Reportage

Dal progetto al servizio, la direzione IT cambia ruolo

Le potenzialità del Software as a Service sono state al centro di una tavola rotonda organizzata da ICT4Executive che ha coinvolto i CIO di alcune importanti realtà aziendali e della PA. Ne è emerso un quadro incoraggiante, sebbene ancora caratterizzato da una generale prudenza, che vedrà il responsabile IT nel ruolo di direttore d’orchestra

Pubblicato il 16 Apr 2015

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Innovare o conservare? Software as a Service o infrastruttura interna? Consapevoli del fatto che, nel mondo IT – come nella vita – non è mai tutto o bianco o nero, emergono gli interrogativi, le riflessioni, ma anche le volontà innovanti dei CIO rispetto alla rivoluzione del Cloud, lungo tutti i processi aziendali, siano essi strategici o meno, e alle impattanti ricadute di una rinnovata forma mentis sul proprio ruolo manageriale.

In questo contesto, ICT4Executive lo scorso 5 marzo ha riunito intorno a un tavolo sette Chief Information Officer di importanti realtà aziendali, due esponenti del Politecnico di Milano e tre rappresentanti di BravoSolution, fornitore di soluzioni as a service nell’area Procurement.

Un utile osservatorio sulla posizione e sulla “sensazione” dei responsabili IT rispetto allo stato di adozione di tale modello, alle difficoltà tecniche, strategiche, ma anche culturali legate a un concetto, quello di Cloud, semplice da spiegare, un po’ meno, sembra, da valorizzare in tutte le sue potenzialità e possibili sfaccettature.

E se, come raccontato da Stefano Mainetti, Responsabile Scientifico Osservatorio Cloud & ICT as a Service del politecnico di Milano, l’apertura alle soluzioni applicative è positiva ed evidenti sono i segnali di cambiamento e di maturità espressi dai CIO, la strada è ancora lunga da percorrere, sebbene ricca di opportunità. Minori pensieri legati all’integrazione, tangibilità, sicurezza dei dati e maggiore spinta innovativa che già nel 2013 avevano portato a una crescita del 30% della spesa italiana dedicata al Cloud rispetto all’anno precedente.

La sfida parte dall’ibrido

Lorenzo Anzola, Corporate IT Director di Mapei ed Ezio Melzi, Consigliere Delegato di BravoSolution Italia

Su un mercato italiano del Cloud Computing dunque in crescita, soprattutto a livello infrastrutturale, è necessario procedere nell’integrazione di un portafoglio applicativo in modalità as a service. Trova perciò terreno fertile il Cloud ibrido, ma emerge nel contempo la necessità di un approccio graduale, che parta ad esempio dalla posta elettronica, per giungere all’office automation e a processi critici come gli acquisti o la gestione dei fornitori. Ecco la sfida dei player del mercato, che, attraverso soluzioni competitive e innovative rappresentano un forte driver di cambiamento.

Cambiamento che non è legato solamente al business aziendale, bensì anche, e soprattutto, al ruolo del CIO, abilitatore di innovazione, chiave di volta dell’apertura verso un nuovo modello organizzativo, capace di passare dalla creazione di un progetto interno al consumo di un servizio, da valutare nel dedalo delle offerte sul mercato. Il tutto dimenticando il tradizionale modello dell’ERP “su misura” basato sulle esigenze del singolo cliente, e pensando, invece, a un pacchetto applicativo che implementa best practice consolidate a cui adattarsi, ed evitando rischiose e costose personalizzazioni.

Un modello a cui guarda con attenzione Lorenzo Anzola, Corporate It Director di Mapei, multinazionale che vanta impianti e filiali a livello globale ma che concentra il comparto IT nell’headquarter di Milano. «Per le caratteristiche peculiari di Mapei, la nostra impostazione potrebbe essere vista come una sorta di Cloud privato. Viviamo l’as a service innanzitutto come entità erogatrice del servizio, con un help desk attivo 24 ore al giorno, sette giorni su sette. Tuttavia siamo anche fruitori di as a service, ad esempio per la posta elettronica o, sul mercato americano, per applicativi in ambito marketing e commerciale. La tendenza, comunque, è quella di avanzare in maniera graduale, anche perché i processi business critical comportano alcune complessità, anche a livello di differenze normative e di costumi dal punto di vista territoriale. Per questo motivo, può risultare diffi cile integrare soluzioni in modalità as a service in un unico passaggio».

