell’organizzazione, alla capacità di supportare l’esigenza di lavorare da remoto oggi e in modalità ibrida in futuro».
  5. Risultati e tempi certi: «Le aziende non possono più permettersi il lusso di investire in iniziative di business digitale che non portino i risultati attesi nei tempi attesi. Non c’è tempo per imparare dai propri errori. Ecco perché è sempre più importante per loro avere accesso a esperienze condivise rilevanti. Le tecnologie ci sono e sono mature. L’aspetto più critico rimane quello legato al modo in cui le nuove tecnologie vengono introdotte in azienda, alla loro capacità di garantire agilità al business e spianare la strada all’innovazione che ci sarà in futuro, evitando fenomeni di lock-in».

Come scegliere il partner per la digitalizzazione

Tutti gli aspetti identificati sono legati a doppio filo a un’altra scelta strategica, quella del partner di riferimento con cui intraprendere e aggiornare i percorsi di innovazione digitale. Ci sono diversi elementi da tenere in considerazione nella selezione:

  • Disponibilità di skill specialistici molteplici e diversi tra loro (di cloud, networking, sicurezza…). In molti casi questi specialisti desiderano confrontarsi e mettersi in gioco in nuove sfide e diversi progetti aziendali, usando le loro esperienze per spingersi continuamente verso risultati più ambiziosi. Quindi, spesso, le condizioni e professionalità migliori sono una prerogativa specifica delle digital service company.
  • Solidità finanziaria: a garanzia della capacità di affiancare stabilmente l’azienda nel tempo, con capacità di innovazione e progettazione a medio e lungo termine, grazie ai continui investimenti in ricerca e sviluppo.
  • Esperienza maturata: conoscenza approfondita dei metodi di lavoro e delle dinamiche settoriali del comparto in cui opera l’azienda, coadiuvate da processi e programmi di realizzazione affinati nel corso di vari progetti.
  • Ottica di ecosistema: la collaborazione del partner con startup innovative è la strategia che assicura i migliori risultati. Permette all’azienda di far evolvere business e processi attraverso l’impiego di tecnologie particolarmente innovative, ma contenendo al massimo i rischi attraverso metodiche e processi consolidati, salvaguardando gli investimenti e le risorse umane.

Orange Business Services e startup: intesa vincente per un’innovazione a prova di futuro

Proprio la visione dell’innovazione in una logica sistemica rappresenta un valore aggiunto che Orange Business Services mette a disposizione dei propri clienti. «Siamo – conclude Ceresoli – una network-native digital service company. Questo significa che fondiamo insieme il DNA di una Telco, quindi la capacità di condividere dati tra le persone e con gli oggetti, e lo potenziamo con i servizi digitali. Come ci riusciamo? Da anni investiamo in modo consistente in ricerca e sviluppo. Nel 2020, nonostante la pandemia abbiamo destinato a questa attività 643 milioni di euro, pari all’1,5% del nostro fatturato, registrando 225 brevetti. Questa spinta all’innovazione ci permette di tenere il passo con l’evoluzione del mercato. Sempre nel 2020 abbiamo supportato tramite il nostro incubatore Orange Fab circa 500 startup in 18 paesi. In questo modo possiamo avvantaggiarci di un’accelerazione nello sviluppo delle nuove tecnologie integrandole in modo armonico con quelle esistenti, con la garanzia per i nostri clienti di raggiungere gli obiettivi previsti nei tempi e nei costi previsti».

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