Il piano di digital transformation varato da Autostrade per l’Italia (Aspi) vale investimenti per 200 milioni di euro in 3 anni, è articolato in 9 aree di attività e rappresenta un tassello chiave nella strategia di trasformazione della società dopo lo shock della tragedia del Ponte Morandi. È un piano che mette al centro le applicazioni innovative per la manutenzione e la sicurezza e segna un momento di forte discontinuità per Autostrade, sia dal punto di vista dell’organizzazione e del management, sia del contesto esterno. Il cambio di passo era necessario per l’azienda: l’obiettivo è recuperare i ritardi accumulati nel passato per giocare un ruolo importante nel mondo della smart mobility, in accelerazione costante. Basti pensare all’auto connessa o all’elettrico che avanza.
Il percorso di innovazione digitale, partito l’anno scorso, inizia a dare i primi risultati tangibili. Ne abbiamo parlato con Francesco Del Greco – Chief Information Officer and Digital Transformation, che sta guidando la trasformazione di Autostrade per l’Italia e introducendo l’approccio agile, un cambio radicale anche dal punto di vista della gestione dei progetti e dell’organizzazione del lavoro dei team.
Who's Who
Francesco del Greco
Chief Information Officer and Digital Transformation, Autostrade per l'Italia
In che contesto nasce il programma di trasformazione digitale di Aspi e quali sono gli obiettivi?
La storia di Autostrade per l’Italia è nota, ciò che invece è nostro obiettivo descrivere è come sia cambiata questa società, anche alla luce della tragedia del Ponte Morandi. Nasce anche da qui la trasformazione digitale di ASPI perché in un mondo in continuo cambiamento è indispensabile individuare e sviluppare soluzioni tecnologiche in grado di far fronte alle nuove esigenze dei cittadini e degli utenti fornendo strumenti e servizi che siano al passo con i tempi e nel segno della sicurezza. Tutto questo con un occhio alla sostenibilità ambientale. Allo stesso modo, i nostri colleghi devono essere messi nelle condizioni di operare al meglio, dotati di strumenti all’avanguardia e formazione adeguata che garantiscano efficienza. Questi, in sintesi, i pilastri che hanno portato l’azienda, guidata dall’Amministratore delegato Roberto Tomasi ad operare – sin dall’inizio del 2020 – una profonda accelerazione al cambiamento nell’ambito del Piano industriale.
L’esigenza di un profondo rinnovamento di Autostrade per l’Italia è diventata così la priorità. Oggi per Aspi è momento di ripartenza, un cambio di marcia segnato da strumenti diversi, tra sviluppo del digitale e competenze all’avanguardia. Abbiamo iniziato mettendo in campo sinergie, come quelle realizzate con IBM e Fincantieri Nextech con soluzioni digitali e IoT per il monitoraggio delle infrastrutture ma il programma prosegue grazie a importanti da investimenti che, per il progetto di digital transformation ora ammontano a 200 milioni di euro in 3 anni, con un approccio agile che non perde mai di vista l’individuo, dall’utente ai nostri dipendenti.
Come state introducendo l’approccio Agile? Come affrontare una trasformazione organizzativa così profonda?
Siamo passati dal vecchio schema waterfall, metodologia classica di project management che partiva dal presupposto di una realtà immutabile e piani a lungo termine, all’agile: del resto non è più possibile fare piani a lungo termine, poiché è la realtà stessa, circostante, a essere in continua e rapida trasformazione e dobbiamo adeguare le soluzioni a seconda delle nuove necessità che ci si presentano, giorno dopo giorno. La definizione degli obiettivi e la pianificazione del programma non sono più prevedibili a lungo termine: il metodo agile consente di andare avanti, un passo dopo l’altro fino all’obiettivo, focalizzandosi sul breve periodo e su ogni singolo problema ed esigenza. La trasformazione digitale avviata nell’ambito del Piano industriale di Autostrade per l’Italia parte da questo approccio dinamico.
Con nuove esigenze sul versante della sicurezza, nuove idee di business, nuove questioni da affrontare, step a breve termine e verifica dei singoli obiettivi ogni due settimane, non più alla fine del percorso: del resto il mondo ormai va in questa direzione. Basta pensate alle App, ad esempio: gli aggiornamenti continui sono l’essenza di un approccio agile… nuove funzioni a seconda delle nuove esigenze, velocità e frequenza come valore aggiunto, senza aspettare la chiusura di piani triennali.
In concreto, quali sono state le prime iniziative avviate?
