Ormai è chiaro: il Cloud Computing non è l’ennesima moda
del momento, ma una grande opportunità per migliorare la
competitività e la capacità di innovazione nel nostro
Paese, segnato da un ritardo tecnologico che non accenna
a diminuire. L’iniziale diffidenza verso il Cloud, infatti,
cede il passo ad un interesse sempre maggiore da parte dei CIO
delle aziende italiane: il 66% lo considera un trend
rilevante per l’informatica aziendale mentre per
il 12% è “la nuova rivoluzione che cambierà il modo di
fare IT”.
Ma il trend taglia fuori per ora le PMI: se per
le imprese di grosse dimensioni si tratta di un fenomeno ormai in
atto e dalla crescente importanza, le piccole e medie – che
pur potrebbero trarne importanti benefici – ne sono
interessante ancora solo in maniera trascurabile e non sembrano
pronte a coglierne i vantaggi.
Quanto quanto è emerso lo scorso mercoledì durante il Convegno
“Cloud & ICT as a Service: fuori dalla nuvola!”
promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano,
che ha sondato la realtà italiana attraverso una minuziosa
analisi che ha coinvolto 168 Responsabili dei Sistemi Informativi
e i rappresentanti delle principali aziende
dell’offerta.
Nel dettaglio, il 49% delle aziende intervistate dichiara
di avere attivo almeno un servizio IaaS (Infrastructure
as a Service), che permette all’utente di non occuparsi
più dell’approvvigionamento delle macchine e del loro
corretto funzionamento ma di conservare il controllo degli strati
sovrastanti e la possibilità di installare applicazioni su
questa infrastruttura.
Il 24% dichiara invece di avere attivo almeno un servizio
PaaS (Platform as a Service), soluzione che comprende
nella nuvola ed eroga come servizio anche le piattaforme
necessarie per sviluppare, integrare ed erogare le applicazioni,
lasciando all’utente il controllo sugli strati
applicativi.
Il 63% delle aziende dichiara infine di avere attivo
almeno un servizio SaaS (Software as a Service), in cui
anche lo strato applicativo viene portato nella nuvola e quindi
fruito dagli utenti come servizio.
“Tra le tipologie di servizi IaaS e PaaS più diffusi
vi sono la capacità elaborativa e di storage, le risorse
virtuali configurate e il software infrastrutturale –
dichiara Alessandro Piva, Responsabile della
Ricerca – . Meno diffusi, ma con un
interessante trend di crescita, sono gli ambienti di sviluppo e
deployment di applicazioni software, i sistemi di supporto alla
IT governance e i business process management system. Passando ai
servizi SaaS tra i più utilizzati troviamo le applicazioni di
gestione delle Risorse Umane, i portali aziendali, la posta
elettronica, la Unified Communication & Collaboration e i
sistemi di conservazione sostitutiva”
La diffusione, però, resta confinata nelle aziende di maggiore
dimensione. Le PMI, infatti, nonostante una significativa
manifestazione di interesse – si trovano oggi ad uno
stato ancora embrionale. Il livello di diffusione del Software as
a Service è ancora nell’ordine del 2-3%
per le applicazioni più diffuse e riguarda
principalmente CRM, sistemi di videoconferenza, “pacchetti
semplici” a supporto di attività amministrative e
contabili e servizi a supporto delle attività amministrative del
personale, di controllo delle presenze e gestione delle
trasferte. Alla stessa maniera i servizi
infrastrutturali, con il 6% di aziende che usa servizi
di storage, sicurezza e backup dei dati, mentre il 3% utilizza
capacità elaborativa in modalità as a Service.
Eppure sono proprio le imprese di piccole dimensioni le realtà
che potrebbero cogliere fin da subito i più importanti vantaggi
ricorrendo al Cloud esterno, poiché le limitate esigenze di
personalizzazione e integrazione con i sistemi di proprietà
consentono loro di sperimentare e utilizzare servizi di tipo
pubblico di Software e Infrastructure as a Service con
costi e tempi contenuti.