Giuseppe Ceglie, Responsabile Dipartimento Esercizio di Lombardia Informatica e Davide Nebbia, IT and organization Director di Corneliani

Medesimo approccio per Davide Nebbia, IT and organization Director di Corneliani, noto marchio italiano dell’alta moda uomo, che, impegnato in una riqualificazione in ottica strategica del ruolo dell’IT in azienda, sta introducendo il Software as a service a partire dalla posta elettronica e dagli strumenti di collaboration. «Abbiamo intrapreso un percorso che inizialmente porterà fuori dal perimetro dell’impresa le attività non centrali per il business, mentre è più difficile sbilanciarsi verso un’esternalizzazione del dato, vero asset aziendale, anche se poterne mantenere il controllo interno pur affi dandone la gestione in esterno, rendendolo facilmente migrabile, comporterebbe una maggiore agilità operativa».

Un CIO sempre più abilitatore di innovazione

Antesignano dell’as a service, sebbene non in versione Saas, è Marco Ravasi, South Western europe Information Systems Sales Domain Leader di Danone, che fin dai suoi albori apprezza questa modalità di fruizione. «L’evoluzione verso l’adozione di software in Cloud per supportare processi di business è però ancora in divenire – ha specificato il manager – anche se un primo progetto molto importante sta vivendo le fasi finali. La cessione di processi veramente critici registra ancora molto scetticismo e, spesso, si è trattenuti dalla necessità di assicurare il processo di business. Non è solo un gap legato al SaaS, ma anche alla propensione al cambiamento delle persone e dalla disponibilità di alcuni management ad accettare soluzioni di mercato che non siano “customizzabili” fin nei minimi particolari».

Decisamente aperto alle potenzialità del Software as a service è Stefano Perfetti, IT Manager per l’area Corporate, Marketing e Vendita di A2A, multiutility nel settore dell’energia e dei servizi di pubblica utilità, che, alla ricerca di una maggiore efficienza dei processi, ha sviluppato iniziative in diversi ambiti aziendali quali gli acquisti, la formazione, il marketing e la vendita.

Luca Ballerio, Central Director - Strategic Business Modelling & CIO di Epta Refrigeration

«Le “opportunità di automazione” possono essere colte in modo innovativo ed efficace, ferma restando la necessità di intraprendere un percorso equilibrato e rispettoso del contesto e degli investimenti già sostenuti, sia come infrastrutture che piattaforme applicative, valutando attentamente l’effettivo vantaggio economico dato dall’esternalizzazione».

«Rispetto ai tradizionali modelli di valutazione delle modalità di sourcing (make vs. buy, in house vs. outsourcing/BPO), il Cloud consente di sofisticare l’approccio ed esternalizzare solo le componenti tecniche di servizio, mantenendo in azienda le competenze pregiate, che rappresentano il reale vantaggio competitivo. In questa attività di ridisegno dei processi aziendali, il responsabile IT è chiamato a interpretare un ruolo profondamente diverso rispetto al passato: questo nuovo modo di fare IT consente al CIO di evolvere da ricercatore di efficienza ad abilitatore di nuovi modelli di business, da “braccio operativo” a “mente operativa”, sempre più in simbiosi con la guida dell’azienda».

