Anche la Pubblica Amministrazione è a rischio “Great Resignation” e, per combatterla, c’è solo un modo: diffondere le competenze trasversali. L’allontanamento dal lavoro, che nel settore privato prende la forma di dimissioni e fuga dei talenti, nella PA diventa perdita di motivazione e stimoli di fronte alla percezione di immobilismo e scarso riconoscimento delle capacità individuali. Ma davvero la PA italiana non può cambiare? Secondo Gianni Dominici, Direttore Generale di FPA, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) potrebbe segnare, finalmente, il cambio di marcia.
Who's Who
Gianni Dominici
Direttore generale di FPA
Si tende spesso a sottolineare gli aspetti negativi della Pubblica Amministrazione. Non possiamo spezzare una lancia a favore della PA?
Sì, gli elementi positivi ci sono. Qualcosa si muove. Il PNRR, in particolare, ha messo la Pubblica Amministrazione al centro del progetto di rilancio e digitalizzazione dell’Italia e la PA, per una volta, può sentirsi il motore del cambiamento. Questo è un enorme fattore motivazionale e la motivazione del dipendente è la base per una PA produttiva, efficiente e innovativa, capace di portare servizi a cittadini e imprese e magari di fornire best practice replicabili. Una PA snella, agile, utile.
Il PNRR può innescare anche il cambiamento culturale che permette di superare la cosiddetta burocrazia difensiva?
Sicuramente sta gettando le basi per questo cambiamento. Quello che il PNRR sta facendo capire è che per lavorare nella PA non basta solo conoscere le norme e provvedere all’adempimento. La maggior parte dei dipendenti pubblici oggi è composta da laureati in Legge e questo dimostra qual è stato finora l’atteggiamento. Ora non è più sufficiente. Alla PA servono gli specialisti dei dati e della cybersicurezza, gli sviluppatori e i disegnatori di interfacce e tanti, tanti, project manager, perché la PA deve saper elaborare e gestire progetti complessi su digitale e green. Ma non sono le uniche competenze necessarie. Quelle trasversali sono altrettanto, se non più, preziose. Sono anche queste nuove competenze che aiutano a uscire dalla burocrazia difensiva, quel tipico atteggiamento che porta a preferire l’immobilismo, perché agire è troppo complicato o rischioso.
Troppe regole, a volte in contraddizione, iter lunghi e contorti…
Sì, certamente ci sono troppe regole e un eccesso di pressione sui dirigenti. Ma anche qui qualcosa si muove verso un alleggerimento che aiuta a fare, senza troppa paura di sbagliare. La PA ha bisogno di coraggio per cambiare.
Mettiamo il coraggio tra le competenze trasversali?
Sicuramente, in quanto soft skill. Ma, in generale, le competenze trasversali includono tutti quelle skill che attraversano discipline e funzioni diverse: la capacità di gestire progetti e team, di creare una relazione con clienti e partner, di gestire il tempo (il cosiddetto time management). Anche la capacità di collaborare, il co-design, la creatività, il parallel thinking, saper pensare fuori dagli schemi per trovare soluzioni ai problemi sono competenze trasversali, di cui abbiamo bisogno nel lavoro come nella vita. La formazione dei dipendenti pubblici, insieme alle nuove assunzioni, sono gli aspetti su cui maggiormente si sta puntando per rafforzare la PA e metterla nelle condizioni di lavorare all’attuazione del PNRR. Le nuove assunzioni sono importanti per introdurre una nuova mentalità, ma anche i dipendenti attuali pensano che l’offerta formativa per un dipendente pubblico “motivato” dovrebbe puntare sulle competenze trasversali. Nell’indagine di FPA indirizzata alla propria community di dipendenti pubblici (Panel PA “PA motore della ripresa: quali azioni per un’amministrazione competente, semplice, smart e digitale”, presentato a maggio 2021), il 62,5% dei rispondenti ha chiesto un investimento sulle soft skills, il 61,9% sulle competenze tecnologiche e il 57% sulle competenze organizzative. Questo dimostra come la pandemia ci abbia portato a riscoprire la centralità del fattore umano: solo la capacità di gestire lo stress, di instaurare relazioni di solidarietà con i colleghi e di adattarsi ai cambiamenti continui, adottando strategie lontane dalle abitudini, rende un team pronto ad affrontare le sfide della complessità. Per questo FPA sta proponendo un percorso formativo specifico sulle competenze trasversali: siamo convinti che si debba mettere in campo una formazione che parta dai reali fabbisogni delle amministrazioni e delle persone che in esse lavorano, a partire dai nuovi assunti.
Come si struttura questo corso? Non è solo per nuovi assunti?
È un percorso completo ideato da FPA Digital School in cui sono approfondite tutte le competenze trasversali necessarie per attivare il cambiamento organizzativo nelle PA e per favorire una maggiore consapevolezza verso sé e verso gli altri. Si chiama “Competenze trasversali per il cambiamento organizzativo” ed è disponibile online sulla piattaforma di FPA Digital School. Prevede anche un “On-boarding kit | Competenze trasversali per i nuovi assunti” come proposta formativa per chi è appena entrato a lavorare nell’organizzazione per favorirne l’inserimento e sfruttare al massimo la motivazione, potenziandone le competenze di autodeterminazione, di team working e di leadership. Ma è per tutti, perché tutti possiamo sempre trarre vantaggio da nuovi saperi. Il tema delle competenze sarà al centro di diversi appuntamenti al prossimo FORUM PA 2022 che si terrà all’Auditorium della tecnica a Roma (e online) dal 14 al 17 giugno. A tutti coloro che visiteranno lo stand di FPA Digital School durante la manifestazione sarà rilasciato un coupon di sconto del 20% per i corsi di formazione.
Le nuove assunzioni porteranno più meritocrazia nella PA? Si parla tanto di concorsi flop. Il lavoro pubblico non interessa?
La meritocrazia è un punto su cui migliorare e che serve anche ad attrarre talenti. La promozione solo per anzianità è un elemento altamente demotivante. La Great Resignation non è tanto un rischio di dimissioni nella PA, ma di lavorare senza stimolo, perché si ha l’idea che le proprie capacità non saranno comunque premiate. Steve Jobs diceva che il successo di un’organizzazione sta nell’aver fiducia nei propri talenti: bisogna lasciarli liberi di esprimersi, di inventare. Non possiamo assumere delle persone capaci e poi confinarle in compiti senza valore. La PA deve rendere il lavoro pubblico appetibile dando spazio alla creatività. Ma anche qui io vedo dei cambiamenti: il PNRR, dando centralità alla Pubblica Amministrazione come motore del cambiamento, sta creando un senso di partecipazione a una missione importante.
Ce la farà la PA a rinnovarsi e centrare gli obiettivi?
I prossimi 12-15 mesi saranno cruciali per avere la risposta. È una grande sfida non solo per la PA ma per tutto il Paese: senza i progetti, e i risultati, non avremo i fondi europei per la ripresa. Bisogna continuare a potenziare la formazione, fare nuovi concorsi e, ripeto, mostrare coraggio. La burocrazia difensiva ci ha fatto perdere troppe opportunità: dei 30 miliardi di euro di fondi strutturali europei abbiamo speso solo il 42%. Adesso, col PNRR, sul piatto ci sono 300 miliardi: vanno spesi e vanno spesi bene, con progetti di qualità. I dirigenti pubblici sono chiamati a una missione importante e la politica dovrà fare in modo di creare per loro un contesto che finalmente elimini gli annosi blocchi e permetta di passare all’azione.