Interviste

VMware: «In Italia Cloud, PA e servizi in evidenza, cercasi partner nel networking. E con Dell collaboriamo già»

Alberto Bullani, regional manager per l’Italia, commenta l’andamento del business e i possibili impatti dell’operazione Dell-EMC. «La vendita di licenze ora dipende poco dall’hardware. In decollo anche l’End User Computing con AirWatch. Stiamo investendo soprattutto sulla network virtualization, con formazione e reclutamento di risorse interne e nel canale»

Pubblicato il 26 Ott 2015

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Alberto Bullani, Regional Manager di VMware Italia

La notizia della mega acquisizione di EMC – la capogruppo di VMware – da parte di Dell è arrivata praticamente in diretta al VMworld europeo 2015, anche quest’anno tenutosi a Barcellona. Abbiamo potuto così chiedere qualche commento “a caldo” ad Alberto Bullani, Regional Manager di VMware Italia, sulla situazione attuale di VMware e sui possibili impatti dell’operazione nel nostro Paese.

«In Italia abbiamo sempre collaborato con EMC scambiando informazioni sugli account, un rapporto di buon vicinato favorito anche dal fatto che a Milano le due sedi sono fisicamente nello stesso edificio. L’Italia sempre stata considerata una best practice di collaborazione tra EMC e VMware nel gruppo», spiega Bullani. «Anche con Dell (che in Italia ha una struttura guidata da Filippo Ligresti, ndr) collaboriamo da tempo e intensamente, facciamo anche diversi eventi congiunti. Per quel che vedo io in Italia c’è molta sinergia perché EMC è molto forte sulla fascia enterprise, mentre Dell lo è sulla parte PMI. Io le vedo molto complementari».

Il rafforzamento del legame con Dell rispetto a quello con gli altri hardware vendor secondo Bullani non produrrà importanti impatti a livello di fatturato: «Un tempo il business OEM, le licenze allegate alla vendita di server, era molto importante in Italia, ma ora è calato di molto, più che compensato da quello attraverso il canale e gli Enterprise Level Agreement, che in qualche modo hanno svincolato la vendita di licenze software da quella dell’hardware»

I prima linea con i servizi nei grandi progetti di banche e telco

Nel nostro Paese VMware conta ormai su un centinaio di persone, comprendendo anche AirWatch, lo specialista di Enterprise Mobility Management acquisito nel 2014: «Dallo scorso luglio una parte delle attività soprattutto enterprise di AirWatch sono state portate nelle rispettive country, e in Italia abbiamo assunto apposta due persone, un sales specialist e uno specialista tecnico: i principali analisti considerano AirWatch il leader del suo mercato, ha obiettivi di forte crescita per i prossimi anni ed è una soluzione che ha cicli di vendita molto brevi e risponde a un’esigenza molto forte in questo momento, quella della gestione della mobility aziendale».

AirWatch rientra in uno dei tre filoni di offerta principali di VMware, che è l’End User Computing: «Da qualche anno in Italia aspettavamo il decollo di quest’area, finalmente nel 2015 abbiamo visto partire diversi grandi progetti, del valore di qualche milione di euro ciascuno: difficile dire ora se sia una coincidenza o se sono maturati i tempi».

In generale, continua Bullani, in Italia VMware continua a crescere a tassi sostenuti: «Non posso parlare di dati ma il terzo trimestre in particolare, chiuso a settembre, è andato estremamente bene. Sono in forte espansione soprattutto i servizi, cosa che corrisponde a un piano preciso di VMware su quest’area, basato su investimenti e assunzioni. Non saremo mai una società di servizi, ma su progetti grandi e mission-critical, per esempio in una telco o una banca, dobbiamo essere in prima fila con i nostri servizi: quando parliamo di IT Transformation dobbiamo “metterci la faccia”, e la parte di servizi ci permette di dare garanzie dirette sul progetto e monitorarne l’andamento».

«Licenze vendute come servizi Cloud dai partner in crescita del 50%»

Buone risposte all’offerta VMware in Italia arrivano anche dai mercati Small Medium Business e Pubblico: «Registriamo tanti investimenti di ministeri ed enti pubblici, i contratti più grandi arrivano da quel mondo. Sono progetti che vanno oltre la classica virtualizzazione server, che ormai hanno fatto tutti: quelli più richiesti ora riguardano la gestione, cioè la parte vRealize (Cloud Management, ndr), che copre anche ambienti diversi da VMware, come Amazon Web Services o OpenStack, e la governance. E poi stanno aumentando i progetti di network virtualization, cioè la piattaforma NSX, che registra una crescita di quasi il 100% anno su anno».

Proprio quest’ultima area è quella in cui VMware sta investendo di più in termini di formazione, certificazione e reclutamento di risorse sia interne che nei partner: «Abbiamo due risorse, una commerciale e una tecnica, solo per i partner NSX. È un team che ha l’incarico di trasferire knowhow ai partner che abbiamo già, e di cercarne altri, perché il networking è un ambito relativamente nuovo per noi, fuori dal nostro classico ecosistema».

Quanto infine all’Unified Hybrid Cloud, che al VMworld è stato uno dei concetti più ricorrenti, «progetti di questo tipo cominciano a partire anche in Italia, abbiamo aziende che estendono il proprio data center privato quando gli occorre, prendendo risorse come servizi in modo dinamico: l’offerta vCloud Air (il cloud pubblico di VMware, ndr) in Italia non è ancora attiva, per cui i clienti italiani si rivolgono a service provider con cui abbiamo appositi accordi, tra cui Telecom Italia, Clouditalia, Aruba, Fastweb, Mclink, a cui vendiamo licenze che a loro volta vendono in modalità Cloud come servizi: questa è un’altra area ad alto tasso di crescita, oltre il 50% anno su anno».

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