Al grido di “Analytics everywhere” la decima edizione del SAS Forum di Milano anziché un evento dedicato alla tecnologia pura è stata piuttosto la celebrazione di tutto ciò che gli strumenti analitici avanzati permettono e permetteranno di fare all’uomo. Non solo in ambito business, ma anche nello svolgimento della routine di tutti i giorni. Nasce infatti dall’intersezione con l’Internet of Things la nuova era dei dati al servizio delle smart city e della smart home, con la possibilità inoltre di creare nuovi modelli organizzativi e relazioni personalizzate tra consumatori e brand, in una conversazione ininterrotta che si sta sempre più fondando proprio sulla capacità di ciascun soggetto di catturare e interpretare le informazioni generate da persone, oggetti e processi.
“Parliamo di un cambiamento che ha un enorme impatto su tutti gli aspetti della quotidianità”, ha confermato Marco Icardi, amministratore delegato di SAS Italia, aprendo i lavori. “In ambito business non è esagerato parlare di smart mind, ovvero di persone e team che mettendo a fattor comune queste informazioni cambiano i modelli organizzativi interni. Ma si osservano sempre più spesso anche casi di sviluppo condiviso di prodotti e servizi, da modellare e personalizzare secondo le esigenze specifiche dei clienti finali. Tutto questo a patto di incrementare la capacità di elaborare i dati nel momento stesso in cui vengono generati. Con la velocità enorme degli stream specialmente in settori strategici come quelli delle telco e degli istituti finanziari, la sfida oggi è intercettare e analizzare le informazioni mentre sono in viaggio. È ciò che consente di fare la nostra piattaforma”. Icardi ha infatti introdotto Viya, la nuova architettura open source di SAS destinata a includere tutti i servizi e le suite di advanced analytics del gruppo. “Si tratta di uno strumento applicabile a tutti i verticali dell’Internet of things, dalla domotica all’Industry 4.0, passando per l’agricoltura di precisione e le utilities. Senza contare tutte le loro intersezioni, visto che viviamo in un’economia in cui i confini tra i vari settori continuano sempre più ad affievolirsi”. Icardi ha anche presentato la nuova strategia di SAS per la formazione e per la diffusione della cultura degli advanced analytics nelle imprese clienti: programmi con video-lezioni e sessioni pratiche che hanno l’obiettivo di avvicinare i professionisti del business al mondo soprattutto dei visual analytics, da intendersi oramai come mappe essenziali per orientarsi nelle geografie di mercati in continua mutazione.
Vodafone, dati per potenziare la customer experience
Del resto, il fatto che quelle che una volta venivano definite piattaforme di statistica avanzata (SAS cominciò così, esattamente quarant’anni fa) non siano più appannaggio solo di data scientist ed esperti IT ha smesso da tempo di essere un messaggio di marketing. In Vodafone Italia, per esempio, il team guidato da Barbara Cominelli, direttore Commercial Operations and Digital, sfrutta a piene mani la potenza di calcolo degli advanced analytics all’interno dei progetti dedicati al potenziamento della customer experience. “L’obiettivo è creare esperienze contestualizzate ritagliate su micro-bisogni e micro-situazioni”, ha detto Cominelli condividendo col pubblico del SAS Forum parte di un lavoro che grazie a strategie predittive porterà Vodafone a raggiungere i propri clienti nel momento esatto in cui si manifesteranno determinate esigenze: il tutto all’insegna del real time marketing, dell’assistenza proattiva, e dell’integrazione di servizi nell’ottica di generare valore aggiunto sia per l’organizzazione che per il consumatore. La prospettiva va naturalmente oltre il mero aspetto della connettività fissa e mobile: con l’incremento dei servizi dedicati a smart home e a connected vehicle, Vodafone punta a interfacciarsi non solo con il cliente finale, ma anche con la schiera dei nuovi partner (dalle case automobilistiche alle assicurazioni), costruendo una rete che catapulterà il modello transazionale che contraddistingue oggi il business in un continuo scambio relazionale.
Il modello delle piante
Tra gli altri spunti proposti durante l’evento, suggestiva la visione di Stefano Mancuso, direttore del LINV, Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale, Università di Firenze, che parlando di IoT applicato a ecosistemi complessi come le smart city, ha proposto un paradigma alternativo, ispirato niente meno che al mondo vegetale. “Le piante infatti interagiscono tra loro e con l’ambiente circostante sfruttando attuatori che funzionano senza di fatto consumare energia”, ha detto Mancuso. “Oggi l’Internet of things si basa su sensori creati fondamentalmente sul modello animale. Ma se si comincia a considerare il regno vegetale come una rete di esseri cognitivi, ci si renderà conto che abbiamo a disposizione esempi di sistemi ancora più efficienti. Le piante sono reti di reti”, ha rilanciato il ricercatore, “e un bosco è in realtà una specie di superorganismo all’interno del quale ogni albero è connesso con gli altri, con cui scambia reciprocamente informazioni e nutrienti. Un modello che rappresenta una risposta perfetta al principale dilemma di chi studia qualunque tipo di network basato sulla sharing economy e sul sensing distribuito”.
Auto-organizzazione e inclusione: il modello delle nuove organizzazioni
Paolo Bruttini, socioanalista e consulente di sviluppo organizzativo, ha invece descritto il modo in cui sta cambiando la percezione delle leadership nelle aziende, sottolineando come gli strumenti analitici riescano a creare la consapevolezza di un controllo indotto non tanto dalla gerarchia, quanto dall’organizzazione stessa, intesa come gruppo di persone che perseguono lo stesso obiettivo, in chiave bottom-up. “Le ricerche dimostrano che le exponential organization come Uber, Blablacar e Airbnb sono caratterizzate da inclusione del pubblico nei processi di digitalizzazione del business e di open innovation e soprattutto da una logica di auto-organizzazione”, ha spiegato Bruttini. “Dare vita a una sorta di caos organizzato, attivando reazioni controllate capaci di sviluppare molta più energia di quanto facciano gli schemi fissi, può spingere il grado di innovazione di un’azienda a livelli impensabili”.
Al SAS Forum c’era anche Tamara Dull, director of emerging technologies della multinazionale, che ha approfondito il delicato tema del rapporto tra utenti e oggetti nell’era dell’IOT, analizzando rischi e opportunità rispetto a privacy e condivisione di dati sensibili, mentre Andrea Nelson Mauro e Alessio Cimarelli, fondatori dell’agenzia di stampa specializzata in data journalism DataNinja, hanno spiegato in che modo gli analytics contribuiscono alla creazione di nuove forme di story telling.
A parlare è stato chiamato persino uno psichiatra, Mauro Maldonato, professore di Psicopatologia generale all’Università della Basilicata, che ha affrontato il problema dell’adattamento psichico alla nuova realtà digitale che sta configurandosi ovunque. “Siamo nel pieno di una discontinuità epocale”, ha esordito Maldonato. “Il nostro cervello fa fatica a reagire al flusso di informazioni proposte, e per questo dobbiamo imparare di nuovo a reclutare le risorse che l’evoluzione ci ha messo a disposizione: ovvero le intuizioni euristiche e la capacità di adattarci ai contesti ambientali in situazioni di rischio”.
In breve, alla fine del SAS Forum 2016 più di qualcuno si è alzato con una domanda ben precisa e forse paradossale in testa: che la rivoluzione digitale ci stia portando a riscoprire tratti dimenticati