Per sostenere un’innovazione che oggi è continua, le aziende devono affrontare molteplici sfide. Quali? Secondo Roberta Russo, Technology Services Support Business Unit Manager di HPE, la questione verte su quattro aree. «La principale riguarda l’opportunità di far evolvere le infrastrutture IT di stampo tradizionale verso sistemi ibridi, in cui possano coesistere soluzioni on premise e Cloud. C’è poi il tema della difesa dalle minacce: sia quelle esterne, e cioè tutto ciò che ha a che fare con la cybersecurity, sia protezione dai rischi interni come la perdita accidentale di dati. Il terzo punto ruota intorno alla crescente mole di dati, che se da una parte sono indispensabili per aiutare il business a prendere decisioni in maniera efficace e rapida, dall’altra sono sempre meno strutturati, tra conversazioni sui social media, video e immagini. L’ultima sfida è quella della produttività personale, con la possibilità di accedere in ogni luogo e in maniera sicura a qualsiasi applicazione. Non c’è azienda che non stia affrontando, a tutti i livelli, queste trasformazioni. Ma spesso mancano le competenze. La nostra risposta è il servizio HPE Datacenter Care».
In cosa consiste e quali sono i vantaggi offerti dalla piattaforma Datacenter Care?
Il servizio si prende cura del data center del cliente in modo esteso, non più con una logica a silos, a partire dal supporto di hardware, middleware e sistemi operativi fino ad arrivare agli applicativi di partner e altri vendor, offrendo un servizio personalizzato, che a conti fatti contiene tutto e solo quel che realmente serve al cliente. In termini operativi, Datacenter Care permette di ottenere un single point of contact per gestire un intero portfolio di soluzioni modulari, che possono cioè essere integrate seguendo l’evoluzione delle diverse aree di business, consentendo di indirizzare qualsiasi tipo di organizzazione, dalle grandi multinazionali alle PMI più strutturate. Merito anche di Datacenter Care Flexible Capacity, che offre all’utente una modalità di fruizione completamente nuova delle applicazioni, e di OSS, che oltre a svolgere attività di manutenzione può delegare task operativi.
In che modo un’azienda alla ricerca di nuovi modelli di business e maggiore efficienza operativa può sfruttare Flexible Capacity?
È un sistema innovativo che rappresenta un unicum del mercato. Coniuga i vantaggi dell’on demand del Cloud pubblico, i cui costi sono relativamente contenuti, con la solidità delle soluzioni on premise e del Cloud privato. In un’era di grandi cambiamenti tecnologici e per di più dominata dal tema dell’hyper convergence, diventa sempre più difficile ipotizzare budget per le necessità infrastrutturali dell’immediato futuro. Per questo Flexible Capacity prevede un meccanismo di fee applicate alle capacità effettivamente utilizzate: così i costi dell’IT sono flessibili e trasparenti, e possono essere trasferiti all’utente finale, senza intaccare il CAPEX e mettere a bilancio l’acquisto di queste risorse. Lo stesso Datacenter Care Flexible Capacity evolve costantemente, seguendo le metamorfosi del mercato. Tra le integrazioni più recenti c’è quella con il Cloud pubblico di Microsoft, Azure.
In quali situazioni la soluzione si dimostra più efficace?
È ideale ad esempio per tenere sotto controllo i picchi dei carichi di lavoro in ambienti eCommerce, ma anche nella gestione di attività legate al manufacturing e al service providing, rispetto a cui un arresto del servizio nel momento in cui aumenta la domanda può risultare fatale in termini di reputazione. Flexible Capacity consente poi di affrontare il dinamismo del mercato accompagnando le imprese non solo nelle fasi di crescita, ma anche nelle trasformazioni e negli adattamenti che possono richiedere un temporaneo ridimensionamento della struttura. Senza contare che le organizzazioni che puntano all’internazionalizzazione o che stanno affrontando processi di acquisizione possono disporre di tutta la flessibilità di cui hanno bisogno per integrare sistemi diversi in Paesi differenti, potendo contare sul sostegno di un’azienda globale come HPE.
In ambito OSS (servizi di supporto operativo) come viene declinato il tema dell’immediatezza e della semplicità sul piano dell’assistenza da remoto?
Oggi è fondamentale che le imprese abbiano la facoltà di dedicare risorse qualificate al core business e al cliente, delegando task operative per sviluppare economie di scala, flessibilità di costo, nuove efficienze, o anche per accedere a skill che non hanno in casa. OSS è un servizio di monitoraggio remoto delle attività giornaliere sulle aree server, storage, security e back up gestito da centri di competenza dislocati in tutto il mondo. In Italia il Remote Delivery Center è a Cernusco sul Naviglio (MI), e fornisce assistenza in lingua italiana 24 ore su 24. Come accennato, gli ambiti applicativi dell’OSS stanno gradualmente trasformandosi: da strumento orientato prevalentemente al saving, il servizio offre anche la possibilità di acquisire nuove competenze per l’accesso a piattaforme integrate con il nostro sistema, come SAP Hana. Un’azienda può quindi per esempio accedere alla soluzione di business intelligence in modalità pay per use e affidarne la gestione operativa a OSS, rendendo il “salto” verso le nuove soluzioni molto meno traumatico e liberando al tempo stesso risorse da dedicare allo sviluppo delle attività strategiche anziché alla manutenzione del sistema.
In che modo la soluzione HPE Datacenter Care può sostenere le imprese nella transizione verso l’hybrid Cloud?
Il modulo di Datacenter Care dedicato a Helion Open Stack permette di cominciare il viaggio a prescindere dalla fase di sviluppo e dalle dimensioni che contraddistinguono l’organizzazione, lasciando sempre la libertà di spostarsi eventualmente su altre architetture.
Qual è il ruolo dei partner nella costruzione di valore aggiunto per HPE e per i clienti finali attraverso Datacenter Care?
I partner sono sempre stati al centro della strategia di HPE. D’altra parte, garantendo la possibilità di veicolare l’intero portfolio, HPE li aiuta a superare il ruolo di semplici manutentori e a elevare il livello dell’offerta facendo leva sulla copertura territoriale, sulla conoscenza dei contesti, dei business. Ogni azienda è diversa, e grazie alla conoscenza di lungo corso dei clienti, i system integrator sanno capire in che momento della propria storia e della propria evoluzione si trova una determinata organizzazione. Ai partner storici si affiancano poi alcuni nuovi player, che si stanno proponendo come veri e propri service provider, dotati di infrastrutture e competenze peculiari che contribuiscono ad arricchire l’offerta per il cliente finale. In altre parole, siamo diventati tutti attori di un ecosistema in fieri, all’interno del quale chiunque ha la possibilità di progredire e fare la differenza.