Scenari

Un nuovo futuro per la finanza?

L’innovazione “disruptive” sta trasformando il settore bancario-finanziario. Le startup Lending Club e On Deck Capital, da poco sbarcate con successo alla Borsa di New York, testimoniano l’affermazione di un nuovo paradigma che esclude le banche e poggia sulle tecnologie digitali di ultima generazione. Ecco come funziona e come si declina nei diversi ambiti

Pubblicato il 13 Apr 2015

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Umberto Zanini, Dottore Commercialista e Revisore Legale

Con la quotazione al New York Stock Exchange delle società Lending Club e On Deck Capital, in molti si stanno chiedendo se anche per le banche e gli istituti finanziari è oramai giunto il momento di fare i conti con nuovi modelli “disruptive” che stanno impattando su molti settori dell’economia e sono in grado di introdurre cambiamenti tali da mettere a rischio i tradizionali modelli di business.

Costituita nel 2007 a San Francisco, Lending Club è un marketplace on-line di peer-to-peer lending che consente di erogare prestiti direttamente tra privati senza alcun intervento da parte di intermediari bancari o finanziari, e lucrando una percentuale sul prestito elargito. Il richiedente il prestito (borrower) dopo essersi iscritto alla piattaforma inoltra la richiesta, la quale, congiuntamente a una serie di informazioni e dati sulla solvibilità del richiedente, viene inoltrata ai potenziali finanziatori (lender). Se la richiesta viene accettata, dopo aver raccolto i soldi dai diversi finanziatori (al fine di ridurre il rischio il prestito è spalmato su una moltitudine di finanziatori), la piattaforma elargisce il prestito al richiedente, e inoltre provvederà ad incassare le rate del prestito per restituirle ai prestatori.

Dall’inizio dell’attività, Lending Club ha consentito la elargizione di prestiti per oltre 6 miliardi di dollari, ed a detta dell’azienda i richiedenti il prestito hanno un tasso di interesse ridotto del 30% rispetto ai tradizionali prestiti. Quotata l’11 Dicembre 2014 con una IPO che stabiliva un prezzo di 15 dollari ad azione e con una valutazione dell’azienda di ben 5,4 miliardi di dollari, a fine febbraio il valore delle azioni si è attestato sui 20 dollari.

Per completezza di informazioni, va rilevato che alcuni analisti hanno messo in dubbio la futura tenuta del modello del P2P lending, evidenziando che un aumento dei tassi di interesse potrebbe incrementare il rischio di insolvenza dei debitori, che una maggiore concorrenza nel settore potrebbe generare una riduzione dei margini, e che un aumento delle contestazioni da parte di clienti non soddisfatti potrebbe incidere sui costi.

On Deck Capital è una società con sede a New York che dal 2007 elargisce prestiti a professionisti, piccoli imprenditori e PMI unicamente tramite un’apposita piattaforma web, che grazie a particolari algoritmi e sofisticate tecnologie è in grado di verificare velocemente l’affidabilità del richiedente ed elargire il prestito entro il medesimo giorno della richiesta. Quotata il 17 dicembre 2014 con una IPO che stabiliva un prezzo di 20 dollari ad azione e con una valutazione dell’azienda di ben 1,32 miliardi di dollari, a fine febbraio il valore delle azioni si è attestato sui 19 dollari (dati riferiti al 5 marzo 2015).

Prendendo spunto da queste due IPO e considerando che ce ne sono altre in programma (come per esempio Prosper, diretta concorrente di Lending Club), per comprendere se e quali impatti ci potrebbero essere sul settore bancario e finanziario, è necessario introdurre il concetto di alternative finance e di innovative finance.

L’alternatIve fInance

Possiamo defi nire “alternative finance” quelle “soluzioni finanziarie basate su modelli alternativi ai tradizionali servizi offerti dal sistema bancario e finanziario e che consentono al finanziatore di poter interagire direttamente con il richiedente i fondi tramite appositi marketplace o piattaforme informatiche”.

Il settore dell’alternative finance è quindi caratterizzato da servizi finanziari basati su nuovi modelli chiaramente distinguibili dai tradizionali, e distinti dai seguenti 3 fattori:

  • disintermediazione, che consente al finanziatore che elargisce i fondi di interagire direttamente con il richiedente senza necessità che vi siano terzi soggetti (e.g. banche) che si interpongono tra i due;
  • efficienza, tramite l’impiego massiccio della tecnologia (Cloud, Big Data, Mobile, Social network) vengono ridotti al minimo i costi consentendo di offrire servizi low-cost accessibili in qualsiasi momento, da qualsiasi luogo e con qualsiasi dispositivo;
  • trasparenza, che permette al finanziatore che elargisce i fondi di sapere a chi andranno i soldi e come verranno spesi.

