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CitBot, il chatbot che aiuta i cittadini italiani a difendere i propri diritti

Per colmare il vuoto informativo su temi quali testamento biologico e aborto, l’associazione Luca Coscioni, in collaborazione con Revevol, ha sviluppato un sistema intelligente in grado di rispondere automaticamente alle più comuni domande e dubbi delle persone, in modo anonimo e 24 ore su 24. Marco Cappato: “L’Italia diventi un modello per i sistemi di Intelligenza Artificiale Civica”

Pubblicato il 04 Dic 2019

Manuela Gianni

Direttrice, Digital4Executive

Citbot

Testamento biologico, aborto, disabilità, immigrazione, fecondazione assistita: sono questioni delicate che suscitano tanti i dubbi nei cittadini italiani. Purtroppo, ottenere chiarimenti non è facile. C’è un vuoto informativo da colmare, ed è per questo che è nato CitBot, il primo chatbot dedicato ai diritti civili, sviluppato da Revevol per conto dell’Associazione Luca Coscioni: si tratta di un sistema conversazionale potenziato dall’Intelligenza Artificiale in grado di rispondere in automatico alle più comuni domande dei cittadini, poste in forma scritta o, in futuro, attraverso il linguaggio (con Alexa o Siri, ad esempio). L’associazione ha identificato i principali quesiti che i cittadini rivolgono ai propri centralini e ha iniziato ad addestrare il sistema, che verrà man mano potenziato e diventerà sempre più preciso, imparando in autonomia.

Per accedere si può andare sul sito dedicato www.citbot.it, sul canale Telegram TeleCitBOT e sulle pagine tematiche del sito ufficiale dell’Associazione Luca Coscioni (www.associazionelucacoscioni.it).

“La conoscenza è un elemento di libertà, perché permette di scegliere distinguendo il vero e il falso – ha spiegato Filomena Gallo, segretario dell’Associazione Luca Coscioni -. In Italia non vengono effettuate campagne informative, pur previste dalle leggi, e le persone non sanno a chi rivolgersi. Pensiamo a una coppia che ha una malattia genetica o non riesce ad avere figli, o a un malato che vuole rifiutare una terapia, o a chi vuole sottoscrivere il testamento biologico e non sa come, o ancora a una giovane che ha bisogno della pillola del giorno dopo. La chat risponde 24h/24h chiarendo dubbi e garantendo privacy e anonimato”.

I chatbot sono sempre più utilizzati dalle aziende per gestire in automatico le relazioni con i clienti ed è a partire da questa esperienza che Revevol ha sviluppato il sistema.

“Con CitBot colmiamo un vuoto informativo molto profondo – ha detto Massimo Cappato, fondatore di Revevol -. La gestione della conoscenza è un problema in tutte le organizzazioni, che si trovano a rispondere sempre alle stesse domande. L’apprendimento del bot non richiederà ingegneri, programmatori o esperti di machine learning: chiunque sia esperto delle tematiche in ciascun ambito può partecipare alla crescita delle capacità di CitBot. Questo aspetto è fondamentale per il mondo del non-profit, che normalmente non può contare su un “business case” economico per il ritorno dell’investimento, ma è altrettanto importante nel mondo aziendale che è quello in cui opera normalmente Revevol. Assistiamo a una “democratizzazione dell’intelligenza artificiale” che permette ad aziende qualsiasi dimensione, PMI comprese, di ricorrere a queste tecnologie”.

L’ambizione di Marco Cappato, Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni e ideatore del progetto, oltre che fratello di Massimo, è quella di creare un modello di riferimento a livello europeo, estendibile ad ogni campo di esercizio delle libertà individuali.

“L’Europa e l’Italia hanno una grande opportunità da cogliere per creare sistemi di Intelligenza Artificiale Civica, promuovendo i dati aperti, l’accesso alle informazioni pubbliche e le esercitazioni dei diritti civili e di partecipazione democratica – ha aggiunto Marco Cappato – . Con CitBOT abbiamo l’ambizione di aprire un varco per iniziare questo percorso: l’Italia deve diventare modello per l’uso dell’AI per rafforzare il cittadino nei rapporti con lo stato e con gli altri cittadini. Ricordiamoci che l’analfabetismo funzionale è al 50% e questo significa che le persone non sono in grado di fare una ricerca su internet. L’Associazione è subissata di domande e con questo sistema, semplice e accessibile a tutti, vogliamo liberare le nostre risorse per poter aiutare chi ha difficoltà a far valere i diritti. Speriamo che sia un modello per le istituzioni”.

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