A cosa serve, in concreto, l’analisi dei dati? Quali nuovi scenari si aprono con la diffusione della cultura analitica? E che progressi sono stati fatti in questi anni? Il SAS Forum 2015, l’evento annuale che si è svolto di recente a Milano, ha chiamato a raccolta speaker provenienti dall’industria e dalla ricerca in vari ambiti, offrendo un quadro anche inatteso degli impatti che la Business Intelligence e gli Advanced Analytics stanno avendo nell’economia globale: dalla genetica alla sociologia, dal business alla scienza.
L’obiettivo dell’evento è stato proprio quello di «generare riflessioni e nuove idee in grado di favorire quel salto di pensiero verso la cultura e l’intelligenza analitica», come ha affermato Marco Icardi, VP Central East Europe di SAS, nell’ottica di una “trasmissione contagiosa del sapere”. La strada è ancora lunga, se si pensa che oggi viene elaborato solo il 5 per mille dei dati aziendali e che la mancanza di competenze frena la diffusione: per questo SAS è impegnata in prima linea nella formazione dei giovani e nella creazione di opportunità di impego. «Capire l’importanza dei dati oggi è vitale – ha ricordato Emanuela Sferco, Regional Marketing Director – per non rimanere indietro ed essere travolti dagli eventi, per aprire la via a un progresso profittevole e sostenibile».
Serve però anche molta concretezza nell’affrontare i progetti e nel focalizzare le risorse (sempre scarse), come ha ricordato Icardi: un sano pragmatismo che eviti che il salto non sia nel buio, ma crei valore e favorisca la business transformation che tutte le aziende devono affrontare.
Sequenziare il genoma
Le tecnologie digitali hanno permesso di fare passi da gigante, in questi anni, nel campo della genomica, dove le moli di dati da analizzare sono enormi. Oggi bastano due settimane per sequenziare un genoma, come ha spiegato Massimo Delledonne dell’Università degli Studi di Verona, e scoprire così ogni eventuale difetto del nostro DNA. Ciò significa prevenire le malattie e allungare la vita delle persone (si prevede oltre 100 anni per i bambini nati oggi), e avere molte più informazioni su stessi. Si tratta di un cambiamento radicale che ha già aperto un ampio dibattito: ma il dado è tratto e non si torna più indietro, ha ricordato il docente.
Conoscere il business e rovesciare equilibri
E’ lecito non conoscere, per un’azienda responsabile? «Penso di no – ha detto Giovanni Bossi, Ceo di Banca Ifis.- Non è possibile ignorare i dati, bisogna guardare in modo approfondito fuori e dentro l’organizzazione». Ma c’è un problema, come è emerso dal progetto che la banca ha realizzato, portando a tutti, tramite twitter, pillole di informazione sui progetti avviati: la resistenza al cambiamento, soprattutto in un ambiente molto strutturato come è quello della banca. «La cosa più difficile è stato sovvertire i poteri che l’informazione tempestiva genera. Il cambiamento è la vera sfida», ha sottolineato.
Analizzare la società
L’intervento di Dino Pedreschi, dell’Università di Pisa, si è focalizzato su aspetti sociologici, in particolare sulle opportunità che l’analisi dei dati apre nella comprensione dei comportamenti della popolazione mondiale per lo sviluppo sostenibile del globo e ha illustrato progetti già in corso per l’analisi sociale a partire dalle enormi quantità di dati già disponibili (www.sobigdata.eu). «Siamo Pollicini digitali, ci lasciamo dietro briciole di informazioni, tracce di noi stessi». Per questo, i Big Data vanno analizzati in un contesto etico: serve una nuova prospettiva per l’analisi dei dati personali», ha detto.
Comprendere i clienti, uno a uno
L’analisi dei comportamenti dei clienti è un altro ambito che offre grandi opportunità per tutte le aziende. La testimonianza è arrivata da Sky, che si è posta l’obiettivo di fornire informazioni sempre rilevanti. «Disegniamo il servizio per ogni singolo cliente, che si sente tradito se l’azienda non conosce informazioni che lui ha già fornito: non è pensabile chiamare per offrire un secondo collegamento TV a chi è single e vive in un monolocale! Oggi il marketing è one-to-one: siamo leader mondiali per quanto riguarda il tasso di abbandono, che è inferiore al 10%», ha detto Stefano Fiorentino. Per arrivare a questo obiettivo vengono analizzate molte tipologie di dati provenienti da fonti diverse e applicati modelli predittivi.
Nutrire il Pianeta in modo sostenibile
Di analisi dei dati sugli alimenti ha parlato Riccardo Sabatini, ricercatore oggi impegnato in Foodcast, un progetto di ricerca al quale lavora da due anni un team di scienziati di discipline diverse tra loro, che analizzano i mercati alimentari per aiutare a pianificare le politiche future del settore in un ottica di sostenibilità. «Il cibo è un problema globale di complessità inenarrabile – ha detto -. Il nostro obiettivo è costruire modelli predittivi e creare algoritmi che ne studiano l’impatto sul Pianeta». Un esempio di questa complessità? Una banana venduta a Milano può aver viaggiato anche 6 volte fra nazioni differenti prima di arrivare a destinazione.