Sebbene il settore dell’alternative finance sia molto articolato nelle sue varie componenti, possiamo sintetizzare e distinguere almeno 5 tipologie diverse:

  1. il peer-to-peer lending (P2P lending), ove i richiedenti i fondi sono privati che necessitano di un prestito per acquistare l’auto, ristrutturare la casa, sostituire i mobili, etc;
  2. il peer-to-business lending (P2B lending), ove i richiedenti i fondi sono piccoli imprenditori, professionisti e PMI che necessitano del prestito per avviare una nuova attività, per ampliare l’attività esistente, per sostituire un vecchio macchinario, etc;
  3. l’invoice trading, ove piccoli imprenditori e professionisti possono pubblicare le proprie fatture per poi cederle a finanziatori anche non istituzionali, consentendo di ottenere una immediata liquidità;
  4. l’equity crowdfunding, ove i finanziatori investono denaro in una iniziativa imprenditoriale ricevendo in cambio una partecipazione azionaria o quota societaria dell’azienda;
  5. il reward-based crowdfunding, ove i finanziatori investono denaro in uno specifico progetto ricevendo in cambio un prodotto oppure un servizio.

È recente un interessante studio condotto dalla University of Cambridge e da NESTA (National Endowment for Science, Technology and the Arts) sulla diffusione dell’alternative finance in Gran Bretagna -Paese in cui è nata la prima piattaforma di P2P lending nel 2005 ed in cui i suddetti servizi, anche per merito di una normativa di favore, sono particolarmente diffusi- e da cui emerge che questo mercato è indubitabilmente in forte crescita, passando da 267 milioni £ del 2012 in termini di prestiti e finanziamenti elargiti, a 666 milioni di sterline del 2013 (+ 150%), e arrivando a una stima di 1,74 miliardi £ per il 2014 (+161%).

Aspetto rilevante è poi l’impiego dell’alternative finance da parte delle PMI britanniche, dato che lo stesso studio stima che nel corso del 2014 oltre 1 miliardo di sterline sia stato elargito a circa 7.000 PMI tramite l’ausilio del P2B lending (749 milioni di sterline) e dell’invoice trading (270 milioni di sterline). È utile altresì evidenziare anche il benefico impatto sociale che è in grado di produrre, sia in termini di incremento dell’occupazione, sia di crescita del fatturato e degli utili (e quindi delle entrate fiscali).

Il mercato della finanza alternativa in UK

Con riguardo invece ai restanti paesi dell’Unione Europea, da rilevare il crescente utilizzo dell’alternative finance in paesi come l’Estonia, la Svezia, l’Olanda, la Finlandia, la Francia e la Germania, mentre con riferimento all’Italia è chiara la forte arretratezza del nostro Paese che una recente ricerca condotte dalla Cambridge Judge Business School posiziona al 17° posto su 27 Paesi esaminati.

L’innovative finance

A caratterizzare l’innovative finance è l’impiego massiccio della tecnologia che consente di introdurre forti innovazioni nei servizi finanziari, senza però necessariamente impattare sul modello che caratterizza il servizio offerto.

Anche in questo caso, così come per l’alternative finance e come è già avvenuto in molti altri settori, la componente di innovazione tecnologica è essenzialmente riconducibile a 4 fattori:

  • il Cloud, che consente sia di ridurre i costi IT che di abbattere una delle principali barriere che da sempre hanno frenato l’ingresso di nuovi operatori;
  • il Big Data, che consentono tramite sofisticate tecnologie e particolari algoritmi di estrarre dalla mole di dati attualmente disponibili, informazioni che permettono di affinare il grado di solvibilità di un richiedente il prestito oppure di migliorare la personalizzazione dei servizi finanziari da proporre ai clienti;
  • il Mobile, che consente di offrire servizi del tipo A3 (anytime, anywhere, any device) e quindi accessibili in qualsiasi momento, da qualsiasi luogo e con qualsiasi dispositivo, consentendo di ridurre o eliminare i costi connessi alle filiali dislocate sul territorio;
  • i Social Network, che consentendo agli utenti di potersi scambiare messaggi, notizie, informazioni, esperienze, foto, permette di proporre servizi con un alto livello di personalizzazione, oppure di impiegare la mappa delle relazioni per affinare il grado di solvibilità delle persone.

