Era il 1896 quando nasceva Cattolica Assicurazioni, in oltre cento anni di attività la società cooperativa – l’unica di settore quotata in Borsa – è cresciuta sino a trasformarsi in un gruppo che conta circa 3,6 milioni di clienti. Per resistere al passaggio del tempo e a un mercato sempre più competitivo l’unica strada è evolversi, rinnovarsi sempre internamente e esternamente. In questa direzione si inserisce anche l’ultimo piano industriale 2018-2020 di Cattolica Assicurazioni lanciando una grande sfida: diventare una data driven company.
Benvenuti nell’era della Big Data analytics
Che non si possa più prescindere dalla raccolta e dall’analisi dei big data per individuare le migliori strategie di crescita del business lo hanno capito anche le aziende del nostro Paese, soprattutto quelle più importanti.
Secondo un recente studio realizzato dall’Osservatorio Big Data Analytics & Business Intelligence della School Management del Politecnico di Milano, infatti, nel 2019 il mercato analytics ha raggiunto un valore di 1,7 miliardi di euro, in crescita del 23% rispetto allo scorso anno con il 93% delle grandi aziende che sta investendo in Analytics, contro il 62% delle Pmi. Tra i settori che si stanno maggiormente muovendo in questa direzione, le banche sono il primo posto per quote di mercato con il 28% della spesa, seguite da manifatturiero (24%), telco e media (14%), servizi, GDO e retail (8%), assicurazioni (6%), utility (6%) e PA e sanità (5%).
Tra le società nell’assicurativo Cattolica Assicurazioni ha conquistato un ruolo di primo piano. Manuela Gianni, Direttore di Digital4Executive, intervista Giovanni Gerardi, Head of business intelligence & advanced analitycs di Cattolica Assicurazioni, per saperne di più su questo ambizioso progetto.
Come Cattolica Assicurazioni si trasforma in una Data Driven Company
Diventare una data driven company, ricorda Giovanni Gerardi, significa prendere le proprie decisioni non in base alle opinioni, bensì in base all’analisi dei dati passati e presenti, ma anche cercare di prevedere i principali trend guardando al futuro.
Se Cattolica Assicurazioni, come tutte le compagnie assicurative, si basa da sempre sull’analisi dei dati, nell’ultimo piano industriale partito a gennaio 2018 ha deciso di incentrare la propria strategia di sviluppo sui big data dedicando un pillar del piano all’Innovazione e al Data Management. Grazie al Data Management la società si aspetta di incrementare l’utile di 30milioni di euro nell’arco dei 3 anni focalizzandosi su alcuni use case caratteristiche del settore, in particolare: antifrode, sofisticazione del pricing e efficientamento di tutti i processi industriali.
Ma quali sono state le principali scelte strategiche effettuate da Cattolica Assicurazioni nel percorso di trasformazione in data driver company? L’adozione di un cloud pubblico partendo da un approccio incrementale, l’utilizzo di servizi serverless, e la scelta di servirsi di un’unica piattaforma per la gestione omogenea dei dati, strutturati e non. In ultimo, ma non per importanza, l’adozione di tecnologie di machine learning e di advanced analytics.
Intelligenza artificiale per contrastare le frodi assicurative
L’uso dell’intelligenza si è rivelato fondamentale per poter soddisfare i requisiti del piano industriale, in particolare sull’antifrode.
Sono stati realizzato diversi modelli di machine learning per l’individuazione e il riconoscimento di pattern potenzialmente fraudolenti. Sono state usate le primitive, moduli già pronti per il riconoscimento delle immagini, da trasformare in materiale elaborabile dai data scientist.
Sono state acquisite delle informazioni per poter individuare il comportamento fraudolento attraverso la link analysis, ovvero cercando di mettere in relazione dei soggetti già dichiaratamente fraudolenti con dei soggetti potenzialmente tali per verificare eventuali collegamenti tra loro.
Per realizzare tutto questo Cattolica Assicurazioni ha messo in piedi un gruppo che ha fuso le competenze dei data scientist con quelle dei colleghi già impegnati nell’analisi dei dati. Oltre a dover compiere un grandissimo lavoro sinergico tra i dipartimenti Business, IT e Data scientist, “perché quando ci sono cambiamenti culturali – afferma Giovanni Gerardi – tutta l’azienda deve andare verso la stessa direzione”.
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