Dobbiamo pensare positivo, che andrà bene. E mentre speriamo che l’emergenza si attenui presto, stiamo assistendo a un fenomeno inatteso: una rapida accelerazione di Smart working, smart learning, virtual meeting, e-commerce e connessioni virtuali. Ne abbiamo parlato con Luca Altieri, CMO di IBM Italia, portavoce di un pensiero condiviso da tutta la community digitale italiana: l’Italia ce la farà e ne uscirà più consapevole del ruolo propulsore delle tecnologie. Ne ha scritto su LinkedIn, in un post a sua firma, e lo ribadisce in questa intervista a Digital4. IBM è in prima linea nella ricerca del vaccino, grazie alla potenza del supercomputer Summit, come tante altre imprese hi-tech, che sono in scese in campo per mitigare l’emergenza, perché mai come oggi il digitale si sta mostrando indispensabile a tutti.
Who's Who
Luca Altieri
CMO IBM Italia, direttore IBM Studios
Altieri, sono giorni difficili, con limitazioni sempre più stringenti per gli spostamenti e i contatti tra le persone. Come ci sta aiutando la tecnologia?
L’emergenza Coronavirus ha messo in evidenza l’importanza di tutto ciò che è rete, virtuale e online, di fatto l’unico modo che abbiamo in questi giorni per poter continuare a lavorare, studiare e comunicare con amici e parenti. Assistiamo a una vera corsa a Smart working, smart learning, virtual meeting, e-commerce e connessioni. Per molte organizzazioni che finora sono rimaste ferme il digitale è improvvisamente diventato realtà, purtroppo in modo disomogeneo, perchè troppi in Italia sono sprovvisti anche delle più banali tecnologie. Ad esempio, c’è stato un boom di questi giorni nell’acquisto di notebook e collegamenti Internet per permettere il lavoro a distanza.
In un recente Pulse su Likedin ho paragonato il virus è il “Cigno nero dell’economia digitale”, la situazione teorizzata dal filosofo e matematico Nassim Nicholas Taleb che si riferisce a eventi inaspettati di grande portata, improbabili, ma con conseguenze che finiscono col giocare un ruolo cruciale sui mercati, a volte anche sul corso della storia.
Quali soluzioni digitali, in particolare, stanno avendo un boom inatteso?
In primis lo smart working, utilizzato dalle aziende per continuare le attività lavorative con le persone a casa. Ora occorre dimostrare senso di responsabilità restando a casa, quindi abilitare il lavoro a distanza è diventato essenziale. Poi l’e-learning: con scuole e università chiuse, si ricorre a video-lezioni e streaming, insegnanti e studenti chattano e si incontrano su piattaforme virtuali. Il Politecnico di Milano ha trasposto in modalità virtuale le classi del secondo semestre, la Bocconi e l’UniMi non sono da meno. Anche le strutture sanitarie sperimentano i consulti da remoto per alleggerire un sistema sotto pressione, e la psicoterapia è portata avanti a distanza, in videoconferenza, per non abbandonare il legame con i pazienti in questo momento di difficoltà. Abbiamo assistito a un’impennata del commercio elettronico e molti eventi fisici sono stati trasformati in conferenze virtuali. L’elenco potrebbe continuare.
Cosa sta facendo IBM in risposta all’emergenza?
Il supercomputer Summit di IBM sta avendo un ruolo chiave proprio in queste ore per supportare i ricercatori nel trovare il vaccino per il virus: con la sua potenza computazionale, pari a 200 petaflop (200 milioni di miliardi di calcoli al secondo) supporta la selezione dei composti che in laboratorio vengono messi a contatto con il virus per capirne la reazione, accelerando il processo. I primi risultati sono incoraggianti: con Summit, i ricercatori hanno già identificato 77 composti con il potenziale di compromettere la capacità del COVID-19 di attaccare e infettare le cellule ospiti.
In Italia, continua i progetto di didattica a distanza in collaborazione con Cisco, che vede impegnati ben 160 volontari, gli IBMVolunteers, nell’abilitare scuole elementari e superiori. Con questo progetto stiamo dimostrando che si può fare volontariato e portare avanti il business in modalità smart working.
Guardando al futuro, quale potrà essere il lascito positivo di questi giorni difficili?
Penso davvero che dobbiamo sforzarci per trasformare questa crisi in una preziosa occasione. Non voglio minimizzare l’impatto dell’emergenza sanitaria sulla nostra vita quotidiana e sulle economie, ma evidenziare che al tempo stesso ci offre un’opportunità di compiere quel tanto atteso salto nella digitalizzazione del Paese. Ricordiamoci che nel 2019 L’indice Desi (Digital economy and society index), ha collocato l’Italia al quintultimo posto. Dobbiamo e possiamo fare in modo che il colpo di acceleratore sulle attività digitali dato dal virus non sia limitato alla contingenza, ma si trasformi in un rinnovamento strutturale e culturale di lungo periodo, diventando “business as usual” per le aziende e la Pubblica Amministrazione. Solo così l’economia tornerà a crescere, e avremo una società molto più digitalizzata, che ha saputo rispondere adottando una nuova mentalità. Dobbiamo fare di necessità virtù e trarre il massimo o il rischio è che, terminata l’emergenza Coronavirus, si torni al punto di partenza, con una digital transformation poco pervasiva ed un Paese arretrato nel grado di maturità digitale.
Sono ottimista: credo nelle persone e nelle nostre risorse e sono certo che ne usciremo alla grande, rafforzati e con uno spirito “digitale” rinnovato. Occorre fare sistema: aziende, istituzioni, mondo accademico e singoli cittadini devono collaborare insieme e capitalizzare gli sforzi comuni.