Pensiero perfettamente condiviso da Luca Ballerio, Central Director – Strategic Business Modelling & Chief Information Officer di Epta Refrigeration, multinazionale italiana specializzata nella refrigerazione commerciale per la Distribuzione Organizzata: «Il concetto di Cloud trova applicazione nel nostro Gruppo sin dal 2002, in quando da una unica location (server farm in Milano, ndr) eroghiamo servizi ICT a livello mondiale, 24 ore al giorno tutto l’anno. Da qualche anno utilizziamo anche servizi forniti da provider terzi cui accediamo attraverso la rete pubblica e, tuttavia, la fruizione di questi servizi ha evidenziato nel tempo due criticità, rispettivamente legate alle diverse infrastrutture di networking presenti nei Paesi del mondo in cui siamo presenti e alle modalità di trasferimento di dati e procedure nel momento in cui si decide di chiudere il rapporto. Per le imprese che puntano a crescere anche attraverso acquisizioni, poi, diventa essenziale dotarsi di processi, procedure e servizi standardizzati per contenere l’inevitabile aumento di complessità. Il Software as a Service può consentire di portare all’esterno parte della complessità pur mantenendo all’interno il supporto dei processi mission critical. Sicuramente interessanti sono i servizi dedicati alla logistica, al procurement e alla certificazione dei fornitori. Ma la vera tendenza del Saas è il grosso cambiamento che sta apportando nel rapporto tra CIO e linee di business, sempre più spesso popolate da figure cresciute nei sistemi informativi e, proprio per questo, capaci di coniugare sensibilità sui processi con un profondo bagaglio di conoscenza degli strumenti informatici e delle opportunità che da questi possono “derivare” nella gestione e sviluppo del business».

Marco Ravasi, South Western Europe Information Systems Sales Domain Leader di Danone

Cambiare la metafora del sorpasso

Anche nell’esperienza di Ezio Melzi, Consigliere Delegato di BravoSolution Italia, il Software as a service rappresenta per i responsabili dei sistemi informativi non solo un vantaggio in termini di flessibilità, sicurezza dei dati e integrazione dei sistemi, ma anche di affermazione della leadership della funzione.

«Oltre al fatto che le nuove piattaforme permettono di fruire in forma di servizio, di soluzioni per gestire processi aziendali critici, come il procurement, questa impostazione rappresenta per i CIO una grande opportunità di innovazione e un modo per ribaltare la “metafora del sorpasso”. In molte aziende, infatti, le linee di business si stanno rapportando sempre più spesso in modo diretto con i fornitori per quanto riguarda le scelte tecnologiche. Per confrontarsi con questi nuovi interlocutori, vendor e società di system integration stanno arricchendo le fila delle proprie risorse specialistiche con personale dotato di competenze sia IT che di processo. In questa situazione fluida i CIO continueranno a essere protagonisti delle strategie aziendali nella misura in cui sapranno essere portatori di innovazione, anticipando le esigenze del business. Un “sorpasso” che la disponibilità di soluzioni as a service rende più facile. In particolare la gestione della relazione con i fornitori è un processo che sta diventando sempre più critico, soprattutto quando riguarda i fornitori strategici, che rappresentano un asset dell’azienda che va monitorato, misurato, migliorato. Si tratta di un processo che vive ‘naturalmente’ su Internet e che quindi si adatta bene alle caratteristiche di una piattaforma As a service per la sua gestione efficace senza, però, dover rinunciare alle necessarie integrazioni con i sistemi ERP».

Il punto di vista accademico sembra proprio concordare con la tendenza a una crescente maturità mostrata dai CIO e al ruolo prorompente che il Sofware as a service riveste per il cambiamento della direzione IT, ma non solo. Daniele Marazzi, Ricercatore degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano, ha infatti portato all’attenzione i risultati di una ricerca realizzata con i direttori degli acquisti e delle vendite, per capire la loro percezione dell’IT e della digitalizzazione dei processi. «In molti si sentono protagonisti della scelta, considerando l’IT di supporto al business. Sentiment predominante è, comunque, la necessità di collaborare per garantire una visione trasversale dell’azienda. I CIO, dunque, per non essere relegati a un ruolo di mero osservatore, devono cogliere in modo proattivo l’opportunità del Saas, considerando il cambio di paradigma in corso, in cui non si parla più di tecnologia ma di funzionalità».

