Noovle non è solo una società di consulenza ICT specializzata in applicazioni Cloud: è anche una cinghia di trasmissione dell’innovazione che Google, prima con la divisione “for Work” e ora con il nuovo brand (a cui corrisponde un nuovo assetto organizzativo) “Google Cloud”, mette a disposizione del mondo Enterprise. Noovle è infatti tra i top 50 premium partner a livello globale di Mountain View ed è per questo parte di un network di sviluppatori e progetti a cui indirettamente possono accedere anche le imprese che scelgono i servizi del gruppo, attivo in Italia, Svizzera, Francia e Slovacchia. Il 5 ottobre Noovle ha organizzato a Milano “Change the game”, un evento che ha coinvolto clienti e partner del gruppo insieme ad alcuni rappresentanti di Big G. Un’occasione per comprendere l’importanza dell’appartenere a un ecosistema quando si tratta di affrontare le sfide della digital transformation. Abbiamo intervistato, a margine della convention, Piergiorgio De Campo, Presidente e CTO di Noovle, che ha spiegato l’evoluzione dell’offerta di Noovle in un mercato di frontiera come quello tricolore.
In che modo l’innovazione si fa strada dalla Silicon Valley fino all’Italia?
Grazie alla leadership che gli viene riconosciuta a livello internazionale, Google è di per sé un apriporta del mercato. Il rapporto
privilegiato che abbiamo con Mountain View, poi, abilita la trasmissione di contenuti e idee su due piani. Da una parte, grazie allo scambio quotidiano con il team italiano, riusciamo ad avere una chiara visione di dove sta andando il mondo tecnologico e di cosa sta diventando il Cloud. Dall’altra, la partecipazione agli eventi internazionali ci consente di avere un feedback diretto dall’azienda, ma anche di interagire con un ambiente dinamico, in cui partner e società clienti danno vita a un vero e proprio marketplace sempre in fermento. Dai Big Data alla Business Intelligence, fino al Digital Marketing, siamo letteralmente travolti da una slavina di novità, senza contare che molte imprese e distributori ci contattano per trovare spazio nei Paesi in cui siamo presenti.
Quali sono le soluzioni che trovano sfogo in Italia?
Le tecnologie a disposizione sono molte, ma bisogna riconoscere che il mercato italiano non è ancora così ricettivo. Per cui di solito si parte dalle basi, per poi costruire un percorso di innovazione che integri l’attività consulenziale su soluzioni più specifiche. In questo senso l’infrastruttura di Google, la G Suite, rappresenta il primo passo: non si tratta solo della mail, ma anche di un nuovo modo di fare collaboration all’interno di un ecosistema di prodotti accessibili tramite single sign on. In seguito è possibile implementare tutta la Cloud platform e agganciare le funzionalità offerte dai nostri partner, come Gigya, che è una straordinaria piattaforma di identity management, o Liferay, con la quale si possono generare user experience ad hoc, e ancora Brightcove, specifica per la gestione di campagne video.
Su quali verticali questo approccio si rivela più efficace?
Storicamente ci occupiamo di tutti i settori, e in particolare del retail e del government. Il prossimo obiettivo è la focalizzazione sul finance. Per noi seguire un vertical significa mettere a fattor comune le tecnologie a disposizione per proporci non come un rivenditore di soluzioni, ma come un team di esperti che ha condotto analisi sugli strumenti offerti dai partner e che attraverso questo know-how offre una visione specifica di trasformazione digitale e change management.
A proposito di trasformazione, cosa implica per Noovle la transizione da Google for Work a Google Cloud?
È ancora presto per parlare di implicazioni per noi, ma posso dirle che all’interno della loro organizzazione sta avvenendo un cambiamento decisivo, che inevitabilmente avrà un impatto anche sulla nostra roadmap. La missione affidata alla responsabile della divisione Diane Greene testimonia la presa di consapevolezza di Google rispetto al ruolo che può giocare nel mercato Enterprise. Mountain View dispone di tecnologie più avanzate rispetto alla concorrenza, ma è sempre dovuta scendere a patti con un brand molto legato al mondo consumer, un aspetto che in qualche occasione ha avuto un impatto anche sulle attività di Noovle. Ora finalmente è arrivata dal top management la spinta che tutti ci aspettavamo per poter fare il salto di qualità.
A “Change the game” si è parlato molto di machine learning e intelligenza artificiale. Quali sono le prospettive per l’Italia?
Come ben illustrato nel corso del convegno da Brad Kilshaw, Head of Google Cloud SI Partnerships, EMEA, oggi stiamo assistendo all’esplosione di un numero di dati e infrastrutture veramente impressionante: nel 2020 gli smartphone saranno 8 miliardi e i device IoT arriveranno a 32 miliardi. In questo contesto, il mondo è sempre più orientato verso le tecnologie di machine learning, che rientrano in quel tipo di disruptive technologies in grado di cambiare radicalmente, e nel profondo, le nostre abitudini di vita in ogni ambito e in ogni contesto.
In passato abbiamo assistito alla rapida espansione dei personal computer e ai cambi di paradigma dettati dall’avvento di Internet. Oggi viviamo in un’era post PC, guidata dai dispositivi mobili e dal cloud; guardando avanti, la prossima grande svolta, paragonabile ai cambi epocali appena citati, è legata alle tecniche di machine learning, che stanno via via modificando gli stessi livelli di intelligenza e apprendimento dei sistemi computazionali e trasformando le macchine da perfetti assistenti a veri e propri consulenti, in grado di suggerire le strategie migliori per organizzare la propria vita e il proprio business.
Per il mercato italiano, Noovle sta lavorando per introdurre e integrare nuovi strumenti che aiutino le organizzazioni a sfruttare, anche in termini predittivi, l’impressionante mole di dati già in loro possesso e dare vita a nuove funzionalità di Business Intelligence e KPI per proposizioni personalizzate.