Da diversi anni il cloud si è fatto uno strumento sempre più maturo e complesso, di fondamentale importanza per le aziende italiane, dimostrandosi un alleato per continuare a innovare in maniera proattiva. La nuvola è ormai pervasiva nelle grandi aziende, dove mediamente oltre la metà delle applicazioni (51%) risiede nel cloud. Nel 2023 il mercato italiano ha continuato a consolidarsi, con un tasso di crescita del 19% e un valore complessivo che ha raggiunto i 5,51 miliardi di euro (dati Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano).
L’offerta cloud di Aruba per piccole e grandi aziende
In tema di cloud abbiamo sentito il parere dell’operatore italiano di riferimento, Aruba Cloud. «Nell’ultimo anno e mezzo abbiamo intrapreso un percorso di trasformazione della piattaforma per essere più aderenti all’evoluzione sempre più rapida del mercato cloud», dichiara Massimo Bandinelli, marketing manager di Aruba Cloud.
Who's Who
Massimo Bandinelli
Marketing manager di Aruba Cloud
«Gli ultimi rilasci riguardano Aruba Cloud Server, una soluzione basata su server virtuali che ha molte funzionalità di interconnessione, gestione e scalabilità. Quindi un’offerta di servizi virtuali rivolta anche a chi deve costruire infrastrutture molto grandi e complesse. Inoltre, abbiamo rilasciato un’offerta basata su Kubernetes, uno dei principali standard in ambito cloud, che serve alle aziende che vogliono approcciare lo sviluppo», aggiunge Bandinelli.
«La nostra piattaforma cloud proprietaria si basa su tecnologia open source, con tutti i vantaggi correlati – precisa il manager -. I servizi sono gestibili dalla Cloud Management Platform, che offre strumenti semplici per gestire i vari aspetti della propria infrastruttura e servizi, come setup e monitoraggio in tempo reale. Abbiamo poi un’offerta private, perché, chiaramente, molte aziende preferiscono un cloud dedicato, che per loro diventa una piattaforma cloud non molto diversa da quella aziendale», spiega Bandinelli.
Interoperabilità e open source, quali sono i vantaggi?
Abbiamo parlato della scelta di Aruba Cloud di sposare l’approccio open source. Quali sono i vantaggi? «Alla base c’è l’idea che i nostri servizi cloud siano a supporto delle aziende e non debbano trasformarsi in un vincolo. Questa scelta ha moltissimi vantaggi, fornendo al cliente ampia libertà e flessibilità. Abbiamo scelto di adottare standard di mercato e open source che rendono libero il cliente grazie alla piattaforma meno vincolante, che è uno dei pain legati al cloud. In più consente configurazioni più complesse per la distribuzione delle applicazioni, anche in ottica multi-cloud», illustra Bandinelli.
Una soluzione interoperabile e open source riduce il rischio di vendor lock-in (una situazione di dipendenza che si verifica quando un’azienda è così vincolata a un provider da non poterlo più sostituire senza subire conseguenze, ndr). «In generale, quando si adotta una tecnologia, il livello di lock in non è mai zero, ma si può ridurre – spiega il manager -. Anche solo scegliendo di programmare in un determinato linguaggio, in un certo senso si crea un vincolo. Inoltre, utilizzare open source va anche nell’ottica della riduzione dei costi, perché non ha costi di licenza». L’open source è un vantaggio anche per operare con la PA? «Certamente, la PA ha una predilezione per l’open source, soprattutto per motivi di sicurezza, perché il codice è ispezionabile e in caso di bug non si è vincolati all’azienda per il rilascio della patch: la community è molto più reattiva in questi casi».
Sicurezza e sovranità dei dati: i data center in Italia sono una garanzia
Le infrastrutture di Aruba si trovano in Italia. Quale vantaggio comporta questo? «Il contesto di mercato e anche il più ampio scenario geopolitico e regolatorio hanno riportato alla ribalta il tema della sicurezza dei dati, che sono un bene prezioso», afferma Bandinelli. «Il quadro normativo a livello europeo va sempre di più nella direzione di tutelare la sovranità del dato, cioè il fatto che uno Stato oppure una persona sia proprietario dei propri dati, li possa gestire come crede e che siano protetti. Il fatto che un’azienda sia al 100% di proprietà italiana, con data center collocati in Italia, e che sottostia alle leggi italiane ed europee, con tutte le certificazioni in merito, fornisce al cliente tutte le garanzie in questo ambito. Il tema della sovranità per noi è naturale e ci distingue dagli altri player».
Un altro vantaggio di Aruba Cloud è quello di essere un interlocutore unico, «un unico soggetto che gestisce il data center, fa l’assistenza a vari livelli, gestisce le piattaforme, cosa che raramente succede con altri provider», spiega Bandinelli.
La campagna di comunicazione ‘Aruba cloud, il cloud in Italia’
«Abbiamo da poco rilasciato la campagna ‘Aruba Cloud, il cloud in Italia’, che si basa, tra gli altri elementi, sul fatto che Aruba è sul mercato dal 1996 ed è di fatto leader di mercato, e in molti ambiti è il più grande player di data center in Italia», illustra Bandinelli. «Siamo in un contesto di mercato in cui la digital transformation è fortissima, sulla spinta del PNNR, che si lega anche al PSN, della digitalizzazione della PA. Ci sono molti investimenti sul mercato italiano, che di fatto, anche per via della Brexit, sta vivendo un periodo molto roseo», aggiunge Bandinelli.
Gartner ha inserito Aruba negli ‘Specialty Cloud Provider’
Lo scorso anno Aruba Cloud è stata riconosciuta nella Market Guide di Gartner Research dedicata agli ‘Specialty Cloud Provider’. «Per noi è un onore, perché è un riconoscimento a tutta l’attività di comunicazione e di posizionamento che abbiamo fatto fino ad oggi. Ci viene riconosciuta l’attenzione alle PMI, uno dei temi che ci distingue fortemente. Il tema della vicinanza, della presenza locale per la piccola impresa, o la microimpresa, che ha bisogno di qualcuno con cui relazionarsi, che faccia consulenza perché deve superare lo skill gap che le costerebbe troppo colmare».
Da Gartner viene un riconoscimento ad Aruba anche per suo il ruolo nell’imprenditoria italiana. Precisa il manager: «La presenza in Italia è fondamentale. Solitamente gli Specialty Cloud Provider sono radicati sul territorio, a tutela proprio della sovranità, della localizzazione del dato di prossimità geografica».
E poi c’è il tema della sostenibilità, che non può mancare quando si parla di un operatore come Aruba. «I nostri data center sono progettati con un approccio Green-by-design rispettando standard di efficienza energetica molto elevati. A Ponte San Pietro, a Bergamo, ad esempio, il raffreddamento delle sale dati avviene sfruttando l’acqua di falda, e questo permette di ridurre gli sprechi energetici. Produciamo energia da fonti idroelettriche e fotovoltaiche che danno un contributo importante nel mantenersi in linea con gli obiettivi di sostenibilità». E quella di essere un provider ‘green’, per Aruba sembra essere davvero la classica ciliegina sulla torta.