L’efficacia di una misura di prevenzione è praticamente impossibile da valutare fino al momento in cui si verifica un disastro. Per questo, quando si parla di business continuity è necessario prima di tutto trovare imprenditori abbastanza lungimiranti da capire quanto sia importante investire per qualcosa con l’impatto praticamente nullo sulla produttività. Almeno fino a quando l’imprevisto diventa realtà.
«Una sera di fine novembre, mentre ero con la mia famiglia, una telefonata mi avvisa di un incendio nella nostra sede di Sonico, in Valcamonica – ricorda Marco Zannier, uno dei figli della proprietà, oltre che responsabile sviluppo retail di Cotonella -. Non si trattava di un piccolo rogo, l’edificio bruciava da tutte le parti e provare a limitare i danni era l’unica possibilità». Superato lo sconcerto iniziale, la scorza dell’imprenditore ha subito preso il sopravvento. «La prima preoccupazione era spegnere l’incendio, ma il problema vero era pensare alla continuità – prosegue Zannier -. Alla fine, bisognava solo rimboccarsi le maniche. Così, appena possibile abbiamo iniziato a risistemare il tutto. Qualcuno è riuscito a entrare in sala server e mettere al sicuro almeno una parte dei backup. Siamo riusciti a far ripartire i server già la mattina dopo, buona parte dei dati c’erano ancora e prima di mezzogiorno eravamo già relativamente tranquilli di poter superare l’incidente».
Solo nel momento in cui vengono a mancare tutti insieme i supporti digitali ci si rende conto di quanto sia pericoloso per un’azienda non essere più in grado di garantire supporto a fornitori, clienti, apparato logistico, amministrazione e partner tutti insieme. Nei casi limite, sottovalutare la business continuity significa compromettere seriamente il futuro di un’attività. Essere lungimiranti, in Cotonella si è invece rivelato uno degli investimenti migliori. «Abbiamo sempre ritenuto importante la sicurezza dei dati – sottolinea Zannier -. La vedo come una polizza assicurativa contro la perdita di controllo della filiera produttiva, una delle evenienze peggiori per un’attività».
In quarant’anni di storia, l’azienda non ha mai esitato a inserire i nuovi strumenti nella propria organizzazione, sin dall’uso della posta elettronica quando ai più appariva ancora sconosciuta. Una capacità di guardare oltre, più forte anche delle difficoltà operative. Realizzare un progetto di business continuity in zone come la valle del bresciano non è facile, per la carenza di infrastrutture, a partire dalla banda larga.
«Circa quattro anni fa eravamo in scadenza con diverse licenze – spiega Andrea Mariotti, IT manager di Cotonella -. Il cloud era molto meno spinto di oggi. Non avevamo paura di perdere il controllo, ma di fronte alla carenza infrastrutturale, una soluzione ibrida era praticamente la scelta obbligata». Puntare al cloud senza esitazioni si sarebbe rivelato uno dei primi elementi importanti per far fronte a imprevisti gravosi. «Non è sufficiente ridondare i dati in azienda – osserva Mariotti -. Insieme al nostro partner di riferimento, abbiamo studiato un sistema di backup remoto e disaster recovery nella loro sede in aggiunta al nostro. Questa, si è rivelata la vera carta vincente nel momento del disastro». L’altro elemento è stato proprio la scelta del partner, non necessariamente legata solo a fattori economici. «Da diverso tempo collaboriamo con Project Informatica – riprende Mariotti -. Abbiamo iniziato con l’acquisto di strumenti e servizi, per arrivare nel 2013 a costruire la sala server, con grande attenzione alla sicurezza dei dati». Una crescita agevolata dall’assenza di uno degli ostacoli maggiori in un’azienda strutturata quando si parla di investire in sicurezza IT. «Ogni problema viene affrontato direttamente con la proprietà, il mio interlocutore è chi decide. Anche per questo, è stato facile spiegare il valore di principi come backup, business continuity e disaster recovery».
Un lavoro di squadra capace di garantire risultati di successo. «Con Cotonella abbiamo sviluppato la componente dei sistemi in varie fasi – interviene Enrico Bassi, pre-sales Manager Servizi e Soluzioni Cloud di Project Informatica -. Abbiamo imboccato già da tempo la strada dei servizi remoti, individuando in Veeam il partner strategico per tutta la parte di difesa dei dati. Si è rivelato fondamentale per garantire l’efficacia di un disaster recovery come questo». Dalla combinazione di esperienza, competenze e ascolto dei clienti, Project Informatica ha messo a punto Cloud Connect, di fatto la traduzione degli strumenti Veeam in servizi di qualità a livello di service provider locale. «Abbiamo la possibilità di connetterci con le loro infrastrutture e agire come repository remoto per i clienti – puntualizza Bassi -. Al tempo stesso, mettiamo a disposizione uffici fisici locali, dove il cliente può ripartire immediatamente in caso di incidenti». A fare la differenza però, e garantire il lieto fine di una storia potenzialmente drammatica, si è confermata la giusta combinazione di fattori come lungimiranza, disponibilità e affiatamento con i partner. «Project per noi ha fatto salti mortali – conclude Zannier -, garantendoci subito la priorità necessaria a salvare l’azienda».