Stefano Perfetti, IT Manager per l’area Corporate, Marketing e Vendita di A2A

Gli IT manager non devono farsi trattenere nemmeno dal punto di domanda dell’exit strategy, che, spesso, rappresenta un freno all’adozione del modello as a service, ma che in realtà esiste anche per soluzioni “on premises”. «Il buon esito della scelta di soluzioni Saas – ci ha tenuto a precisare Gianni Rizzetti, Senior Vice President R&D di BravoSolution – dipende anche dal provider che eroga il servizio e dalla sua volontà e capacità di proporre modalità di attivazione e uscita dei clienti che siano adeguate alle esigenze del mercato as a service». Un altro ostacolo che, a seconda delle capacità del partner, può venire superato, è quello di mettere a disposizione una soluzione as a service che l’utente esperto possa configurare a seconda delle esigenze della propria azienda (settore/ dimensione/caratteristiche) in modo efficace e semplicemente utilizzando una interfaccia utente.

Se, poi, la una soluzione totalmente as a service potrebbe non essere la risposta ottimale in alcuni contesti, Gabriele Delconti, Chief Technology Officer di BravoSolution non ha dubbi nell’affermare che può esserlo Il cloud ibrido, in cui è la sola componente applicativa ad essere erogata as a service, con tutti i vantaggi del caso, mentre le componenti infrastrutturali hardware o di data center trovano una soluzione ottimale introducendo la modalità Appliance gestita in cloud, a sua volta declinabile in “Virtual Appliance”, per preservare o fare leva su infrastrutture hardware esistenti, magari già nella forma di IaaS, oppure sotto forma di Appliance hardware vera e propria, per ottimizzare l’utilizzo di infrastrutture di data center esistenti o per rispondere a normative o policy di security che richiedono una precisa (nel senso di fisica) collocazione del dato.

Graziella Dilli, CIO di Arpa Lombardia

Un’opportunità per la Pubblica amministrazione

Interessata alle potenzialità del Software as a service anche la Pubblica amministrazione, rappresentata al tavolo di discussione da Giuseppe Ceglie, Responsabile Dipartimento Esercizio di Lombardia Informatica, e da Graziella Dilli, CIO di Arpa Lombardia.

«In qualità di società della Regione Lombardia dedicata all’erogazione dei servizi ICT, gestiamo circa 300 servizi per i cittadini, le aziende e il Governo della Regione – ha spiegato Ceglie -. Negli ultimi due anni è stato sviluppato un progetto per l’erogazione dei servizi ICT in modalità IaaS, che stiamo proponendo anche in ottica di erogazione per conto di altre realtà regionali più innovative, mettendo a fattor comune le infrastrutture e il livello dei servizi ICT di fascia enterprise di Lombardia Informatica».

A fargli eco, confermando l’interesse verso il Cloud, la collega Dilli: «Arpa Lombardia è caratterizzata da una grande propensione alla tecnologia. I dati da mettere a fattore comune con altri enti sono molteplici, motivo per cui è stato avviato un percorso volto a soddisfare i bisogni di integrazione e ottimizzazione di applicativi importanti. Il primo passo è quello di mettere in outsourcing l’infrastruttura tecnologica, ma la strada va in direzione del Cloud, da intraprendersi però in maniera graduale, data la tipicità dei sistemi che caratterizzano la nostra attività. Anche nel nostro caso si è partiti dalla posta elettronica, e man mano che si renderanno disponibili altri servizi mirati, a costi accettabili, valuteremo il da farsi».

Lo strategic sourcing è nelle corde del CIO

Conoscere le caratteristiche intrinseche ai processi, essere pronti a condividere le responsabilità di scelta con le linee di business, porre il dato al centro della propria attenzione, individuare con attenzione quali aspetti esternalizzare in cloud, saper creare le giuste roadmap e definire con lucidità i parametri, e non la customizzazione, sono dunque le nuove regole Saas per i CIO, che deve mantenere il ruolo operativo di chi è capace di effettuare scelte di portafoglio, anche coraggiose.

Le riflessioni sviluppate dalla tavola rotonda organizzata da ICT4Executive hanno, dunque, portato a tratteggiare un quadro nuovo, che ha per protagonista il responsabile dei sistemi informativi, ormai lanciato sulla strada della trasformazione, cosciente delle proprie abilità di execution e consapevole che esternalizzare gli asset che non garantiscono vantaggio competitivo, su processi maturi, consente all’azienda di mantenere all’interno energie irrinunciabili.

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