Grande successo di pubblico per la seconda edizione di Blockchain Business Revolution, l’evento organizzato da Blockchain4Innovation ed EconomyUp per fare il punto sulle opportunità delle tecnologie Blockchain e sullo stato d’avanzamento delle sue applicazioni in Italia.
Who's Who
Andrea Rangone
Presidente di Digital360
«Da una parte ci sono fenomeni incredibili di accelerazione e decelerazione, con componenti dinamiche e speculative non da poco, rappresentate dagli hype legati a temi come Bitcoin o ICO, dall’altra siamo invece di fronte a un cambiamento paradigmatico, sistemico, infrastrutturale. Un cambiamento che tocca tutti i settori economici. Ed è questo il cambiamento che vogliamo analizzare», ha spiegato Andrea Rangone, CEO di Digital360, il gruppo a cui fanno capo le testate che hanno organizzato l’evento.
Portale (Osservatorio Blockchain): per capire bisogna studiare, anche i bitcoin
Valeria Portale, direttore dell’Osservatorio Blockchain del Politecnico di Milano, ha inquadrato le dimensioni del fenomeno e le sue dinamiche di evoluzione. «Possiamo definire la Blockchain come una “Internet of Value”, Internet dei Valori, cioè una rete digitale di nodi che si trasferiscono valore, attraverso un sistema di algoritmi e regole crittografiche che permette di raggiungere il consenso sulle modifiche di un registro distribuito che tiene traccia dei trasferimenti di valore tramite asset digitali univoci».
Bisogna capire a fondo le piattaforme Blockchain, ha sottolineato Portale, per scegliere quella più adatta al processo o industry che interessa, anche perché a oggi non esiste una sola piattaforma che garantisce l’Internet of Value. Ve ne sono tante affiancate in parallelo.
Ma da dove partire? «Non è possibile capire le logiche della Blockchain se non si capiscono gli elementi che connotano Bitcoin”, spiega ancora Portale. Inoltre i settori interessati vanno ben oltre il Finance. Pubblica amministrazione, Logistica, Utility e Agrifood si stanno muovendo in modo evidente. E se i numeri sono ancora relativamente piccoli, i tassi incrementali testimoniano un interesse sempre più vivo.
Applicazioni concrete: dall’agrifood di EY ai pagamenti di ENEL
La prima delle tavole rotonde di “Blockchain Business Revolution” ha approfondito alcuni casi concreti e proof of concept in corso.
Claudio Meucci, Partner e Market Leader Advisory Med di EY, ha introdotto un tema poi tornato in più riprese nel corso dei lavori: l’applicazione della Blockchain al settore Agrifood. Meucci parla di un caso specifico per la filiera del vino, anche se già altri esempi emergono per la filiera ittica e quella casearia. «È importante lavorare in una logica di ecosistema: tutta la filiera, dai produttori agricoli all’industria di trasformazione fino al retail sono coinvolti».
Di applicazioni della Blockchain al settore Agrifood parla anche Roberto Venturini, Funzionario PO della Regione Friuli Venezia Giulia. «C’è spazio per questo tipo di innovazione anche nella PA. Lo stimolo è nato dall’Unione Europea e per il Friuli Venezia Giulia si è tradotto in un progetto di tracciabilità per la filiera del vino che vede coinvolti il Ministero per le Politiche Agricole, Agea e Almaviva e che si sviluppa secondo quella che l’Unione Europea definisce la logica delle quattro eliche: ricerca, imprese, regioni, cittadini».
E di tracciabilità parla anche Walfredo della Gherardesca, CEO di Lorenzo Vinci: «L’Agrifood è notoriamente uno dei settori più avanzati per quanto riguarda blockchain, un mercato in cui anche l’Italia può davvero dire la sua». La società sta pensando ad applicazioni di tracciabilità, e per sostenere le proprie attività con una ICO.
