I risultati dei primi sei mesi di attività del 2015, terminati il 30 giugno, sono stati resi pubblici a fine luglio: il fatturato di Colt Group è in crescita del 2,6% rispetto alla prima metà del 2014; l’Ebitda, che misura il margine operativo lordo, risulta in espansione del 5,6%; mentre il ’free cash flow’ è stato migliorato. Dopo aver incassato questo recupero, ora Colt sente davvero di poter guardare con maggior positività e fiducia al proprio futuro. Per accelerare il miglioramento delle performance finanziarie, nei prossimi mesi, come già annunciato, la società focalizzerà la strategia sul core business, ossia servizi di rete, voce e data center, uscendo progressivamente dal business dei servizi IT, nell’arco dei prossimi due, tre anni.
Hugo Eales, dall’ottobre dell’anno scorso CFO di Colt Group, motiva con maggiori dettagli la scelta strategica: «Sono entrato in Colt una decina di mesi fa, e ho subito visto che una delle ragioni chiave per cui il mercato – analisti, azionisti – ci stava osservando, era che si chiedeva quando Colt sarebbe tornata ad avere un cash flow positivo, e quanto ritenessimo importante definire un chiaro focus. Abbiamo passato tempo a discutere la strategia di Colt, dove mettere i nostri soldi e dove no, e alla fine abbiamo deciso che l’investimento nel nostro business sul Cloud, con una concorrenza come quella di Amazon, andava abbandonato. Abbiamo disinvestito molto denaro, e deciso che potevamo chiudere tale attività, indirizzando quell’investimento nel nostro core business, che sono i servizi di rete».
Dunque, l’attuale linea di Colt fa tesoro di quanto recepito dal mercato, puntando sul rafforzamento del cash flow e concentrando energie e risorse sulle attività fondamentali, quelle appunto costituite dalla piattaforma integrata di servizi di rete,voce e data center. Un’offerta, sottolinea Eales, che si caratterizza per una propria unicità, sia a livello internazionale, sia in Italia, fondandosi sugli investimenti miliardari degli ultimi vent’anni, per finanziare attività di scavo, di posa di fibra e infrastrutture, e arrivare a realizzare una rete altamente affidabile e a bassa latenza.
Ora Colt intende espandere gli attuali data center, dotati di tecnologia allo stato dell’arte, che possiede in giro per il mondo, in Europa e Asia: «Vogliamo assicurarci di utilizzarli il più possibile, per fornire i migliori servizi ’end-to-end’ ai clienti. Ma ritengo che l’investimento nell’area della rete stia diventando cruciale, per cogliere opportunità anche in Italia». Alcune di esse risiedono ad esempio in settori come il ’capital market’, cioè il mondo finaziario, dove la bassa latenza della rete, nelle operazioni di trading, gioca spesso un ruolo critico. Qui Colt sta investendo in specifici progetti. Ma c’è anche il comparto dei media: si pensi alla crescente prepoderanza dei contenuti video ad alta definizione, e a come il mondo della televisione stia abbracciando nuovi modelli di fruizione, attraverso fornitori del calibro di Netflix.
Tra le varie domande, chiediamo se le nuove risorse rese disponibili dalla progressiva dismissione delle attività nell’area dei servizi IT potranno essere focalizzate su un settore core specifico. No, almeno per il momento. Finora così non è stato, fa capire Eales, spiegando che negli ultimi due anni vi è stata una tendenza a investire in tutte le LOB (line of business), dai servizi voce, a quelli di rete, a quelli di data center. «La mia opinione è che adesso occorra scegliere se investire nello spazio della rete in Italia, o comprare un nuovo data center in Italia. Io, come detto, tendo a pensare che il settore della rete rappresenti l’area chiave, in cui possiamo offrire il miglior servizio ai clienti».
Quanto al settore dei servizi IT, essi non saranno dismessi subito, ma il provider continuerà a onorare i contratti in essere con i clienti fino al termine (2017) continuando a fornire loro i servizi, che verranno sospesi solo dopo tale scadenza. Nel frattempo, comunque, Colt non opererà più per la creazione di nuovo business in questo ambito.
Clienti e reazioni contrastanti
Anche Mimmo Zappi, Amministratore Delegato di Colt Italia, esprime un giudizio complessivamente positivo sul recente andamento della società. «Vediamo prima di tutto di chiudere il 2015, ma direi che per noi è stato un buon anno. Il quadro è realmente incoraggiante, specialmente se confrontato con il 2014. Di recente ho incontrato molti clienti: alcuni si lamentano, ci chiedono cosa stiamo facendo; molti altri hanno realmente capito dove stiamo puntando. Il Cloud per noi non è molto profittevole e perdiamo molti soldi: ad alcuni clienti abbiamo anche spiegato che non stiamo andando completamente fuori dal mercato dei servizi IT. Siamo fuori dal settore Cloud, ma ad esempio continueremo a fornire servizi di sicurezza IT».
Ai feedback negativi, ricevuti da concorrenti, partner o clienti, che si domandano se Colt stia per andare in bancarotta, o stia tagliando i costi e ridimensionando il business, Zappi risponde: «Questo non è per nulla vero. Abbiamo una solida posizione finanziaria, non abbiamo debiti, possiamo contare su stakeholder molto forti, che hanno fiducia in Colt. Quello che stiamo facendo, anche in Italia, è rafforzare la nostra posizione nel mercato attraverso un focus più forte».
Un chiaro fattore differenziante, nell’offerta di Colt, continua a risiedere nell’alta qualità e affidabilità di una rete ridondata, ad elevata banda e capacità. «Su questo versante operiamo molto bene, perché possediamo la rete, conosciamo tutti i meccanismi del ciclo di delivery dei servizi, e gestiamo il network a livello end-to-end». Un elemento che, secondo Zappi, rende gli SLA (service level agreement) del provider particolarmente attraenti per i clienti, in confronto a quelli dei competitor, anche potendo contare su servizi di consulenza e personale di supporto che si prende la responsabilità di seguire da vicino le aziende nella risoluzione dei problemi, per consentir loro di fornire ai propri utenti finali la miglior ’customer experience’ possibile. «Questo per noi è un grande patrimonio» dice Zappi. Poi conclude con un’altra nota positiva: «Investiamo molto in Italia.
I nostri stakeholder sono disposti a investire, ora che il PIL sta crescendo, la disoccupazione sta per essere ridotta; la spesa delle aziende in Italia per l’ICT sta invertendo il trend, e andando verso la crescita. La spesa nel comparto Ethernet sta crescendo a doppia cifra, così come quella nel settore della voce su IP; anche il mondo della security sta espandendosi. E questi sono gli ambiti dove noi oggi siamo molto focalizzati». Insomma, Colt non sta uscendo dal mercato. Tutt’altro.