Le imprese sono chiamate oggi a rivedere i modelli operativi e strategici a favore di una maggiore flessibilità e velocità di azione nello sviluppo di soluzioni al servizio del proprio business. Lo scenario competitivo infatti è sempre più frenetico e incerto, non soltanto per i crescenti ritmi dettati dall’economia digitale ma anche per le conseguenze della pandemia da COVID-19 che ha cambiato consuetudini di consumatori ed aziende.
L’innovazione tecnologica, soprattutto in termini di modernizzazione applicativa infrastrutture cloud, e capacità di utilizzo intensivo dei dati, rappresenta la chiave di volta per offrire una risposta efficace alle esigenze di previsione e variazione del business.
La partnership tra Capgemini e Amazon Web Services offre percorsi ad hoc per supportare le aziende nella definizione ed applicazione della propria strategia di cloud adoption, offrendo percorsi personalizzati di migrazione verso il cloud in grado di sprigionare il potenziale delle applicazioni cloud-based, sfruttando appieno le più moderne tecnologie come l’Internet Of Things, la Big Data Analytics, la computer visione l’Artificial Intelligence. L’obiettivo è quello di accelerare il percorso delle aziende Leader in Italia nello sviluppo, attraverso le tecnologie di ultima frontiera, di un nuovo modello di Renewable Enterprise, flessibile e resiliente, capace di adattarsi al cambiamento. Una Renewable Enterprise che, guidata da Capgemini nella trasformazione attraverso il cloud, può valorizzarne le caratteristiche di flessibilità e renderne trasparenti le complessità infrastrutturali. La grande esperienza di Capgemini e la leadership di AWS permettono proprio di rendere i processi gestionali delle aziende più aperti e scalabili rispetto alle nuove sfide di un contesto sempre più volatile.
Capgemini con AWS, il valore aggiunto per le aziende
Nata nel 2008, l’alleanza è ben consolidata (Capgemini impiega 8.700 professionisti specializzati sulle tecnologie AWS, di cui 2.300 certificati) e si caratterizza da un’analoga capillarità geografica e vicinanza strategica.
«Collaboriamo in tutto il mondo – racconta Massimo Ippoliti, Vice President e Chief Technology & Innovation Officer di Capgemini, – su progetti che, concentrati sul business, sfruttano le tendenze IT di maggiore attualità, portando anche in Italia i modelli di successo definiti grazie all’esperienza globale. AWS rappresenta un grande esempio di “piattaforma”, mettendo a disposizione un’ampia gamma di asset tecnologici, velocemente utilizzabili, e oltre 175 servizi integrati: da qui possiamo partire per sviluppare applicazioni verticali di grande rilevanza per le aziende, soprattutto in direzione dell’hybrid cloud e portando a nuovi livelli di efficacia per i propri processi gestionali».
«Abbiamo trovato un partner che ci permette di esprimere al meglio la nostra tecnologia – aggiunge Antonio D’Ortenzio, Manager Solutions Architect di AWS -. Ci affascina il framework che Capgemini utilizza per affiancare il proprio mercato. Infatti, c’è una forte attenzione nel restituire al cliente i business outcomes, ma anche un accento sulla customer experience: due focus che condividiamo appieno».
«La personalizzazione dell’esperienza – si aggancia Ippoliti – rappresenta un obiettivo comune, che Capgemini persegue attraverso l’agenzia digitale full service Doing, ormai perfettamente integrata nel Gruppo. Con il proliferare dei touch point, soluzioni come Amazon Connect [il servizio che permette di attivare un contact center nel cloud in pochi minuti, ndr], consentono una maggiore efficacia nello sviluppo dei progetti, cambiando le regole del gioco». «D’altra parte», aggiunge Massimo Ippoliti, «i processi gestionali ed operativi sono il convitato di pietra alla trasformazione delle aziende italiane e proprio sulla trasformazione di questi bisogna accelerare, sfruttando le tecnologie Cloud, per rendere sostenibile la personalizzazione dell’esperienza dei clienti. In molti settori i nostri clienti vedono i propri processi gestionali baricentrati sull’eco-sistema SAP, e le nostre competenze sulla piattaforma AWS insieme con quelle sull’eco-sistema applicativo SAP, ci permettono proprio di trasformare quei processi gestionali ed operativi che non evolvendosi possono bloccare l’innovazione digitale».
Lo Smart Manufacturing è un altro settore di intersezione strategica tra Capgemini ed AWS: «Le piattaforme per l’Internet of Things e la gestione dei dati – afferma -, dove AWS può fornire un prezioso contributo, sono centrali per le nostre strategie di Intelligent Industry, che abbiamo rafforzato anche attraverso la recente acquisizione di Altran [multinazionale specializzata in Engineering e R&D services, ndr]».
La data platform tra gli obiettivi centrali della partnership
L’attenzione di Capgemini e AWS si concentra soprattutto sulla data platform, che rappresenta il building block fondamentale per qualsiasi applicazione di Artificial Intelligence, indipendentemente dal settore, da quello dei Financial Services a quello delle Telecomunicazioni.
