La dematerializzazione dei processi è tra le priorità d’investimento delle banche italiane. Lo rivela un’indagine di Abi Lab in cui viene fotografato lo stato delle banche italiane e dei progetti d’innovazione da queste avviate nell’ambito dell’efficienza interna e maggiore accessibilità dei servizi ai clienti.
L’ottava edizione del rapporto sui trend del mercato ICT per il settore bancario stima che gli istituti abbiano investito complessivamente nel 2012 circa 4,3 miliardi di euro, sostanzialmente in linea con la spesa dell’anno precedente che è stata pari a 4,5 miliardi.
Budget ICT in aumento per 1 banca su 3
L’indicazione raccolta dall’indagine Abi Lab sui budget ICT per l’anno in corso prevede il mantenimento degli stessi livelli d’investimento 2012 per oltre un terzo delle banche (37,5%), ma anche un significativo aumento per un altro terzo (32%).
Il 43% dei progetti e degli investimenti ICT ritenuti prioritari dalle banche italiane riguardano i processi interni e i canali di accesso ai servizi. Mentre sul fronte dei servizi ai clienti si investe sull’integrazione tra i canali, i servizi automatici, l’internet banking e i dispositivi mobili, sul fronte operativo l’obiettivo è la maggiore efficienza dei processi.
Secondo l’indagine di Abi questo obiettivo è ricercato attraverso progetti di dematerializzazione e semplificazione del back-office, che sono seguiti da compliance normativa (27%), telecomunicazioni (18%) e dai vari aspetti della security.
L’importanza della firma digitale
Per Giulio Murri, research analyst di Abi Lab, in tema di dematerializzazione ha grande interesse lo sviluppo della firma digitale, in particolare nell’ambito dell’acquisizione grafometrica su sistemi bancari e tablet.
“La firma elettronica è una realtà consolidata: su un campione di 16 tra i maggiori istituti bancari risulta già disponibile per il 75% dei dipendenti e per il 50% dei clienti. D’altro canto, l’acquisizione grafometrica (ossia diretta della firma, ndr) offre un metodo più immediato e di facile accettazione per i clienti, sul quale sono già partite sperimentazioni”.
Per usare la firma grafometrica mancano però i decreti attuativi del Codice per l’Amministrazione Digitale del 2010. “Come Abi, abbiamo dato al legislatore il nostro contributo – continua Murri -. Alcune nostre istanze sono state raccolte, ma l’attuale situazione politica ha determinato un ritardo. La firma grafometrica vede oggi il 56% degli istituti bancari in fase progettuale o pilota. Per il 12% ci sono esperienze d’uso, con ottimi riscontri a livello della clientela”.
Per Monica Pellegrino, research Analyst di Abi Lab, il tema la firma digitale è un nodo importante per sbloccare molti altri progetti. “Molte banche stanno aspettando di avere dal legislatore le chiarificazioni in ambito tecnologico e operativo prima di partire nella ridefinizione in chiave digitale dei propri processi, anche se alcune hanno deciso di partire ugualmente. La firma digitale è cruciale per lo sviluppo di nuovi servizi su mobile. Per esempio per incentivare la vendita di servizi e prodotti online, facilitare la sottoscrizione di documenti e contratti”.