Tutto ciò ha portato in pochi anni alla nascita di nuovi servizi in grado di impattare inesorabilmente sui tradizionali servizi bancari e finanziari, e che possiamo aggregare in almeno 5 aree: i prestiti, i pagamenti, l’advisory, il data analytics e la supply chain finance:

  1. con riferimento ai prestiti, l’innovazione forse di maggior rilievo è quella dei prestiti immediati o payday loan, che consente di richiedere tramite apposita piattaforma on-line la elargizione di piccoli prestiti, che se concessi vengono accreditati in pochissimi minuti e devono essere restituiti in breve tempo, come per esempio un prestito di 200 euro da restituire in 10 giorni;
  2. nell’ambito dei pagamenti, le più interessanti sono certamente le iniziative di mobile payment, come il mobile POS e il mobile wallet;
  3. con riguardo all’advisory, da evidenziare sono le suite di asset allocation e di financial advise di nuova concezione basate sui social network (alcune dei quali con milioni di utenti in centinaia di paesi) che consentono ai partecipanti di condividere oltre che le esperienze anche le strategie di investimento, consentendo di “copiare” le strategie dei migliori trader del network valutati in base ai risultati ottenuti in termini di rendimento del capitale investito;
  4. nell’ambito del data analytics, le iniziative più interessanti sono concentrate nello sviluppo di tecnologie ed algoritmi di credit scoring basati sui Big data e sui social network, ed in grado per esempio di costruire e monitorare le relazione tra gli individui e le loro evoluzioni, dato che è sempre valido il proverbio “dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”, presuppone che se hai collegamenti con persone che sono buoni pagatori molto probabilmente lo sei anche tu, se hai collegamenti con persone che sono buoni risparmiatori molto probabilmente lo sei anche tu, etc.
  5. supply chain finance, ove le innovazioni hanno l’unico obiettivo di migliorare le relazioni finanziarie tra fornitore ed acquirente, creando ambienti win-win convenienti ad entrambi.

Conclusioni

L’impiego massiccio della tecnologia nel settore bancario e finanziario sta frantumando le barriere che da sempre hanno protetto gli operatori del settore dall’ingresso di nuovi concorrenti, consentendo a nuovi attori di entrare in scena e rimettere in discussione le posizioni acquisite.

Mentre il Cloud abbatte i costi di avvio di nuove iniziative, e il mobile consente di offrire servizi del tipo A3, i Big Data sono una straordinaria fonte da cui attingere utili informazioni al fine di affinare il grado di solvibilità oltre che personalizzare i servizi offerti, ed i social network aprono la strada a nuovi scenari nell’interazione con gli utenti e con le loro relazioni.

Tutto questo sta producendo nuovi modelli di alternative finance e di innovative finance che oltre a sottrarre continuamente utenti alle banche, stanno mettendo in discussione la tenuta stessa dei modelli da sempre utilizzati, intaccando altresì le aree più interessanti da un punto di vista remunerativo, come per esempio l’advisory. È necessario quindi che il settore bancario prenda atto che nei prossimi anni sarà inevitabile un confronto sia con i modelli di alternative finance che di innovative finance, e anche se sarà in una prima fase forse meno impattante integrare alcune innovazioni in grado di efficientare gli attuali servizi senza intervenire a modificare gli attuali modelli, sarà più interessante osservare come impatteranno invece i servizi proposti dalle nuove iniziative di alternative finance.

È utile comunque rilevare come questo percorso sia in realtà già iniziato, ed è il caso per esempio di quelle banche che nell’ambito dei prestiti offerti ai propri clienti già impiegano la tecnologia e l’efficienza di Lending Club esternalizzando l’intera gestione amministrativa dei prestiti, oppure di quei gruppi bancari che hanno dato vita a nuove realtà pensate esclusivamente per gli “utenti digitali” ed in grado di intercettare i “millennials” (quelli nati dopo il 1980) oppure gli utenti tecnologicamente evoluti che desiderano avere un ruolo più attivo nel gestire i risparmi.

È necessario quindi che le banche e gli istituti finanziari inizino a comprendere quali potrebbero essere gli impatti derivanti dai nuovi modelli di alternative finance e di innovative finance, quale percorso potrebbero intraprendere per cogliere le opportunità che stanno arrivando da queste importanti innovazioni, quali servizi attualmente offerti potrebbero essere resi più efficienti.

Da non dimenticare poi l’ulteriore rischio che potrebbe arrivare dalle grandi internet company, come Google, Apple, Facebook, Linkedin, Twitter in grado di calare i suddetti modelli su milioni di utenti tecnologicamente evoluti.

LEGGI IL COMMENTO DI UMBERTO BERTELE’ ALL’ARTICOLO DI UMBERTO ZANINI

* Umberto Zanini è Dottore Commercialista e Revisore legale @umbertozanini

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