Cambiando settore, in ENEL c’è un gruppo di lavoro dedicato alla Blockchain, segno dell’attenzione che le realtà più grandi stanno dedicando al tema. Tra le sperimentazioni in atto c’è quella di una cryptomoneta, un crittoeuro per la precisione, per la gestione dei pagamenti, racconta Giovanni Vattani, Responsabile Incassi e Sistemi di Pagamento di ENEL. «È una crittovaluta programmabile, semplificherebbe la gestione degli incassi e dei flussi, per esempio la riscossione del Canone RAI in bolletta e le complicazioni correlate alla sua gestione. Sogniamo di aprire un wallet digitale per gli utenti, per pagare le bollette attraverso crittovalute. La sperimentazione in atto punta alla semplificazione».
Normative e regolamentazioni, avanti in ordine sparso
Non poteva mancare, in un evento come Blockchain Business Revolution, uno spazio dedicato a norme e regolamentazioni. Fabrizio Leoni, Head of Product Innovation di InfoCert, ha parlato del tema delle identità digitali, in particolare dell’Identity for All. «Infocert sta lavorando a servizi per l’onboarding bancario basati su Blockchain per evitare la ripetitività delle attività necessarie per l’apertura di conti correnti o richieste di investimenti. Oggi, se apro 3 conti correnti vengono identificato 3 volte: questo è un problema di user experience e un costo per la banca».
Un punto di attenzione, sottolinea Massimiliano Nicotra, Avvocato, Esperto di diritto delle tecnologie, membro del Blockchain Education Network Italia, è che quando si parla di regolamentazione, è bene dividere il mondo finanziario da quello applicativo: sono pochi gli Stati che hanno già regolato gli scambi su Blockchain e gli smart contract. L’unico che abbia legiferato in materia è il Tennessee».
ICO, non è tutto oro…
Il tema più caldo della mattinata si è però rivelato quello delle ICO, le Initial Coin Offering, praticamente il crowdfunding basato su cripto valute: un meccanismo che molte startup stanno valutando per procurarsi finanziamenti.
«L’ICO non è una miniera d’oro. Dopo i picchi di fine 2017, l’83% delle ICO effettuate nell’ultimo trimestre sono al di sotto del valore», spiega Gianluca Guerra, Owner & CEO, Virgilius Wealth, mentre Stefano Tresca, membro fondatore di Level39, riconosce che occorre avere consapevolezza del rischio per chi investe. «Tutto sommato non sono le ICO il punto debole: quando investi in startup e ICO puoi perdere solo i soldi che hai. Chi investe male si prenderà schiaffoni e imparerà a investire meglio».
Alessandro Cadoni, CEO di Friendz, porta la propria storia, quella di una startup di digital marketing da 1,2 milioni di euro, che per finanziare la propria espansione in Europa preferisce la ICO al Venture Capital. Mentre Michele Ficara Manganelli, Fintech Entrepreneur, ICO Advisor & Expert, chiarisce un paio di punti non trascurabili: «Per fare una ICO seria si deve investire almeno un milione di euro tra consulenza legale, tecnologia e valutazione del mercato, con un piano comunicazione da almeno 500mila euro».
Un dialogo tra Blockchain e Industria 4.0
Originale infine la chiusura dell’evento, con un dialogo quasi “filosofico” tra la Blockchain, “impersonata” da Roberto Garavaglia, Strategic Advisor per i Digital Payment e autore del libro “Tutto su Blockchain”, e l’Industria meccanica, impersonata da Diego Andreis, Managing Director di Fluid-o-Tech e Vice Presidente di Federmeccanica.
Un dialogo dal quale è emerso chiaramente che pensare alla Blockchain in industrie tradizionali, come appunto la meccanica, impone un ripensamento dei modelli di business e dei modelli di interazione lungo la supply chain.
«Noi crediamo nella Blockchain come tecnologia, ma vorremmo più garanzie sulla maturità degli standard e sulla maturità tecnologica», ha sottolineato De Andreis.