Umberto Bertelè, professore emerito al Politecnico di Milano, è autore di “Strategia”, edizioni Egea, disponibile in questi giorni nella seconda edizione, focalizzata sulla trasformazione digitale. A questo link è disponibile un e-book in pdf, realizzato in occasione dell’uscita del nuovo libro, che raccoglie le riflessioni pubblicate nell’arco di quasi 7 anni su Digital4Executive.
“The end of smartphones and TVs is coming”, la vita degli smartphone e degli apparecchi TV – veri e propri simboli di due ere diverse dell’information & communication technology – volge ormai al termine. È la dichiarazione profetica, in realtà molto più una speranza che una previsione, fatta di recente da Mark Zuckerberg: la speranza che la scommessa al centro del master plan decennale presentato lo scorso anno – quella di puntare sulla realtà virtuale e aumentata (Oculus VR l’acquisizione più famosa) – permetta anche a Facebook di crearsi un ecosistema indipendente, raggiungibile direttamente dagli easy-to-wear standard-looking glasses che sta cercando di mettere a punto, dopo il tentativo non riuscito di costruire un proprio sistema operativo per smartphone in grado di competere con quelli dominanti di Apple e Alphabet-Google (rispettivamente iOS e Android) e di evitare il passaggio attraverso le loro forche caudine.
Amazon – anch’essa facente parte (con Apple, Alphabet e Microsoft) delle top-5 imprese digitali che si collocano nei primi sei posti della classifica mondiale per capitalizzazione di Borsa e anch’essa frustrata dalla impossibilità di accesso diretto su mobile al consumatore finale – fa da tempo tentativi simili, pur battendo strade diverse. Forte del successo di Kindle, ha provato innanzitutto la strada dell’hardware con il lancio di Fire Phone: probabilmente il più grande flop della carriera di Jeff Bezos. Ci sta provando di nuovo, sembra con molte più speranze di affermazione, con l’assistente vocale Alexa, che fa ampio ricorso all’intelligenza artificiale: presente nelle case, in accoppiata con Echo (il box cilindrico utilizzabile anche per ascoltare musica da streaming), ove è in grado su richiesta vocale di attivare gli elettromestici e gli allarmi o di inviare direttamente ordini di acquisto di alimentari piuttosto che di detersivi; presente da poco nelle auto (Ford la prima ad adottarla), ove è in grado tra l’altro di avviare la riproduzione di una canzone, chiedere le previsioni del tempo o i risultati delle ultime partite, inserire promemoria.
Microsoft fece i suoi primi tentativi già all’epoca della nascita dei cellulari, quando era monopolista di fatto nei sistemi operativi (e non solo) per PC: sempre respinta però dalle imprese leader, come Nokia e Motorola, terrorizzate dalla prospettiva di trovarsi intermediate – nei rapporti con i clienti finali – da quella che era una delle imprese top del mondo e che poteva fare sinergia fra PC e cellulari. Ci provò di nuovo al profilarsi del successo travolgente degli smartphone, avviatosi con il lancio dell’iPhone nel 2007, acquisendo l’ex-leader mondiale Nokia in difficoltà: un’avventura sostanzialmente chiusa con un write-off totale, dal nuovo CEO, per l’impossibilità di scalfire il duopolio venutosi a creare.
Una guerra fra giganti, per conquistare l’accesso diretto al cliente finale e poter così creare alle proprie spalle un ecosistema, il più grande possibile, da cui “estrarre valore”. Una guerra che ricorda, per chi ama la storia, le tante sostenute dai Paesi non rivieraschi per assicurarsi uno “sbocco al mare”: per non dover attraversare territori altrui – spesso “pagando pegno” – per un accesso libero al mondo, con finalità talora meramente commerciali e talaltra politico-militari.