L'OPINIONE

AI generativa in azienda: non chiediamoci “se” ma “come” e “quando”

L’Intelligenza Artificiale di ultima generazione non va considerata solo come un’opportunità per acquisire un vantaggio competitivo, quanto una questione di sopravvivenza. Lo sostiene Daniele Grandini, CIO di 4wardPRO, alla luce dell’esperienza maturata sul campo

Pubblicato il 10 Nov 2023

Immagine di Peshkova da Shutterstock

L’Artificial Intelligence in generale, e l’AI generativa in particolare, è uno strumento e la sua adozione non può essere fine a se stessa. Ma chi non inizia a inserirla nei suoi processi aziendali si troverà fuori dal mercato. A sostenerlo è Daniele Grandini, Chief Innovation Officer di 4wardPRO, società parte di Impresoft Group. Un’affermazione suffragata da diverse ricerche in merito, come quella condotta recentemente dal McKinsey Technology Council da cui si evince che non c’è solo l’AI generativa tra i trend tecnologici da considerare.

Esistono ben altre 14 tendenze che le aziende dovrebbero valutare nei loro percorsi di innovazione. Il vantaggio dell’Intelligenza Artificiale di ultima generazione, semmai, è quello di incarnare un hype che può diventare un’opportunità di trasformazione per le organizzazioni. «L’AI generativa di per sé ha un’utilità limitata, anche guardando al mercato consumer trainato da ChatGPT – spiega infatti Grandini -, a meno che non venga arricchita da casi d’uso, da plugin o da obiettivi precisi. Ecco che allora diventa qualcosa che consente di fare meglio il proprio mestiere».

Del resto, anche l’Intelligenza Artificiale di tipo “tradizionale”, come il deep learning e il machine learning, costituisce un potenziamento dei processi aziendali a cui l’AI generativa conferisce attualità. Proprio per capire meglio che cosa chiede oggi il mercato e per comunicare una value proposition che vada oltre l’hype, 4wardPRO ha inaugurato una serie di appuntamenti in forma di roadshow rivolti ai C-level per cominciare a sfatare dei miti e porre le basi di un uso proficuo, e realistico, dell’Intelligenza Artificiale.

I miti da sfatare sull’AI generativa

«In molti casi l’AI generativa viene vista ancora come magia nera o, quando va bene, come la causa principale della perdita di posti di lavoro, in un mix di sentimenti contrastanti in cui domina comunque la curiosità» dice Grandini alla luce dei tanti incontri che sta facendo sul tema. E quando si affronta l’argomento, sul versante del lavoro è vero che «ci sarà una polarizzazione tra eccellenze, e non soltanto di natura tecnologica, e lavoro manuale o a minore tasso di automazione».

Per comprenderlo, basti pensare che già adesso gli output che arrivano da qualsiasi tool di AI generativa implicano una capacità di giudizio squisitamente umana per discernere l’effettivo valore dei risultati, evitando ad esempio la trappola delle “allucinazioni”. È anche vero che questa polarizzazione apre le porte a qualsiasi settore di mercato, nessuno escluso. Perfino ambiti all’apparenza distanti come quelli dell’artigianato o delle libere professioni possono trarre vantaggio dall’utilizzo di questa tecnologia. Secondo uno studio elaborato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con Microsoft Italia, la produttività del Sistema-Italia potrebbe aumentare fino al 18% grazie all’adozione di Intelligenza Artificiale generativa. A patto che si riesca ad accelerare la digitalizzazione di oltre di 113 mila PMI del Paese. Altrimenti prevarrà il plagio o il fake sempre più sofisticato, le facce negative della medaglia.

AI generativa, una questione di sopravvivenza per le aziende

Il mondo delle imprese italiane identifica quella vasta platea di realtà che contribuiscono, con il loro ingegno e la loro capacità produttiva, a creare il Made in Italy. È a questo mondo che si rivolge Impresoft Group, ben consapevole che il cambiamento è cruciale per un tessuto imprenditoriale che sconta una enorme carenza di competenze. L’indagine Ambrosetti-Microsoft calcola che mancano all’appello 3,7 milioni di occupati con skill digitali di base e che servirebbero 137 mila iscritti in più ai corsi di laurea ICT per implementare soluzioni di AI generativa a favore delle aziende. E non per ottenere un vantaggio competitivo, come si è soliti ripetere.

«Con queste tecnologie il vantaggio competitivo è difficile da avere – sottolinea il CIO di 4wardPRO -, nel senso che ormai abbiamo davvero la democratizzazione dell’AI e chi non inizia a inserirla nei suoi processi aziendali si troverà fuori dal mercato o a occuparne una quota marginale». Un esempio di questa democratizzazione sono i costi riferiti agli algoritmi pre-trained che, fino a qualche anno fa, necessitavano di investimenti di decine di migliaia di euro, tanto da essere giustificati per business case il cui ritorno era quasi certo. «Oggi gli strumenti di AI sono disponibili e di facile utilizzo per tutti, quasi come un tempo era l’energia elettrica che, solamente all’inizio, poteva ritenersi un vantaggio competitivo. Per questo abbracciare e iniziare a capire come utilizzare in azienda l’Intelligenza Artificiale, non solo quella di tipo generativo, è una questione di sopravvivenza».

I 3 stream principali di 4wardPRO sull’Intelligenza Artificiale

4wardPRO insieme a Impresoft Group, nell’attività di “evangelizzazione” incentrata sull’AI, può far leva su una serie di soluzioni – CRM, ERP, MES – su cui si fonda il suo approccio delle 3 A: Automation, Analytics e Artificial Intelligence. Con riferimento a quest’ultima, lavora soprattutto su 3 filoni principali. «Il primo è quello della Robotic Process Automation potenziata dall’AI nei vari step, uno stream importantissimo che aiuta le aziende a digitalizzare e a portare avanti i propri processi in maniera sempre più efficace e competitiva. Il secondo è proprio dell’ottimizzazione dell’infrastruttura ICT, poiché l’Intelligenza Artificiale aiuta tantissimi processi IT».

Se pensiamo all’ambito della security, la scalabilità di un analista nel fare hunting, detection e root cause analysis con l’AI è pressoché infinita. Così come diventa esponenziale la capacità di una figura tecnica nel monitoring o nell’ottimizzazione delle risorse di un data center. «Il terzo filone è quello del training di modelli – conclude Grandini – con l’applicazione dell’Intelligenza Artificiale in settori che vanno dall’healthcare al manufacturing. Abbiamo ad esempio dei progetti di analisi predittiva nel controllo qualità e nella manutenzione che da programmata può diventare on demand. Siamo poi particolarmente attivi anche nel campo delle Scienze della Vita e Salute, con algoritmi predittivi per la ri-ospedalizzazione e con digital twin e knowledge mining su Clinical Data Repository.».

Una cosa è certa: come ha detto un CEO ai propri collaboratori a margine di una delle tappe del roadshow organizzato da 4wardPRO, «Il punto non è “se”, ma “come” e “quando”».

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