Una di queste è l’azione messa in campo dal Gruppo sul data driven: anziché recuperare – faticosamente e di volta in volta – i dati necessari per una determinata operazione, stiamo lavorando a un “archivio” di chiavi disponibili in modalità open. L’obiettivo oggi è quello di arrivare a 150 KPI facilmente accessibili su diversi temi: finanza, costo del lavoro, incidentalità, acquisti, business, organizzazione d’azienda; un lavoro enorme, oggi siamo arrivati a circa 101 KPI. Ma anche qui il metodo agile è fondamentale e le chiavi verranno implementate a seconda delle esigenze che arriveranno, lungo il percorso. Un modo di lavorare per produrre valore in maniera incrementale.
Posso inoltre menzionarle iniziative ulteriori orientate verso il paperless e, nell’ambito della manutenzione delle infrastrutture, c’è la blockchain: un sistema per catalogare e rendere inalterabili i dati relativi alle ispezioni delle opere. La grande mole di dati derivante dal monitoraggio delle infrastrutture (ponti, viadotti, gallerie, cavalcavia, oltre a tutte le altre componenti della rete autostradale) viene fatta confluire in un unico grande database e sono immediatamente utilizzabili dalle strutture interessate (Direzione centrale Gestione Rete e Direzioni di Tronco) per la pianificazione delle attività di manutenzione. Inoltre, i dati vengono trasmessi in tempo reale al database AINOP, la piattaforma cloud attivata dal Mims per ricevere e tenere sotto controllo i dati delle attività di sorveglianza delle singole concessionarie. ASPI integrerà a breve questa filiera informatica già esistente con il progetto blockchain. Questo consentirà di memorizzare e gestire i dati con ancora maggiore efficienza, rendendoli praticamente inalterabili e inviolabili. Il sistema sarà costruito attraverso una progettualità compartecipata con Amazon AWS: l’accesso sarà regolato attraverso un meccanismo di “permissioned blockchain” (o di fiducia reciproca tra nodi e sistemi di dati diffusi sulla rete), così da garantire la massima trasparenza nella gestione del dato.
Un cambio di passo così rapido incontra inevitabilmente resistenze. Come pensate di superarle?
Sono normali le resistenze, per questo è necessario introdurre il cambiamento in maniera graduale, lavorando in piccoli team di non più di 10 persone e misti, composti da esperti IT insieme a quelli altri settori. La resistenza si supera collaborando, costruendo un clima di fiducia e raccogliendo insieme i risultati.
Ovviamente anche la formazione a tappeto ha un ruolo fondamentale: le nostre squadre hanno tutte avuto un’introduzione all’agile, impiegati e quadri. Le resistenze sono date in genere dalla difficile consapevolezza riguardo le opportunità date dalle nuove tecnologie. Lo sviluppo del digitale renderà tutto più semplice e ciò sarà compreso solo dopo l’applicazione sul campo e la pratica. Digitale è sinonimo di facilitatore, nella nostra ottica.
Vostre stime prevedono che al 2030 il 30% della rete autostradale sarà “connessa”. Cosa significa esattamente?
Per noi la Smart road è la strada che riesce comunicare al veicolo la presenza di un ostacolo, di un cantiere, di un restringimento, con l’anticipo necessario a prendere decisioni. Ma la Smart road è al contempo l’infrastruttura in grado di raccogliere le informazioni trasmesse dal veicolo. Questo è ciò che chiedono i car makers ed è per questo su cui stiamo lavorando mettendo in campo le prime sperimentazioni sulla rete, con Movyon, società del Gruppo dedicata allo sviluppo di soluzioni smart, anche per l’esterno. Smart road è inoltre l’area di servizio collegata con gli utenti, in grado di informare sui livelli di affollamento del punto ristoro, delle stazioni di ricarica o i parcheggi disponibili. Questa è l’autostrada connessa a cui stiamo lavorando e che presto l’utente potrà sperimentare su strada. Ma anche nelle nostre città, nell’ottica della smart city.
Come descriverebbe il ruolo che, come CIO, le è stato affidato?
Ho raggiunto Autostrade per l’Italia da circa un anno. Il primo fondamentale passo è stato analizzare il contesto e decidere le priorità nei numerosi progetti di trasformazione da avviare, insieme a tutte le strutture operative maggiormente coinvolte. In quanto CIO della Capogruppo il mio impegno è quello di divenire parte attiva del cambiamento, a supporto di una crescita di Autostrade per l’Italia che possa avvalersi della tecnologia per operare in nuovi ambiti. Oggi e a maggior ragione in un contesto sfidante come quello nell’IT di ASPI, questo ruolo non essere considerato come demand manager ma come centro propulsore di idee e business partner; le professionalità del team sono a supporto di un percorso che utilizzi la tecnologia per tenere il passo di un’evoluzione in corso intorno a noi e che lavorano su ambiti differenti ma nella piena consapevolezza che il risultato di una parte può influenzare l’esito complessivo del piano aziendale, in un modo, appunto, connesso!