Cambia, evolve, si arricchisce di servizi, tecnologie e funzionalità, ma il Cloud computing resta il perno su cui le aziende puntano per diventare agili, garantire la continuità dei processi di business in remoto, sfruttare nuove tecnologie, cambiare la propria offerta per affrontare al meglio un mercato che diventerà ancora più competitivo perché premierà chi prima degli altri saprà adattarsi al nuovo contesto.
Gli ultimi dati disponibili fotografano un mercato in grande salute: citando l’Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano, il giro d’affari del comparto Public & Hybrid Cloud ha raggiunto nel 2023 i 3,72 miliardi di euro, ossia il 24% in più rispetto al 2022.
Che cosa si intende per Cloud ibrido
Un Cloud ibrido è un ambiente di elaborazione misto che combina risorse di Cloud pubblico, Cloud privato e Cloud on-premise. In parole semplici, è come avere un sistema informatico che utilizza una combinazione di risorse interne ed esterne per archiviare dati ed eseguire applicazioni.
Ecco alcuni esempi di come funziona un Cloud ibrido:
- Archiviazione dei dati: archiviare i dati sensibili nel cloud privato per motivi di sicurezza e conformità, mentre i dati meno sensibili possono essere archiviati nel Cloud pubblico per risparmiare sui costi.
- Esecuzione di applicazioni: eseguire applicazioni mission-critical nel Cloud privato per garantire prestazioni e affidabilità, mentre si può utilizzare il cloud pubblico per applicazioni meno critiche o per lo sviluppo e il test.
- Disaster recovery: in caso di recupero del disastro, si può utilizzare il Cloud pubblico per ripristinare rapidamente i dati e applicazioni.
Cloud ibrido, il motore della trasformazione
Il trend del momento, nonché parte integrante dell’agenda di ogni CIO, è senza dubbio il Cloud ibrido, meglio ancora se in variante multicloud. Se, infatti, il processo di migrazione dei workload aziendali su Cloud pubblico è un fenomeno cui si assiste da tempo.
A sostegno della sempre maggiore rilevanza del Cloud ibrido, e con uno sguardo rivolto verso il futuro, si può anche citare la ricerca di Mordor Intelligence, secondo cui il mercato delle soluzioni Hybrid Cloud si prevede raggiungerà i 352,28 miliardi di dollari entro il 2029, con un tasso crescita media annua composta (CAGR) del 22,12% nel periodo di previsione 2024-2029.
Insomma, il Cloud ibrido corre a tutta velocità e non ha nessuna intenzione di rallentare.
Cloud ibrido: controllo su costi e dati
I motivi che spingono le aziende verso l’adozione del Cloud ibrido sono peraltro gli stessi da quando questa modalità di erogazione delle risorse IT ha iniziato a diffondersi: con un modello ibrido, le aziende hanno più controllo sui costi e sui dati, avendo la libertà di scegliere l’ambiente maggiormente adatto ai singoli casi d’uso. Tutto ciò, mantenendo quella scalabilità, elasticità e accesso a tecnologie avanzate (AI, Big Data) che hanno reso celebre il Cloud pubblico dei vari Amazon, Microsoft, Google, IBM e Oracle.
Soprattutto in settori fortemente regolati, in cui compliance, Data Protection e il tema della sovranità dei dati sono fattori critici, la flessibilità di un modello che può essere plasmato a seconda delle esigenze del settore e dell’organizzazione lo rende certamente vincente. Non è un caso che, parlando di Hybrid Cloud, ci si riferisca come al meglio dei due mondi – on premise e nuvola.
Cloud ibrido e multicloud: le differenze
I termini Cloud ibrido e multicloud ibrido sono spesso usati in modo intercambiabile ma possiamo cogliere alcune sfumature che li differenziano:
Complessità
- Cloud ibrido: in generale, si riferisce a un’architettura più semplice che combina un Cloud pubblico e un Cloud privato.
- Multicloud ibrido: può implicare un’architettura più complessa che include più Cloud pubblici e/o privati di diversi fornitori.
Integrazione
- Cloud ibrido: l’integrazione tra il Cloud pubblico e quello privato è fondamentale per il corretto funzionamento del sistema.
- Multicloud ibrido: l’integrazione tra i diversi Cloud può essere più complessa e richiedere strumenti e tecnologie specifiche.
Focus
- Cloud ibrido: si concentra sull’unione di risorse di Cloud pubblico e privato per ottenere specifici vantaggi.
