SPONSORED STORY

Applicazioni AI avanzate in azienda: come prepararsi a cogliere tutte le opportunità di business



Indirizzo copiato

L’adozione dell’IA in azienda richiede preparazione e pianificazione. Le aziende devono evitare errori del passato e prepararsi per sfruttare appieno le opportunità, con un focus su agilità e performance

Pubblicato il 27 set 2024



Applicazioni AI concept intelligenza artificiale

L’evoluzione delle applicazioni AI è estremamente rapida, in tutti i settori. La sensazione generale è che abbia superato ampiamente la portata dell’ondata tecnologica precedente, quella del Cloud. Il parallelo non è casuale perché, anche se in tempi più rapidi, si stanno già palesando alcune delle problematiche che hanno caratterizzato quella evoluzione. Senza entrare troppo nel dettaglio, possiamo ricondurle a una adoption spesso non sufficientemente ponderata. 

Francesco Addeo, manager di Horizon Digital, ci spiega come invertire questa tendenza, preparando le aziende per cogliere le numerose opportunità reali che le Applicazioni AI possono offrire.

Applicazioni AI: il problema dell’adoption

Anche il mondo IT ha le sue consuetudini. Quando si parla di buone pratiche legate ai progetti, per esempio, è piuttosto comune citare Gartner che suggerisce che più del 70% dei progetti ERP fallisce parzialmente o totalmente. Una statistica non più freschissima ma che ormai è entrata nel pensiero comune. Naturalmente, ne esistono di simili anche sull’AI. Si va da un disastroso 85% di fallimenti previsti di alcuni anni fa a un più modesto 51% di epoche più recenti. Perché citiamo questi esempi? 

«Perché ci spiegano come, anche nell’IT, sia piuttosto facile ricadere negli stessi errori – spiega Addeo – le ragioni per cui falliscono o falliranno i progetti legati alle applicazioni AI sono praticamente le stesse per cui fallivano i progetti ERP o è nata la Cloud Repatriation: un’adozione iniziale non sufficientemente attenta, ponderata o costruita sulle reali esigenze aziendali».  

L’evoluzione frenetica dell’IA non lascia spazio a errori

Se in altri campi era possibile quantomeno un certo livello di progettualità, il campo dell’Intelligenza Artificiale ha, anche in questo, margini di manovra strettissimi. Addeo ci spiega che «nel panorama IA ci sono cambiamenti settimana per settimana, per cui bisogna essere veramente attenti. Non si possono fare valutazioni su un orizzonte temporale di tre mesi, come si faceva per esempio nel campo del Cloud, perché è un tempo troppo lungo. Oggi noi come Horizon Digital suggeriamo principalmente alle aziende di predisporsi all’agilità, lavorando sul tempo di osservazione». 

Questa evoluzione, inoltre, è tipica delle fasi pionieristiche delle soluzioni tecnologiche: il mercato, insomma, al di là di qualche primo esempio, non sembra dare ancora quei segni di maturità necessari per pensare di inserirla a tutti gli effetti nei processi aziendali. Si pensi per esempio al caso, arrivato anche all’onore della cronaca, della popolare catena di fast food che ha interrotto la sua sperimentazione sul riconoscimento vocale degli ordini per i troppi errori commessi dal sistema.

Uno scenario scoraggiante? In realtà non del tutto, o comunque non più di quanto sia accaduto precedentemente in altri contesti tecnologici. È perfettamente normale, infatti, che una tecnologia giovane e innovativa sia caratterizzata da successi e fallimenti ugualmente eclatanti. Ma cosa possono fare le aziende per prepararsi al meglio a cogliere i vantaggi delle applicazioni AI? Su questo Horizon Digital e Addeo hanno le idee chiare.

Preparazione e pianificazione sono le chiavi principali

Horizon Digital, come spiega Addeo, ha scelto un approccio pragmatico: «Al momento stiamo seguendo diversi interlocutori e le applicazioni AI sono quasi quotidianamente sul tavolo. Se ne parla, si fanno prove tecniche di utilizzo e molta ricerca e sviluppo. Riscontriamo, però, che la maggior parte delle aziende, se indirizzata nel modo giusto, conviene che la maggior parte dei campi applicativi è ancora acerba. Il 2025 potrebbe essere l’anno della concretezza, con tutto quello che il mercato sta iniziando a proporre, per esempio Microsoft Copilot per quanto riguarda le applicazioni AI soprattutto nell’office automation».  

È fondamentale ascoltare il mercato, sia dal punto di vista della domanda sia dell’offerta, capirne le esigenze e le potenzialità, e infine progettare le soluzioni più adatte per le diverse casistiche – per esempio le risorse umane, il campo finanziario e la gestione documentale -, dove tipicamente l’uso di strumenti capaci di gestire molti dati di qualità diversa mostra i propri vantaggi più immediati.

«Un tema importante – aggiunge Addeo – è quello degli indicatori di performance. La semplice scelta dei KPI per misurare l’efficacia delle applicazioni AI apre a nuovi scenari. Cosa possiamo misurare? Oggi si valuta soprattutto sulla base del tempo risparmiato e della qualità di delivery, ma a breve potranno servire KPI più maturi». L’importante, secondo Horizon Digital, è tenere diritto il timone sugli obiettivi e i bisogni aziendali, non farsi guidare dall’IA e dai trend tecnologici, che rischiano di essere fuorvianti.  

Prepararsi a cogliere le opportunità offerte dalle applicazioni AI

Arrivare al 2025 con obiettivi chiari e la capacità di misurare l’efficacia delle nuove soluzioni è la strategia che oggi suggeriscono ai clienti. Usare, insomma, gli ultimi mesi del 2024 per costruire un ecosistema in grado di accogliere nel modo più efficace e oggettivo possibile le innovazioni che l’IA sta iniziando a portare nel mercato in modo concreto.

Una scelta di preparazione che, secondo Addeo, coinvolge anche i diversi provider, come Microsoft e Oracle, per esempio, anch’essi impegnati nella ricerca di un punto di contatto fra il potenziale considerevole delle applicazioni basate su AI e l’opportunità di inserirle in modo consistente nei processi aziendali.

«Continuiamo a pensare al 2025 come l’anno della svolta – conclude Addeo – per questo ci stiamo preparando al meglio e consigliamo alle aziende di fare altrettanto». 

Imparare dal passato, insomma, per non ripetere gli stessi errori strategici commessi con le tecnologie precedenti, ma favorire un’adozione cauta, ponderata, efficace, ma soprattutto pensata fin da subito per rispondere a bisogni concreti.

Articoli correlati

Articolo 1 di 4