A questo proposito, D’Ortenzio menziona, tra i casi d’eccellenza sviluppati con Capgemini, l’esempio di Baker Hughes. La multinazionale attiva nel campo dei servizi petroliferi ha ottimizzato la gestione di 300 macchinari industriali distribuiti su 7 impianti attraverso una piattaforma di asset monitoring e applicazioni di manutenzione predittiva.
Come evidenzia Ippoliti, gli esempi di eccellenza nell’Intelligent Industry vanno al di là della gestione centralizzata della data platform, che coinvolgono il tema dell’Edge Computing. La convivenza di centri di raccolta ed elaborazione distribuita dei dati sarà una caratteristica sempre più presente negli ecosistemi informativi del futuro e l’impegno di Capgemini insieme ad AWS si indirizza a risolvere le esigenze dei nuovi scenari.
«La data platform – prosegue Ippoliti -, che permette di sviluppare soluzioni sia per personalizzare l’esperienza sia per ottimizzare le Operations, diventerà sempre più rilevante. Il tema della gestione dei dati, infatti, guida i percorsi di avvicinamento al cloud: in alcuni settori, la localizzazione geografica dei dati e le relative modalità di scambio sono cruciali sia ai fini della compliance che delle performance tecnologiche. In certi casi, il dato deve stare molto vicino a chi l’utilizza e l’ecosistema di Regions costruito da AWS è di fondamentale supporto».
Come evidenzia D’Ortenzio, infatti, il provider dispone di una rete di infrastrutture globali composta da 24 Regions, tra cui quella inaugurata a Milano lo scorso 28 aprile, e 77 availability zone. La migrazione al cloud di AWS ha tutte le caratteristiche per minimizzare i problemi legati alla latenza; ulteriori punti di forza sono rappresentati dai Service Level Agreements che governano i livelli di disponibilità dei servizi principali.
Un’ulteriore assicurazione per i clienti AWS è fornita dallo Shared Responsibility Model, per cui il provider prende in carico tutte le attività di manutenzione infrastrutturale, dal sistema operativo host fino alle facility fisiche.
Evoluzioni del cloud in prospettiva: i trend futuri
Il discorso dei due manager si sposta verso le prospettive future, che vedono Capgemini e AWS impegnati soprattutto nei settori Financial Services, Telco, Aerospace & Defence, Manufacturing e Energy, anche grazie al contributo di Altran.
«Il cloud – dichiara Ippoliti – è un percorso per la trasformazione di molti business. La data platform è una componente strategica che serve per aumentare la capacità percettiva delle aziende verso il mondo esterno: l’arte sarà gestire le informazioni attraverso ecosistemi formati da nuvole pubbliche e private. Le applicazioni, diventate servizi di business, andranno adattate rapidamente per coprire processi e bisogni sempre più dinamici; evolveranno verso strutture atomiche, che dovranno essere ben coordinate. A questo proposito, possiamo avvalerci dei servizi Amazon ECS ed EKS rispettivamente per la containerizzazione e l’orchestrazione tramite Kubernates delle applicazioni».
Secondo le affermazioni di Ippoliti, anche se il cloud-first sarà la linea da seguire, l’hybrid cloud diventerà una tappa chiave in questo percorso.: il compito di Capgemini sarà supportare i progetti delle aziende portando a terra l’innovazione con l’offerta di soluzioni stabili e sicure, seguendo programmi di trasformazione ampi e complessi. «AWS – precisa il Vice President – sarà al nostro fianco, come uno dei pochissimi partner in grado di supportare iniziative di così grande portata”.
Il punto di vista e l’evoluzione di AWS ricalcano e completano la visione del partner. «Il cloud – argomenta D’Ortenzio – vede una transizione attraverso le soluzioni ibride, ma il vero potenziale viene sprigionato attraverso l’accesso ai servizi in cloud, che permette di sbloccare applicazioni altrimenti non possibili in modalità on-premise. AWS mette a disposizione delle aziende una gamma sempre più ampia di servizi flessibili e scalabili, in linea con le tendenze all’avanguardia. Ad esempio, gli ultimi annunci in termini di innovazione hanno riguardato il Quantum Computing, con il lancio di Amazon Braket, che fornisce un ambiente di sviluppo per esplorare, costruire e testare algoritmi quantistici. Altro focus è rappresentato dal 5G, sempre più importante per le Telco e al centro di un importante progetto sviluppato con Telefónica Germany / O2, il primo operatore di rete tedesco a virtualizzare il suo core 5G utilizzando l’infrastruttura AWS. Un’altra tendenza dominante è da ricercare nelle applicazioni di intelligenza artificiale e machine learning, che rappresentano già oggi un punto di attenzione per molti dei nostri clienti, decine di migliaia, che hanno adottato la soluzione Amazon SageMaker per creare, addestrare e distribuire modelli ML nel cloud».
La partnership sarà protagonista ancora di interessanti sviluppi: per il 2021 Capgemini prevede di raddoppiare il numero delle certificazioni relative alle soluzioni AWS, arrivando a 150. L’obiettivo, come dichiara Ippoliti, è «restituire ai clienti sia la solidità tecnologica sia l’agilità di business garantite dal cloud, permettendo all’IT aziendale di superare il freno all’innovazione imposto dal debito tecnologico e dai sistemi legacy ormai obsoleti, trasformandola in quella che ormai chiamiamo Inventive IT».