- Multicloud ibrido: può mettere l’accento sulla diversificazione dei fornitori di Cloud per aumentare la resilienza e la flessibilità.
Altri fattori da considerare
- Numero di Cloud utilizzati: un “multicloud ibrido” potrebbe implicare l’utilizzo di un numero maggiore di Cloud rispetto a un “Cloud ibrido” semplice.
- Tipologie di workload: la scelta del modello può dipendere dai tipi di workload che devono essere eseguiti.
- Obiettivi aziendali: le specificità degli obiettivi aziendali possono influenzare la scelta del modello più adatto.
Multicloud ibrido: il ruolo di PaaS e SaaS
Il multicloud ibrido è un modello di cloud computing che combina l’utilizzo di:
- Più Cloud pubblici: servizi IaaS (Infrastructure as a Service), PaaS (Platform as a Service) e SaaS (Software as a Service) da diversi fornitori, come Amazon Web Services (AWS), Microsoft Azure e Google Cloud Platform (GCP).
- Un Cloud privato: infrastruttura IT on-premise gestita direttamente dall’azienda.
In un ambiente multicloud ibrido, le aziende possono utilizzare PaaS di diversi fornitori per sfruttare le loro funzionalità specifiche. Ad esempio, un’azienda potrebbe utilizzare AWS Elastic Beanstalk per le applicazioni Java e Google App Engine per le applicazioni Go.
Le aziende possono utilizzare SaaS di diversi fornitori per soddisfare le loro esigenze specifiche. Ad esempio, un’azienda potrebbe utilizzare Salesforce per la gestione delle relazioni con i clienti (CRM) e Microsoft Office 365 per la posta elettronica e la produttività.
La gestione di più Cloud può essere complessa e richiede competenze specifiche così come è importante garantire la sicurezza dei dati e la conformità alle normative in tutti i Cloud utilizzati. Inoltre,
è importante evitare di legarsi a un unico fornitore di servizi per mantenere la flessibilità.
Multicloud in Italia, a che punto siamo
Secondo uno studio che ha monitorato la diffusione dell’uso del Cloud tra le imprese, il 51% del campione italiano sostiene di fare maggiormente affidamento sul multicloud, valore molto più elevato della media globale (15%). Le prime due posizioni della classifica sono occupate dal Brasile, con il 54%, e dal Regno Unito, con il 53%, rispettivamente.
La tendenza virtuosa italiana verso il multicloud viene rafforzata dal fatto che il 69% dei partecipanti prevede un ulteriore incremento dell’utilizzo della nuvola nei prossimi tre anni, rispetto al 64% della media globale. In Italia, in particolare, l’adozione del Cloud privato si attesta al 19% del totale, contro il 25% globale.
Ma quali sono le difficoltà più significative che le imprese devono affrontare nel migrare a questi ambienti? La più rilevante, che rappresenta l’87% delle risposte a livello globale, è la complessità legata alla gestione del multicloud, con la conseguente necessità di semplificare la gestione per le diverse infrastrutture. Altre preoccupazioni riguardano l’interoperabilità, la sicurezza, i costi e l’integrazione dei dati. L’84% degli intervistati italiani e l’83% degli intervistati mondiali ritiene che un modello multicloud ibrido sia l’ideale.
Hybrid multicloud: perché è il nuovo vincitore
Nel suo percorso evolutivo, il Cloud ibrido sta diventando sempre più hybrid multicloud, un modello che si sostanzia nel combinare risorse di Cloud privato con il Cloud pubblico di diversi vendor.
Nell’ottica del meglio dei due mondi, questo modello somma ai benefici dell’ibrido ulteriori vantaggi. Innanzitutto, la possibilità di combinare servizi di diversi vendor approfittando di applicazioni che, con l’andare del tempo, sono sempre più flessibili, e poi quella di evitare il vendor lock-in.
Considerando che l’intento dell’IT si traduce (in questo ambito) nella libertà di implementare, gestire e spostare dati e applicazioni tra diverse piattaforme pubbliche o private senza rischio di rimanere vincolati all’offerta di un solo fornitore, il modello multicloud ibrido rappresenta senz’altro il presente e il futuro dell’enterprise IT.
Il tutto, chiaramente, favorito da piattaforme di management centralizzate che permettano la gestione dei workload in modo agile e – per quanto possibile – semplificato.
Ma una certezza resta: il multicloud ibrido è qui per restare.