L’integrazione dei criteri ESG (Environmental, Social and Governance) nelle strategie aziendali non rappresenta solo una reazione alle pressioni esterne. Si tratta anche di un’opportunità per ottenere vantaggi significativi, creare valore sostenibile a lungo termine e gestire in modo consapevole l’esposizione ai rischi che derivano da fattori ambientali, sociali e di governance. I parametri ESG costituiscono una determinante per le decisioni degli investitori, così come il rispetto delle normative, che vanno nella direzione di una maggiore trasparenza nella rendicontazione dell’impegno delle imprese nella sostenibilità. D’altro canto, sono i consumatori a mostrare un interesse crescente verso quelle aziende che dimostrano di rispettare ambiente e diritti umani.
Dimostrare di impegnarsi nella lotta al cambiamento climatico, nella promozione della diversità e dell’inclusione, e in una gestione aziendale ispirata a buone pratiche e a principi etici consente dunque di ottenere un vantaggio competitivo, che può tradursi in una maggiore fedeltà dei clienti e in un miglior posizionamento del marchio e nella maggiore capacità di attrarre e trattenere giovani talenti, oltre che in maggiori capitali.
«L’integrazione dei criteri ESG – osserva Giovanni Mazzucato, Project Leader di Axiante – rappresenta un impegno strategico a lungo termine, fondamentale per gli investimenti, i rapporti con i fornitori e l’intera catena del valore. La C-suite deve quindi armonizzare la strategia ESG con le decisioni finanziarie, per identificare prontamente i rischi reputazionali, operativi e finanziari e mitigarli».
Who's Who
Giovanni Mazzucato
Project Leader di Axiante
Obiettivi ESG
Nonostante la presenza di numerosi framework, come quello della Task Force sull’informativa finanziaria legata al clima (TCFD), della Global Reporting Initiative (GRI), dei Sustainability Accounting Standards Board (SASB), ci sono inquadramenti teorico-operativi generali, ma non esiste ancora uno standard unificato. «Ciò conferisce alle aziende – dichiara Mazzucato – una certa discrezionalità nel collegare la sostenibilità alla finanza aziendale, due ambiti che non sono ancora completamente integrati».
Inoltre, standard come la direttiva europea CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) obbligano le grandi aziende a pubblicare informazioni dettagliate sugli impatti ambientali e sociali delle loro attività, ma «spetta all’azienda definire internamente i propri obiettivi ESG, che potrebbero essere ad esempio: la riduzione del 30% delle emissioni di CO₂ entro il 2030 o l’aumento della presenza femminile nel consiglio di amministrazione fino al 40% – afferma Mazzucato – sulla base delle linee guida attraverso l’analisi del contesto, un confronto con gli stakeholder e la valutazione dei rischi e delle opportunità legati all’adozione o alla mancata adozione di determinati criteri ESG».
Una volta che gli obiettivi sono definiti dall’azienda, di norma all’interno di piano strategico, si dispiega il ruolo dei software ESG che aiutano a monitorare, gestire e rendicontare i progressi rispetto a tali obiettivi in modo conforme agli standard internazionali e alle normative, rendendo i dati accessibili e traducibili in rapporti strutturati secondo le linee guida.
«Ovviamente fissare obiettivi ESG inferiori alla media di settore può comportare penalizzazioni sia in termini di reputazione che di accesso ai capitali. Le aziende devono quindi essere consapevoli dei benchmark di settore e delle best practices in ambito ESG per evitare di restare indietro – aggiunge Mazzucato -. Per farlo, possono raccogliere dati da fonti affidabili come agenzie di rating ESG, report settoriali, normative e da software specializzati che consentono di monitorare nel tempo le performance rispetto a standard nazionali e internazionali».
L’impegno a raggiungere nel tempo obiettivi incrementali ESG coinvolge tutti i livelli aziendali e richiede un approccio coordinato per assicurare il rispetto delle normative, per mantenere la competitività e attrattività in un contesto legislativo sempre più stringente. «Infatti, sebbene possa sembrare un requisito riservato alle grandi imprese, gli obiettivi ESG si riverberano anche sui fornitori, rendendo già oggi l’intera catena di approvvigionamento permeabile a queste logiche. E la direzione è quella di una graduale ma significativa estensione dei criteri ESG a tutte le realtà».
Metriche e strumenti di reporting per misurare l’impatto ESG
Il mercato offre una vasta gamma di soluzioni software per supportare la gestione ESG; scegliere la più adatta dipende dal livello di automazione, dal settore e dal budget a disposizione. Tuttavia, possiamo suddividerli in tre categorie principali:
1. Soluzioni Entry Level: per le aziende che hanno un budget ridotto e una bassa pressione normativa o che stanno iniziando a integrare criteri ESG. Queste applicazioni – solitamente basate sui tool CPM (Corporate Performance Management) – offrono funzionalità limitate, spesso focalizzate su specifiche metriche come il monitoraggio delle emissioni o il consumo energetico e scontano un inserimento manuale dei dati e una scarsa possibilità di personalizzazione.
2. Soluzioni Mid Level: questi strumenti semi-automatizzati permettono una gestione più efficiente rispetto alle soluzioni di base. La capacità di personalizzare KPI e report rappresenta un valore aggiunto per le imprese, soprattutto medie, che vogliono adattare i propri obiettivi ESG alle esigenze specifiche dei vari stakeholder. Consentono inoltre l’integrazione con altri sistemi aziendali, come soluzioni di Bilancio Consolidato ed ERP. La conformità normativa è garantita grazie alla copertura di standard ESG riconosciuti a livello internazionale, facilitando il reporting.
3. Soluzioni High Level: per le multinazionali o le aziende con operazioni complesse, l’adozione di software completamente automatizzati rappresenta una scelta decisiva in quanto non solo monitorano le prestazioni ESG, ma forniscono analisi avanzate grazie all’uso di intelligenza artificiale e machine learning, individuando potenziali rischi e opportunità in tempo reale. Inoltre, la raccolta e l’elaborazione dei dati è automatizzata, come le funzioni di aggiornamento del repository normativo e si fondano su una profonda integrazione con i sistemi aziendali.
La scelta della soluzione, il trasferimento dei dati e il processo di integrazione possono sembrare complessi, ma non sono insormontabili, anche grazie al supporto di società come Axiante.
«Alla solida ‘Financial practice’ affianchiamo una significativa esperienza anche nell’area ESG maturata nella collaborazione con circa 30 clienti. Il tema ESG è complesso e soggetto a regolamentazioni in continua evoluzione. Axiante affianca le aziende affinché possano contare su un adeguato supporto tecnologico rispetto alle specificità di ogni singola realtà – conclude Mazzucato -. Indipendentemente dal livello di automazione scelto, investire nella tecnologia giusta per la gestione ESG non è per le aziende solo una questione di conformità, ma una scelta strategica per costruire un futuro più sostenibile e competitivo».